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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

SE NE VA UN EROE DEL CINEMA ITALIANO, IL REGISTA DI AMORE TOSSICO, DI L’ODORE DELLA NOTTE, IL POETA DELL’OSTIA DEI DROGATI E DEI MALAVITOSI DE BORGATA DEGLI ANNI ‘90, CLAUDIO CALIGARI

«Frena i freni. Ce, c’è na farma!», «Little, tu me stoni». «’Ndo s’annamo a spertusà a venazza?». Se ne va un eroe del cinema italiano, il poeta dell’Ostia dei drogati e dei malavitosi de borgata degli anni ’90, Claudio Caligari, a 67 anni.
Tre film in più di trent’anni, mai sceso a compromessi con nessuno. Il regista di Amore tossico, di L’odore della notte. Aveva appena finito di girare con l’aiuto e l’amore di Valerio Mastandrea il suo ultimo film, Non essere cattivo con Luca Marinelli, che vedremo speriamo a Venezia.
La Venezia dove venne presentato nel 1989 il suo primo film, appunto Amore tossico, interpretato da veri drogati di Ostia, presentato da un padrino assurdo come Marco Ferreri che ci lesse la poesia degli ultimi e ci seppe vedere l’ironia nella situazione tragica. Ma per molti critici, allora, fu considerato un film di tardo pasolinismo (il complesso del padre ci ha distrutto…), di cattivo gusto.
Invece, negli anni, il film crebbe fino a ricevere uno status di culto incredibile, grazie ai suoi interpreti romani, Michela Mioni e Cesare Ferretti in testa, e a una serie di battute ormai storiche con uno slang da tossico romano (spada, schizzo, farma) che i critici del tempo non potevano capire. Da «ma come... dovemo svorta’ e te pij er gelato?» a «Vacce te che sei più presentabile, a me il limone nun me lo vendono, sanno che me ce drogo», da «se sbattemo per mette insieme quattro lire per fasse uno schizzo...» a «Oggi me sa che proprio col quasi se famo». Da «Me dai tre o quattro buste, quelle che hai, te le piazzo e te porto i soldi a tamburella!» alla nostalgica «Quanto era bona la robba na’ volta, mica come adesso».
Amore tossico era la cronaca fedele delle giornate dei tossici di Ostia, alla ricerca di una dose o del metadone per andare avanti. Un film maledetto.
Molti dei suoi interpreti non si ripresero mai e lo stesso Claudio Caligari ebbe problemi per riuscire a chiudere un film negli anni successivi. Troppo estremo, troppo duro. Ci vollero Marco Risi e Maurizio Tedesco per produrgli diciotto anni dopo L’odore della notte con un cast spettacolare, Valerio Matsandrea, Marco Giallini e Giorgio Tirabassi, che era più o meno la storia di una banda criminale nella Roma degli anni ’90, l’Arancia meccanica.
Rapine nelle ville dei ricchi. Vanno anche a casa di Little Tony, che interpreta clamorosamente se stesso, e subisce l’umiliazione di stonare davanti a Giallini che gli ha chiesto di cantargli Cuore matto. E Giallini conclude con il celebre «Little, tu me stoni». Un film che venne presentato alla “Settimana della Critica” di Venezia nel 1998 e apre il discorso sulla Roma criminale prima delle serie tv, dei Romanzi criminali vari, e riporta alla luce un personaggio scomodo come Claudio Caligari.
Anche questo diventa rapidamente un piccolo film di culto negli anni successivi. Ma non basterà, visto che ci vorranno altri diciotto anni per riuscire a chiudere un altro film. Malato, depresso, sarà solo grazie a Valerio Mastandrea e a un gruppo di produttori associati che Caligari riuscirà a girare il suo terzo e ultimo film, Non essere cattivo. Certo, il cinema italiano non è stato buono con Caligari.