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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 46

(Cianfrusaglie del passato. La vita di Wisława Szymborska)

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LE CIANFRUSAGLIE DELLA POETESSA SZYMBORSKA –
Poesia. «Ad alcuni piace la poesia» (prima frase annotata sui taccuini della Szymborska)
Poesiole. Da bambina il padre regalava a Wislawa 20 centesimi per ogni sua poesiola, a patto che non contenessero confidenze né lamenti.
Frammento. Adam Włodek, giovane comunista cui venne affidata la direzione del settimanale Walka e futuro sposo della Szymborska, riteneva i primi versi portati in redazione dalla Szymborska mediocri e non voleva pubblicarli. Uno dei redattori, Witold Zechenter, notò però qualcosa e insistette per pubblicare almeno una poesia. All’obiezione che erano «lunghe come la quaresima» ribatté proponendo di farne uscire almeno un frammento. La poesia fu intitolata Cerco la parola.
Onorario. Dopo la pubblicazione della poesia la Szymborska si presentò in redazione e disse: «Spero che l’onorario per quella vostra poesia lo pagherete comunque a me».
Anima. «Confidarsi in pubblico è come perdere l’anima. Qualcosa bisogna pur tenere per sé. Non si può disseminare tutto così» (Wisława Szymborska).
Libro. Il libro d’esordio della Szymborska, nel 1952, in pieno stalinismo. I titoli delle poesie: Così parlò il soldato sovietico ai bambini polacchi nei giorni della liberazione, Alla gioventù che costruisce Nowa Huta, Lenin, Il nostro operaio parla degli imperialisti, A una madre americana.
Manualetti. Durante una serata d’autore fu chiesto alla Szymborska come mai, anziché di alta letteratura, scrivesse di opere divulgative e manualetti vari. Rispose: «Le pubblicazioni di questo tipo non finiscono mai né bene né male, ed è soprattutto per questo che mi piacciono». Montègn La Szymborska, che interrogata sulla pronuncia corretta del nome Montaigne rispose: «Montègn, con l’accento sull’ultima sillaba e l’inchino su un ginocchio».Mortadella La traduzione di “mortadella” della Szymborska e di Mikołajewski, capitati a cena all’osteria Pieri Mortadele di Bologna: “trupiatko” o “trupienio” [in polacco trup vuol dire «cadavere»].
Silenzio. «Non sono fatta per le interviste e non ne rilascio. Ritengo che il poeta non sia chiamato a esprimersi sulla propria opera.
Il silenzio è d’obbligo. Ma se proprio devo dire qualcosa, allora vorrei rifarmi – toute proportion gardée, naturalmente – a Goethe. C’è un suo pensiero, nelle conversazioni con Eckermann, mi pare, che dice più o meno così: il poeta sa che cosa voleva scrivere, ma non sa che cosa ha scritto. Mi sembra un’osservazione intelligente e anche spiritosa» (Wisława Szymborska a Elzbieta Sawicka dopo l’uscita della raccolta Due punti nel 2005).
Notte. «Pubblico poco perché scrivo di notte, e di giorno ho la pessima abitudine di rileggere quello che ho scritto, constatando così come non tutto regga alla prova di una sola, misera rotazione del globo terrestre» (Wisława Szymborska).
Cellulare. Quando la Szymborska telefonò la prima volta al suo segretario Rusinek con il cellulare, rimase sbalordita nel sentirlo dire: «Buongiorno, signora Wisława». «Come fa a sapere che sono io?» chiese. «Lo vedo» rispose Rusinek, al che lei, spaventata: «Ohi ohi, ma sono svestita».
Corrispondenza. L’ordine con cui Rusinek presentava la corrispondenza alla Szymborska: 1. Congratulazioni; 2. Congratulazioni con proposte; 3. Proposte editoriali; 4. Varie; 5. Matti; e insieme discutevano a chi e che cosa rispondere.
Nobel. Nei primi tre anni dopo il Nobel la Szymborska non scrisse nemmeno una poesia. Quando finalmente diede a Rusinek Il ballo e Qualche parola sull’anima affinché le trascrivesse, lui era così eccitato che cominciò a leggerle in sua presenza.
Al che lei: «Signor Michał, non le legga in mia presenza. E quando le avrà lette, non mi dica comunque niente. Se le lodasse non ci crederei e se le criticasse mi dispiacerebbe».
Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 27/5/2015