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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

Rifiuti per Sette – I paparazzi Bruno Mouron e Pascal Rostain hanno fotografato i rifiuti di personaggi famosi (tra cui Brigitte Bardot, Marlon Brando, Madonna, Ronald Reagan, Mick Jagger) e ci hanno fatto una mostra

Rifiuti per Sette – I paparazzi Bruno Mouron e Pascal Rostain hanno fotografato i rifiuti di personaggi famosi (tra cui Brigitte Bardot, Marlon Brando, Madonna, Ronald Reagan, Mick Jagger) e ci hanno fatto una mostra. È visitabile a Milano da Artcurial. A.J. Webermann, giornalista, divenuto famoso in America per i suoi articoli su Esquire, scritti dopo aver frugato nella spazzatura di Bob Dylan, Neil Simon, Cassius Clay. L’agenzia Detroit Free Press, dopo questi pezzi, gliene commissionò altri sulla spazzatura dei notabili della città. Di qui la moda degli articoli sui rifiuti dei potenti: nel ’79 i servizi segreti bloccarono un’inchiesta del National Enquirer sui sacchetti dell’addetto stampa di Carter, nel 1980 lo stesso Webermann fu bloccato dall’Fbi mentre si portava via l’immondizia di Nixon. In Italia si producono 29.594.700 tonnellate di rifiuti urbani (dati del 2013). Nel 2007 erano 32.541.800 tonnellate. Il 36,9% finisce in discarica; il 18,2% va all’inceneritore; il 24,1% viene trattato per il recupero di materiale; il 14,6% diventa compost. L’1,3% è esportato, l’1,9% diventa fonte di energia. Secondo l’Ispra, nell’Unione europea a 28 Stati, ogni abitante produce in media 489 chili di rifiuti urbani l’anno (dati relativi al 2012). La media italiana, però, è di 505 chili. Male anche la Germania (611) e la Francia (534). La Spagna si ferma a 464. Il record spetta alla Danimarca: 668 chili. Il 34% dei rifiuti urbani gestiti nei 28 Stati membri è smaltito in discarica, il 24% è avviato a incenerimento, mentre il 27% e il 15% finiscono, rispettivamente, nel riciclaggio e nel compostaggio. La Germania manda in discarica meno dello 0,5% dei rifiuti. La Romania il 99%. La regione che produce più rifiuti (dati del 2013): Lombardia (4.594.678 tonnellate). Seguono Lazio (3.160.325) ed Emilia Romagna (2.780.295 tonnellate). La Campania è quarta con 2.545.445 tonnellate. Nella produzione procapite sono in testa i residenti di Emilia Romagna (625 chili l’anno), Toscana (596), Valle d’Aosta (565). In Campania ogni abitante produce 434 chili di rifiuti urbani l’anno. Al nord d’Italia finiscono nella raccolta differenziata 266 chili di spazzatura procapite l’anno (il 54% del totale), al centro 199 chili (36,3%), al sud 129 (28,9%). Il termoutilizzatore di Brescia: in funzione dal 1998 è in grado di bruciare circa 750mila tonnellate l’anno di rifiuti e biomasse, da cui è possibile ricavare annualmente quasi 600 milioni di chilowattora di elettricità (pari al fabbisogno annuo di 200mila famiglie) e oltre 800 milioni di chilowattora di calore (pari al fabbisogno per teleriscaldamento di oltre 60mila appartamenti), con un risparmio superiore a 150mila tonnellate equivalenti di petrolio, evitando l’emissione in atmosfera di più di 400mila tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti al risultato ottenibile con la riforestazione di oltre 15mila ettari di superficie. A Kamikatsu, paese giapponese di poco più di 2mila abitanti, non c’è neanche un cassonetto per le strade, né camion che ritirano la spazzatura. I residenti sono infatti obbligati a dividere i rifiuti in 34 diverse categorie e a consegnarli in apposti centri di recupero. Ogni cittadino fa il compostaggio. Per i residui non organici è previsto il trasporto a un negozio locale, dopo averli ben lavati, tolte le etichette e suddivisi. In cambio dell’onere che viene loro chiesto, gli abitanti di Kamikatsu ricevono dei biglietti della lotteria. Alcune categorie di rifiuti in Giappone: bottiglie di vetro riciclabile, bottiglie di vetro rotte, scatolette di latta, oggetti metallici, carta, vestiti, rifiuti organici. È obbligatorio gettare ogni rifiuto nel suo contenitore. La discarica più antica mai trovata si trova a Cnosso, nell’isola di Creta e risale al 3000 a.C. I cretesi scavarono un grande pozzo, col tempo lo riempirono di immondizia e lo richiusero con la terra. In pochi anni i cretesi scavarono più di 300 pozzi discariche. L’immondizia è citata anche nei Vangeli: la discarica fuori della porta di Gerusalemme - la Gehenna – è presentata come la metafora del luogo di perdizione eterna dei reprobi. Gli ateniesi raccoglievano i rifiuti in un capiente vaso che chiamavano amis. Tutte le mattine lo svuotavano in un’apposita canaletta scavata in mezzo alla strada. Il primo servizio di nettezza urbana della storia nacque con le leggi di Pericle ad Atene. C’erano dieci alti funzionari (astinomi) che controllavano l’igiene pubblica, gli hodopoioi organizzavano il servizio organizzando squadre di schiavi (koprologi) che raccoglievano i rifiuti e li portavano fuori città. L’antica città di Roma era infestata dall’immondizia. I cittadini erano soliti gettare i rifiuti dalle finestre di casa e la legge non lo impediva: erano, però, previste multe di 50 aurei nel caso in cui un passante restasse ucciso dalla spazzatura scaraventata dall’alto. I proprietari delle abitazioni lungo le vie principali, invece, trascorrevano molto tempo a pulire ingressi, soglie e pianerottoli sporcati da feci e urina dei passanti. Davanti alle case non era raro leggere cartelli messi apposta per scoraggiare tali atti. Giulio Cesare nel 45 a.C. con la Lex Iulia Municipalis istituì una sorta di servizio della nettezza urbana. A pulire le strade erano gli scoparii, schiavi addetti a raccogliere l’immondizia di notte e a portarla fuori dalle mura cittadine. I puticuli, fosse dove, insieme ai rifiuti, erano gettate carcasse umane (di gladiatori, martiri cristiani, oppositori politici) e animali. L’archeologo Rodolfo Lanciani ai primi del 1900 intorno alle mura di Roma ne contò 75, poi, inorridito, smise di scavare. Nel Medioevo ci si liberava dell’immondizia scavando un buco in cortile, sotto la finestra della cucina, o addirittura dentro casa. Questo buco dei rifiuti si chiamava “butto”. I maiali nel Medioevo potevano girare per le strade perché si nutrivano dei rifiuti e ripulivano un po’ la città. Nel 1500 a Milano i navazzari (così chiamati dal loro carro, la navazza) pulivano le strade, trasportavano i rifiuti fuori dalla città, spargevano il letame sui campi. Il primo servizio di nettezza urbana in Francia fu organizzato a Parigi da Luigi XIV. Con un editto del 1666 pianificò orari e itinerari di raccolta, oltre alle multe per i trasgressori. Il servizio si svolgeva utilizzando i tombereux, piccoli carri a due ruote trainati da carrettieri, cui seguivano gli spazzini. Ogni carro compiva cinque viaggi al giorno nelle strade più prestigiose. Alla fine del XVIII secolo raccoglievano 270.000 metri cubi di rifiuti l’anno e la portavano nei sei centri di raccolta e smaltimento, chiamati voiries (distinti tra discariche di «fango e immondizie» e «escrementi e carogne»). Poi fu creata la discarica principale di Montfaucon. Le strade di Londra descritte da Jonathan Swift: «Rifiuti dai banchi dei macellai, sterco, budella e sangue, cuccioli affogati, bimbi mingherlini in mezzo a pesci puzzolenti, tutti inzuppati nel fango, gatti morti e cime di rapa ruzzolano giù per la corrente». L’ufficio dell’immundidiarium a Roma, tra il 1600 e il 1700, riscuoteva le imposte dei cittadini che scaricavano i rifiuti nel Tevere. Il servizio di pulizia (chiamata «spurgo di Roma») era eseguita da una squadra di 24 scopatori che lavoravano 338 giorni l’anno. La pulizia, tuttavia, era regolare solo nei rioni più importanti e soprattutto quando usciva il Papa. Nel Seicento a Londra i mucchi di rifiuti solidi erano raccolti dai rackers, carrettieri pagati con contributi privati. Poi c’erano i nightmen, addetti allo svuotamento delle latrine e dei pozzi neri di notte. Gli scavengers organizzavano il servizio di raccolta e smaltimento, precepivano contributi in denaro, li distribuivano ai collaboratori e gestivano le discariche. Gli scavengers controllavano tutti i rifiuti delle discariche, per recuperare il materiale riutilizzabile. Per riciclare tutto il possibile, c’era chi si infilava nei tombini (toshers), chi batteva le sponde del Tamigi (mudlarks), chi raccoglieva la cenere per farne mattoni e concimi (dustmen). Nel 1883 il prefetto parigino Eugène Poubelle con un decreto obbligò tutti i proprietari delle case a fornire ai loro inquilini un contenitore di ferro o legno con coperchio per la raccolta dei rifiuti domestici. In Francia la pattumiera si chiama ancora “poubelle”. I cittadini inglesi nel 1936 furono autorizzati ad avere un inceneritore domestico. Lo slogan del servizio della nettezza urbana: «Brucia il tuo rifiuto, riduci i tuoi costi». L’incenerimento domestico fu vietato solo nel 1956. Il monte Testaccio a Roma, tutto costituito su cocci di anfore. Il Partenone ateniese è stato costruito sopra un cumulo di rovine rimaste dopo la guerra contro i persiani di Serse e chiamato, perciò, la «colmata persiana». Durante il Medioevo venditori ambulanti e maghi passavano di casa in casa per acquistare unghie umane, denti e capelli. Ne ricavavano parrucche, protesi e pozioni da rivendere a caro prezzo. Sconcerto di Goethe a Palermo per l’abitudine «di tutti i padroni dei negozi e dei fondachi laterali, che scopano instancabili i marciapiedi, spingendo l’immondizia nel mezzo della strada e rendendola pertanto sempre più sudicia, sicché una ventata basta a restituire tutti i rifiuti di cui l’hanno gratificata». Tra il 1948 e il 2005 la città di New York gettò la sua immondizia in una discarica sorta sui 12.000 ettari acquitrinosi della palude di Fresh Kills. I 100 milioni di tonnellate di rifiuti furono poi ricoperti di terra, a formare una collina alta 150 metri. La discarica più grande del mondo era quella di Jardim Gramacho, in Brasile, chiusa nel 2012. Ogni giorno vi arrivavano più di 7.000 tonnellate di rifiuti, il 70% di tutta la spazzatura prodotta a Rio de Janeiro. Quelli che per vivere raccolgono materiale riciclabile tra i rifiuti si chiamani cartoneros in Argentina, catadores in Brasile, clasificadores in Uruguay, recicladores in Colombia. Rockefeller pretendeva che la spazzatura depositata nei cortili della Standard Oil fosse attentamente frugata prima di essere portata via. Heidegger, per il quale la condizione umana poteva essere definita col termine tedesco “Geworfenheit”, che indica “l’essere gettato”. «L’invenzione più pericolosa del Ventesimo secolo non è stata, come molti credono, la bomba atomica, ma l’immondizia» (Luciano De Crescenzo).