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 2015  maggio 26 Martedì calendario

LA PERPETUA? UNA MATITA

Perpetua è una parola che viene dal latino. Vuol dire: «eterno», «continuo», «immutabile». Per sempre. Riguarda la fede religiosa. Da lì deriva il nome di persona, donna, reso celebre dal personaggio manzoniano: la serva di don Abbondio; da allora in poi tutte le collaboratrici dei preti saranno: Perpetua.
Ora questo è anche il nome di una matita: Perpetua®, marchio registrato. Si tratta di una matita nera con una gomma colorata al termine. Di design elegante – rotonda da un lato e piatta dall’altro – è un’asta sottile che termina a punta. Piacevole averla in mano, è composta per l’80% di grafite riciclata; il cartoncino che la propone in vendita dice che se cade non si rompe, che la gomma è antitossica, che è pulita: ecologica. Il segno che lascia sul foglio non è forte o impressivo, come quello delle matite tradizionali, bensì grigio. Possiede il fascino dei moderni oggetti di design: elegante. Si tiene in mano in modo ergonomico. Più lunga delle matite tradizionali, promette di essere eterna. Se ne comprerà una sola nel corso della propria vita, per scrivere e disegnare? Se è eterna, non costa poi tanto: 5 euro. Come molti degli oggetti contemporanei, la forma ha il sopravvento sulla funzione.
Appoggiata sul tavolo dà la sensazione di essere uno strumento più da guardare che da usare. Sostituirà la tradizionale matita di legno con l’anima di graffite? Difficile dirlo. Se il fascino di Perpetua è la sua unicità (unica anche se ne possiedono tante, magari con gomme di differenti colori), quello della matite tradizionali, che si comprano nelle scatole, consiste invece nella loro ripetitività: uguali e diverse. Le matite di legno si consumano mentre Perpetua, fedele al suo nome, per nulla: si conserva identica nel tempo. Se si spezza, disegna ancora; le matite tradizionali se cadono si frattura la graffite, e perciò si devono temperare a lungo. Esistono oltre 20 tipi diversi di matite con il rivestimento di legno: quelle morbide, segnate da EE; quelle meno morbide, le B; poi le medie HB, fino alla durissima che è siglata 9H. Per disegnare si usano le morbide, per tracciare le linee nei progetti tecnici si utilizzano – o si utilizzavano – le dure o durissime. La morbidezza, che Perpetua non possiede, è data dalla formula compositiva dell’anima, la cosiddetta mina, realizzata con mescolanze di grafite e gesso in varia proporzione. Perpetua è così elegante che si finisce per non usarla. Durerà eternamente per questo?
Marco Belpoliti, La Stampa 26/5/2015