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 2015  maggio 26 Martedì calendario

I VITALIZI NON LI TAGLIA NESSUNO

[Intervista a Franco Bechis] –
Cronista politico di razza, Franco Bechis, torinese, classe 1962, vicedirettore di Libero dopo aver diretto Il Tempo e ItaliaOggi, è imbattibile nel perimetro ideale dei palazzi del potere romano, facendo spesso arrabbiare qualche suo inquilino. Ora Bechis ne ha combinata un’altra delle sue, mettendosi a calcolare la differenza fra i contribuiti versati dai parlamentari delle passate legislature e i vitalizi già percepiti.
Il conteggio, squadernato da una dozzina di giorni sulla prima pagina del quotidiano di Maurizio Belpietro, è da capogiro: molti volti noti delle prima e seconda repubblica hanno già uno spread a loro favore di oltre un milione di euro, fra quanto versato e quanto già percepito.
Domanda. Il suo giornale, caro Bechis, c’è andato giù durissimo, l’avete chiamata l’inchiesta sui “papponi”.
Risposta. Nel senso di grandi mangiatori, intendiamoci.
D. Ah beh certo, non nel senso del lenocinio. È sempre un po’ pesante. Querele?
R. Nessuna. A qualcuno la definizione non è piaciuta, come a Giuliano Amato, ma Belpietro può sventolare un’assoluzione per vilipendio del capo dello Stato per aver usato la medesima espressione, “pappone” appunto, all’indirizzo di Giorgio Napolitano.
D. Sta scherzano? Francesco Storace rischia di andare in galera ma per molto meno.
R. Non scherzo: il direttore Belpietro è stato assolto nel 2014. Ergo, usiamo quell’aggettivo.
D. E come le è venuta l’idea di scartabellare fra i contributi previdenziali dei parlamentari, pensavamo che i grillini avessero già detto e scritto tutto?
R. Guardi, una cosa abbastanza casuale. Quando c’è stata le decisione di ritirare il vitalizio ai condannati, gli uffici di presidenza di Camera e Senato hanno dichiarato che avrebbero rimborsato eventuali contributi versati in eccesso. Così mi è venuto in mente di andare a vedere che cosa sarebbe accaduto a Silvio Berlusconi.
D. E cioè?
R. Al Cavaliere verranno restituiti 222mila euro.
D. Beh non pochi.
R. Sì, perché era decaduto da poco tempo. Poi ho cercato Marcello Dell’Utri, scoprendo che avrà ricevuto poco più di quello che ha dato. Ma anche la sua era una storia abbastanza recente. Ma quando sono andato a vedere Claudio Martelli...
D. ...che finì condannato nel processo Enimont...
R. Ho scoperto che ha già un saldo positivo ingente, fra quanto versato e quanto ricevuto dalla casse pubbliche. Da lì mi è venuto l’idea di rovesciare la questione e, lasciando perdere i condannati, di andare a vedere lo spread di tutti gli ex-parlamentari.
D. Complicato?
R. Beh, insomma, le normative sono cambiate più volte e c’è da attualizzare in euro i versamenti fatti al tempo. Ovviamente controllando uno per uno, anche per capire se si tratta di persone, nel frattempo decedute, che i tabulati sono fermi a qualche mese fa. Sarebbe spiacevole fare i conti in tasca a qualcuno passato a miglior vita.
D. Ah, quindi siete anche cauti nel mettere alla berlina.
R. Sempre. Spesso abbiamo arrotondato per abbondante eccesso, unificando i versamenti minimi di tutti. Si devono evitare gli errori.
D. Cosa ha scoperto, scartabellando fra contributi e vitalizi?
R. Tanti nomi noti, che magari hanno avuto la responsabilità, da ministri, di disporre delle pensioni di tanti.
D. Per esempio?
R. Rosa Russo Jervolino, Tina Anselmi, Vincenzo Scotti, Antonio Bassolino, Cesare Salvi: tutti con un bel vantaggio fra versamenti e riscossioni, soprattutto per quanti sono da più tempo fuori dal Parlamento e ai quali ovviamente auguriamo lunga vita, ci mancherebbe.
D. Beh, insomma hanno gestito le pensioni ma non tutti le hanno modificate.
R. Sì, però Salvi, nell’ultimo periodo da parlamentare, faceva interventi contro la casta, che parevano il controcanto a Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Col vitalizio.
D. Altri beneficiati un po’ contradditori?
R. Quelli che hanno governato, magari inasprito, le nostra tasse, tipo Vincenzo Visco, Rino Formica e Francesco Forte. Quest’ultimo ha superato il milione di spread fra soldi versati e già ricevuti.
D. Però immagino che la platea sia vastissima. C’è qualche carneade che l’ha stupita, nelle sue ricerche?
R. C’è anche un centenario, a dimostrazione che la politica fa bene alla salute.
D. Lo diceva, più o meno, Giulio Andreotti. Di chi si tratta?
R. Di Vinicio Baldelli, 100 anni quest’anno, essendo nato a Gubbio (Pg), nel 1 maggio 1915. Di professione insegnante, andò alla Camera con la Dc, nella terza legislatura, quella dal 1958-1963.
D. Il suo lavoro l’avrà fatto...
R. Sì, 99 di progetti legge, occupandosi del suo collegio e di scuola. Una proposta riguarda, guardi un po’, «le norme per l’immissione in ruolo degli insegnanti stabilizzati».
D. Una storia infinita. Ma che bilancio ha, oggi, l’ex-deputato Baldelli?
R. Un milione e 14mila euro in più di quanto versato. Poi, essendo stato anche il primo presidente del consiglio regionale umbro, dovrebbe avere anche un vitalizio regionale. E non è escluso neppure che, avendo fatto il presidente dell’Enasarco, abbia maturato qualcosa anche lì, in aggiunta alla sua pensione da insegnante.
D. Sì perché nelle vite politiche di molti, ci sono anche multipli impegni e, conseguentemente, plurimi vitalizi. Si era parlato di recente di quelli di Mario Capanna.
R. Casi frequenti. Pensi a Pierluigi Bersani che prossimamente avrà vitalizio da parlamentare, la pensione da funzionari di partito, e il vitalizio da consigliere regionale. Circa 8mila euro fra i due vitalizi e la pensione in relazione ai contributi.
D. Cos’altro salta agli occhi?
R. Che effettivamente ci sono persone che hanno avuto un impegno assai ridotto e che continuano ad avere vitalizi cospicui. Prenda Eugenio Scalfari.
D. Che fece una legislatura da deputato socialista nel 1968.
R. Per i primi due anni, sui quattro di legislatura, non prese mai la parola; negli altri due presentò nove progetti di leggi, di cui uno riguardava la proposta di una commissione di inchiesta sul “golpe De Lorenzo”.
D. Ossia sulle cose su cui aveva lavorato da giornalista...
R. Sì e con i quattro anni di contributi, più un quinto pagato dopo, dai primi anni ’70 percepisce 2mila euro lordi che, alla fine, gli hanno consentito un saldo positivo di quasi un milione.
D. Reazioni?
R. Per ora poche. E abbastanza fuori misura.
D. Del tipo?
R. Massimo Cacciari, 500mila euro di vantaggio, due vitalizi, da parlamentare e da consigliere veneto, ci ha mandati a stendere.
D. Gli incerti del mestiere. Altri?
R. Amato, oltre a dirci «papponi siete voi», ha fatto sapere di dare il vitalizio in beneficienza, alla Comunità di S. Egidio.
D. Bello.
R. Sì ma non ha voluto dire da quando, per toglierci il dubbio che quella generosità fosse recente e avesse a che fare con la sua candidatura al Quirinale.
D. Ho letto che Achille Occhetto s’è arrabbiato.
R. Sì, dicendo che dà parte del suo vitalizio a figli, che lavorano nel mondo del cinema e della fotografia. Quindi hanno redditi piuttosto incerti.
D. Beh, comprensibile, no?
R. Sì, ma l’obiezione è infelice: immagina quanti padri oggi sono nella sua condizione, magari avendo una di quelle pensioni, assai più bassa del suo vitalizio, e decurtata dalla legge Fornero?
D. Altri protestatari?
R. Gerardo Bianco, che guida l’associazione degli ex-parlamentari, ha annunciato una letteraccia. Parla di sistema distorto, ricordando che lui, con una carriera lunghissima alle spalle, ben 42 anni, ha un saldo negativo: ha versato più di quanto stia ricevendo.
D. Coerente con l’appellativo di “peone” della Dc che gli davano negli anni ’80.
R. Sì, ma alla fine dell’anno, anche il “peone” andrà in positivo, a colpi di 5mila euro al mese.
D. Qualche risposta più articolata?
R. Quella di Antonio Patuelli, già parlamentare liberale e oggi presidente dell’Associazione Bancaria Italiana-Abi.
D. Che cosa le ha detto?
R. In una lettera ha spiegato che se gli avessero consentito di affidare i suoi contributi di parlamentare a un fondo di investimento, avrebbe avuto un rendimento migliore. Già, ma anche la maggior parte degli Italiani è obbligata a fare altrettanto con l’Inps. Magari se lasciassero loro la possibilità di scegliere Warren Buffet (guru della finanza Usa, ndr), l’avrebbero fatto.
D. Che cosa si dovrebbe fare? La materia dipende da Camera e Senato.
R. Beh il Governo potrebbe intervenire, dato che ogni anno questi trattamenti valgono qualcosa come 400 milioni di euro all’anno. Magari con una legge che dica che ogni cittadino ha diritto a un solo trattamento pensionistico, salvo quelli integrativi volontari.
D. Matteo Renzi mi pare che abbia plaudito al vostro lavoro...
R. Ha detto che l’inchiesta è sacrosanta, quindi c’è da ben sperare. Ma lui potrebbe fare di più.
D. Nel senso?
R. Nel senso che, come segretario Pd, ha la maggioranza nei gruppi di presidenza di Palazzo Madama e Montecitorio, quelli che avrebbero il potere di cambiare le regole subito. Come magari definire un contributo di solidarietà a carico di ex-parlamentari che abbiano uno spread maggiore. Oppure stabilire che anche quei contributi vanno a definire il trattamento pensionistico dell’attività svolta in precedenza, perché nessun dovrebbe essere danneggiato, ovviamente.
D. Strada difficile.
R. Eh no, per i condannati è bastata una riunione di poche ore. Forse perché incombevano le regionali.
D. La sua inchiesta mi ricorda quella che lanciò Vittorio Feltri al Giornale su Affittopoli.
R. Sì, a onor del vero, quella andò a raccontare i potenti di turno e i loro privilegi mentre ancora ne usufruivano. Questi stanno in pensione. Anche se magari siedono alla Consulta, come Amato.
D. Che, nel colmo del cortocircuito, ha votato sulle pensioni altrui. A proposito, lui era fra i sei giudici i quali ritenevano incostituzionale la Legge Fornero che bloccava gli adeguamenti Istat? O stava fra i sei che l’hanno difesa?
R. No, no, lui era favorevole. Solo il suo vitalizio, evidentemente, deve essere indicizzato. twitter @pistelligoffr
Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 26/5/2015