Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 26 Martedì calendario

FCA FLOP SUI VENDESI DI MARCHIONNE

Il titolo Fca ha chiuso ieri a 13,9 euro, in calo del 3,1%, dopo che nel weekend il New York Times ha rivelato come in marzo l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, mandò una email al numero uno di General Motors, Mary Barra, proponendo una fusione che è stata respinta dalla stessa Barra.
I broker e gli operatori di borsa, in una seduta comunque negativa per le preoccupazioni sulla situazione greca, hanno penalizzato quindi in maniera importante il titolo del Lingotto, considerando la mossa di Marchionne come un segno di debolezza di Fca in un contesto competitivo del settore che non sembra molto roseo per Fca. L’indiscrezione, riportata dal quotidiano newyorchese, d’altronde non rappresenta una novità assoluta sul fatto che Fca stesse cercando un partner. Milano Finanza nell’edizione del 9 maggio aveva rivelato che il Lingotto, al di là delle numerose frasi di circostanza, era nei fatti in vendita o quantomeno stesse cercando un nuovo partner che lo aiutasse in un settore che col tempo sta diventando sempre più competitivo, rendendo la vita complicata per quelle case che come Fca hanno il minor rendimento sul capitale investito. Infatti se negli ultimi giorni di aprile fu lo stesso Marchionne a informare con un dossier che il settore aveva necessità di un ulteriore round di consolidamento, in quanto non remunera adeguatamente il capitale investito, nel contempo lo stesso numero uno di Fca aveva spiegato nero su bianco che l’intendimento del dossier non era comunicare che Fca stava cercando compratori né un segno di debolezza, ma si trattava di un discorso di carattere generale sulla natura del settore industriale.
Invece nel mese precedente aveva inviato quella mail al numero uno di Gm, Mary Barra. Ma perché Marchionne ha inviato la mail proprio a Gm? Detto che quella a Gm è l’unica email di cui si ha sinora conoscenza, ma non è certo che non abbia inviato missive ad altri ceo della stessa natura, una risposta interessante è arrivata in un report di Morgan Stanley pubblicato recentemente. Secondo la banca d’investimento newyorchese Marchionne sa benissimo che il gioco del capitalismo prevede che se un concorrente è in difficoltà (Fca è una delle case con i minori ritorni sul capitale investito) i competitor non gli offrono una mano quando è ancora in salute, ma lo lasciano affondare aspettando il momento migliore per colpirlo.
In questo quadro però Gm rappresenta un caso non ordinario nel comparto. Il colosso di Detroit, spiega il report di Morgan Stanley, pur disponendo di uno «dei bilanci migliori nel settore, diversamente da Ford, non ha minoranze di blocco che possano impedire un mutamento nelle strategie guidato da fondi interventisti» che ne sono investitori.
Insomma, Marchionne sa che mentre nella gran parte delle case auto il management e la proprietà prendono decisioni dettate da ragioni di mera natura industriale, nel caso di Gm la presenza nel capitale di fondi attivisti in qualche misura ha la capacità di dettare l’agenda della società su istanze di natura finanziaria. Proprio per questo nel settore c’è chi sostiene che Gm resta la migliore opzione per Fca nel caso in cui si dovesse concretizzare una fusione ulteriore.
Ieri intanto il presidente di Fca John Elkann e Marchionne hanno partecipato alla consegna di premi e borse di studio Fca e Cnh Industrial ai figli dei dipendenti. In Italia sono stati assegnati riconoscimenti a 215 giovani, ma i premi sono stati anche distribuiti in altri Paesi dove i due gruppi hanno una presenza significativa: Brasile, Cina, Francia, Belgio, Polonia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Stati Uniti, Argentina, Canada, Messico e non ultima Serbia.
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 26/5/2015