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 2015  maggio 26 Martedì calendario

CARLO IL PACIFICATORE. TROPPO PER FLORENTINO

Il gatto ha perso l’ultima delle sue sette vite. Un anno e un giorno dopo la conquista della Décima Carlo Ancelotti è stato licenziato dal Real Madrid. I dirigenti del club l’avevano trasformato in un felino nella primavera del 2014, quando il presidente minacciava di cacciarlo e Carlo si salvava sempre con grandi partite o risultati. L’ultimo miracolo, il più grande, a Lisbona, con quel colpo di testa di Ramos al 93’ della finale di Champions: supplementari e trionfo sull’Atletico Madrid. E panchina puntellata. Ma mai salda.
ORFANO DI MOU Florentino aveva a lungo inseguito Carlo. Le circostanze avevano sempre impedito il matrimonio, finalmente celebrato il 25 giugno del 2013. La calma dopo la tempesta mourinhana, l’arrivo del Pacificador , il ritorno alla normalità dopo le tensioni vissute nel triennio guerreggiato portoghese. Chiuso con tre soli titoli e soprattutto tre semifinali di Champions, sbandierate da Mou come un successo visto che il Madrid era uscito agli ottavi nei sei anni precedenti. A Florentino Mou piaceva, e piace ancora. Abrasivo, offensivo, caustico, mai domo. E per questo ad ogni Natale Perez ci ripeteva che il Madrid aveva il miglior allenatore del mondo. Parole mai dedicate a Carlo. Vittima della sindrome di Stoccolma in questi due anni Perez senza nascondersi parlando con i giornalisti ha spesso rimpianto il tecnico passato al Chelsea. Facendo paragoni poco carini con Ancelotti.
PRESIDENZIALISTA
Dal quale ha rapidamente preso le distanze. Carlo non lo ha mai criticato, non si è mai lamentato, è sempre stato dalla sua parte. Ha difeso il club quando Florentino ha venduto Di Maria e non è riuscito a far restare Xabi Alonso. A Madrid gira una battuta: «In una guerra tra Perez e Ancelotti Carlo sta con Florentino». Allenatore presidenzialista se ce n’è uno, Carlo si è opposto al presidente solo in un’occasione, quando questi voleva che giocassero Isco e Illarramendi e Carlo impose il suo centrocampo alla ricerca dell’equilibrio con Modric, Alonso e Di Maria. Florentino voleva che giocasse Bale, Carlo non ha fatto una piega e l’unica volta che ha provato a fare di testa sua si è preso un cazziatone tale che non ci ha più riprovato. E il copione è rimasto lo stesso quest’anno, col gallese a secco per 10 partite eppure titolarissimo e mai sostituito. Con la squadra in difficoltà tattica e Carlo lì a cercare di fare il possibile per sostenere la BBC, l’attacco che non difende, una cosa che non si può permettere più nessuno. Senza mai dire che la rosa da 750 milioni di euro non era ben confezionata, che la panchina era corta, che non era tutto oro ciò che era stato comprato a caro prezzo.
IL DOTTORE INFILTRATO
Carlo si è guadagnato l’affetto dei giocatori, e la cosa gli è risultata addirittura dannosa. L’unione allenatore-calciatori ha fatto indispettire il presidente che come raccontato dal Pais ha reagito mettendo un suo uomo nel cuore dello spogliatoio, quel dottor Olmo che i giocatori chiamano «Dottor stiramento» perché ogni volta che mette le mani su qualche muscolo la situazione peggiora. Il dottor Olmo ha litigato con un preparatore fisico molto stimato dai giocatori, Pedro Chueca, ha cominciato a dire che Carlo non allena bene, che i suoi collaboratori sono scarsi. E per questo qualche giorno fa su Marca l’eventuale (e già esclusa) continuità di Carlo era legata all’eventualità di un licenziamento del suo preparatore di fiducia, Giovanni Mauri. L’ultima cattiveria.
ZERO TITULI, ADDIO
In questa situazione Carlo ha tirato dritto, sorridendo e lavorando. Ha chiuso il 2014 con 4 titoli, record per la prestigiosa Casa Blanca, ma il 2015 gli è stato fatale. Perché così vuole la storia del Madrid con Florentino: anno senza successo, allenatore fuori. Tra il 2000 e il 2006 Perez ha cambiato sei tecnici, dal 2009 a oggi ne sono già passati tre, Pellegrini, Mou e Carlo. «Il nuovo allenatore si conoscerà la prossima settimana e sarebbe molto buono che il prossimo tecnico parlasse il castigliano», ha detto Perez. Parole che sembrano spianare la strada al possibile arrivo di Rafa Benitez. Dopo il record di vittorie consecutive, 22, stabilito vincendo il Mundialito prima di Natale, il rinnovo del contratto in scadenza nel 2016 di Ancelotti era dato per fatto. Cinque mesi dopo è arrivato l’esonero. Florentino fa riferimento alla «exigencia» connaturata al Bernabeu. Possiamo chiamarla precarietà blanca, ma anche irresponsabilità e capriccio. Questo è Perez, padre padrone: il gatto lo sapeva, la Juve gli ha tolto la settima vita.