Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 24 Domenica calendario

ECCO KYRGIOS, SORRISI E BASKET

Sul profilo Facebook si presenta: «Australian tennis player. Hoop dream». A fotografare la doppia anima sportiva. E puntualizza: «Sono per metà greco, anche se in Grecia non ci sono mai stato, voglio proprio andarci un giorno». Insomma, chi è veramente Nick Kyrgios: una mina vagante, un istrione o uno schiacciatore rubato al basket? Anche il 20enne australiano non conosce la risposta. La lascia ai tanti che parlano già tanto di lui.
Kyrgios, che cosa chiede al Roland Garros?
«Di divertirmi e di divertire. Nessuno si attende molto da me a Parigi, eppure terra e palle sono veloci, e a me la terra rossa piace. E’ una bella sfida, tecnica, tattica e mentale».
Un attaccante australiano che doma la terra sarebbe un salto all’indietro ai padri del tennis.
«Conosco la grande tradizione del nostro tennis, noi giovani ce la portiamo dietro, aiuta, anche se il gioco è cambiato tanto, non c’è più il servizio-volée».
Tomic e Kyrgios, due australiani teste di serie in uno Slam, non succedeva da Wimbledon 2004, e succede sulla terra del Roland Garros: la nuova Australia fa sognare.
«Per me sarà anche la prima volta in assoluto nei Majors. Come gruppo, siamo un bel gruppo e già quest’anno coi quarti di Davis a casa nostra contro il Kazakistan abbiamo un’occasione: Tomic, io, Kokkinakis, Duckworth, Jasika, che ha vinto gli Us Open juniors, siamo tutti giovani e con potenziale».
Le superfici ideali per i gran colpitori come lei, sono piuttosto quelle veloci, cemento ed erba.
«Se penso al primo Slam da vincere penso e sogno Wimbledon. E poi a Us e Australian Open, ma sono fiducioso su terra, perché fisicamente sono più forte, mi muovo e servo molto meglio, e credo davvero di avere il gioco per far bene anche sul rosso, perché servo forte e ho colpi pesanti da fondo».
Delle ultime generazioni d’australiani solo Pat Rafter era un po’ terraiolo.
«Per me non è una superficie nuova, a Canberra, dove sono cresciuto, abbiamo campi in terra. E comunque, in generale, rispetto ad un anno fa, mi sento più maturo, ho l’esperienza di grandi match e ho molta più fiducia».
Questanno, sulla terra, all’Estoril ha perso in finale con Gasquet e a Madrid ha battuto Federer.
«Appunto, sul rosso, ci sono più scambi, giochi più di fisico, bisogna essere aggressivi con le proprie armi. E, contro Roger, il mio idolo, il mio preferito, ci sono riuscito: ho provato il miglior feeling della mia vita su un campo di tennis. Ci ho ripensato tutta la notte, e non sono riuscito a dormire: quello è il giocatore che ti dà la misura di quanto sei distante dal vertice, tutti vorrebbero incontrarlo e misurarsi con lui. E io ho battuto il più forte di tutti i tempi!».
Quand’ha battuto Nadal a Wimbledon l’anno scorso, ha dormito?
«Ho dormito come un bambino, ero distrutto dalla fatica».
Che rapporto ha con Roger e Rafa?
«Con Roger ho scambiato due parole, è simpatico e disponibile, con Rafa non ho rapporti, non so se è perché l’ha presa male... ».
Anche superare Nadal è stato un colpaccio.
«Quel match ha cambiato la percezione degli altri nei miei confronti, ma per me il match di Wimbledon più indimenticabile è quello con Gasquet, coi 9 match point salvati. Mi ha motivato molto di più di quello con Rafa. Anche se lui è il più forte di tutti di testa: ha vinto nove degli ultimi dieci Roland Garros, pazzesco».
Nadal è sempre stato molto concentrato sul tennis, Kyrgios lo è altrettanto?
«Sì, ma la routine del tennis è molto dura: campi da tennis, allenamento, hotel, ti stanchi presto, soprattutto se sei giovane come me, e non hai più le forze di fare altro. Mi sono portato la playstation dall’Australia, giochiamo un po’ a basket, con Monfils, Sock, Isner».
Perché Kyrgios sognava la Nba.
Lo sport che più mi piace in assoluto è il basket, a 14 anni, pensavo solo a quello, sono stati i miei genitori a spingermi verso il tennis. Sinceramente, ripensando a cinque anni fa, non avrei mai pensato che finisse così. E’ la vita. Mi guardo alla tv i miei Boston Celtics e il mio Garnett».
Così giovane, sta già mostrando una gran bella personalità.
«Per me, per prima cosa, bisogna vivere la vita, sorridere, godersela, e io amo divertirmi, fare un po’ di spettacolo e intrattenere il pubblico. La mia filosofia è che non bisogna complicarsi le cose: bisogna andare in campo e cercare di vincere. Ma per riuscirci, nello stesso tempo, non si può essere nervosi: questa è la prima lezione da imparare guardando i più forti che ci riescono da tanto tempo. Occorre poi essere un buon perdente, perché la settimana dopo, comunque, si riparte. Quindi è indispensabile rimanere concentrati per lunghi periodi e, quindi, prendere seriamente ogni match. Il tennis è duro duro, e sei anche solo, in campo, non come il basket che hai una squadra attorno».
Fortuna che ci sono le donne. C’è la collega Vika Azarenka: un’amica o qualcosa di più?
«Un amico è Andy, Murray, è simpatico, mi ha dato anche un paio di consigli, non tecnici, ci siamo fatti due risate insieme. Le donne sono una distrazione, e io non voglio distrazioni».E sorride: molto scanzonato, molto australiano.