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 2015  maggio 24 Domenica calendario

DISASTRO PUGLIA IL DERBY DELL’ODIO TRA EX MSI E FITTO

L’epilogo del campionato di calcio di Serie A è perfetto per le Regionali della Puglia. Michele Emiliano, lo sceriffo del Pd che sogna di fare l’anti-Renzi, ha già vinto, come la Juventus. Resta da stabilire la percentuale, che potrebbe sfiorare il cinquanta per cento. Poi c’è il derby dell’odio nel fu centrodestra per il secondo posto, grillini permettendo. Da una parte l’ex missina Adriana Poli Bortone, candidata di Forza Italia e Noi con Salvini (l’esperimento sudista della Lega), dei redivivi liberali del Pli e di Puglia Nazionale. Dall’altra, lo Schittulli dello scandalo, inteso come Francesco, senologo di fama, rimbalzato da un fronte all’altro prima di ancorarsi ai ribelli di Raffaele Fitto, l’ex ragazzo mai stato prodigio del berlusconismo pugliese. Tre le liste del medico eretico: una civica personale, Oltre con Fitto e Fratelli d’Italia, cui era iscritta pure Poli Bortone. Un casino enorme.
Torna “Gino” il missino
Per stroncare la ribellione di Fitto, ex governatore della Puglia ed ex ministro, Silvio Berlusconi nel febbraio scorso ha nominato l’avvocato Luigi Vitali detto Gino commissario di Forza Italia. Da queste parti, Vitali è un nome storico del centrodestra. È della provincia di Brindisi e proviene dal Msi. È stato più volte parlamentare, arrivando a fare il sottosegretario alla Giustizia. Alle Politiche del 2013 non è stato ricandidato e recentemente ha tentato, invano, il salto al Csm, il Consiglio superiore della magistratura. Dice, un po’ a sorpresa: “Con Fitto il partito non c’era più. Ho riaperto le sedi di Forza Italia a Foggia, a Taranto, a Lecce, a Bari. Non esisteva più nulla”. Come non esisteva più nulla? Il lungomare di Brindisi è deserto. È la controra di un caldo giovedì di maggio. “Fitto aveva creato un feudo personale, con uomini suoi, di assoluta fiducia, e non faceva avvicinare più nessuno a Berlusconi. Così ha sterminato un’intera classe dirigente”. Compreso Vitali, che nel 2013 non ha avuto la deroga per le elezioni politiche ed è stato lasciato al suo destino.
Il peccato originale
Eppure l’ex missino era stato preveggente. Correva il Duemila e Fitto portò il suo bagaglio leccese di voti democristiani in Forza Italia. Un bagaglio ricevuto in eredità dal papà Salvatore, morto in un incidente stradale nel 1988 e all’epoca presidente della Regione. Coordinatore azzurro in Puglia era un lucano, Guido Viceconte. Continua Vitali: “Viceconte mi disse che Fitto sarebbe stato il candidato presidente. Io mi opposi. Gli obiettai: ‘Non fare l’errore di candidare Fitto perché ci butterà fuori tutti. È troppo ambizioso e spietato’. Ma Viceconte mi rispose: ‘Non ti preoccupare noi lo blocchiamo alla Regione, da lì non si muove’. I fatti mi hanno dato ragione”. Fitto vinse, fece il governatore e nel partito andò come aveva previsto Vitali. La sua ascesa, nata al funerale del padre, è stata segnata da altre morti. In primis quella di Pinuccio Tatarella, l’inventore di Alleanza nazionale e del centrismo di destra: “Con Tatarella vivo tutto questo non sarebbe successo”. Un altro forte avversario fittiano era Pino Leccisi, morto nel ’98.
Spodestato da Toti
Il punto di rottura tra Fitto e Silvio Berlusconi è stato Giovanni Toti, il consigliere politico di B. che non è riuscito a diventare delfino e successore dell’ex Cavaliere. È successo tutto con la rottura poltronista e filogovernativa di Angelino Alfano nell’autunno del 2013. Il Nuovo centrodestra nacque per rimanere nell’esecutivo di Enrico Letta, dopo la decadenza di B. dal Senato a causa della condanna definitiva per la frode fiscale di Mediaset. Fitto capeggiò i cosiddetti “lealisti” e quando Alfano andò via, passò all’incasso con Berlusconi reclamando un ruolo di primo piano in Forza Italia e nel cerchio magico di Palazzo Grazioli. Ma B. aveva scelto già Toti, “il vero motivo per cui Fitto è impazzito”. Da lì è stata una rottura continua e progressiva, accentuata dal patto del Nazareno tra Renzi e il Condannato. Questione di ambizione personale, soprattutto. Del resto anche tra Fitto e Alfano lo scontro era stato scandito dalla richieste di poltrone. Il quarantenne pugliese voleva entrare nel governo Letta ma “Angelino” gli disse che non era possibile, per via della condanna di Fitto per i finanziamenti avuti dagli Angelucci, editori e proprietari di cliniche con interessi in Puglia.
“Me ne frego di Letta”
L’esplosione della guerra con le Regionali in Puglia porta il nome di Schittulli. Presidente della Provincia di Bari, il senologo sperava nella promozione a sindaco della città un anno fa. Ma Fitto lo convinse malignamente a desistere (malignamente perché in realtà pare che non lo abbia mai digerito) promettendogli la corsa a governatore. Una volta investito, Schittulli sarebbe pure rimasto a capo del centrodestra ortodosso. A patto che l’ex Cavaliere avesse sganciato i soldi per la campagna elettorale. La spending review di B. però non fa eccezioni per nessuno e a quel punto il medico è ripassato con Fitto. Nei giorni roventi dello scontro, Fitto ha cercato soprattutto la sponda di Gianni Letta, la colomba andreottiana della corte berlusconiana. Letta ha tentato con numerose telefonate di mettere pace e ricomporre “l’unità del centrodestra in Puglia”. Non c’è stato nulla da fare. Questa la risposta finale di B.: “Di quello che fa Letta per Fitto non me ne frega nulla”.
Il caso Sisto
Un anno fa alle Europee, Forza Italia in Puglia ha preso il 23,53 per cento parti a 385 mila e 382 voti. Un risultato sopra la media nazionale, su cui pesa la corsa personale di Fitto candidato a Strasburgo. Un altro dieci per cento è assommato da Ncd e Fratelli d’Italia. La Lega, al momento, è inesistente. Il dato delle Regionali servirà a fare chiarezza e a stabilire il vincitore di questo derby azzurro. Chi arriverà secondo? Per i sondaggi Poli Bortone oscilla tra il 20 e il 23, Schittulli tra l’11 e il 14. In un quadro del genere, Vitali ha ricevuto da B. la direttiva di raggiungere, come Forza Italia, la soglia minima del 10 per cento: “Se ci riesco divento un eroe. Tra i parlamentari azzurri non è rimasto quasi nessuno. Solo Donato Bruno, che non vive qui, Elvira Savino, Amoruso che è fedele a Gasparri e Francesco Paolo Sisto”. Il caso di Sisto è a parte. Fittiano convinto è stato mollato dal leader dei ribelli perché quando Fitto non entrò nel governo Letta ordinò ai suoi di non accettare poltrone. Invece, Sisto, che ha un’altissima, vertiginosa concezione di sé, disobbedì e si fece eleggere presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera.
“B. sospettava di me”
Dopo il purgatorio in provincia di Brindisi, quando Vitali è tornato ad Arcore da Berlusconi all’inizio non è stato facile: “Era sospettoso, pensava fossi fittiano. Gli dissi: ‘Presidente scusami, ma chi ha fatto le liste in Puglia?’. Lui: ‘Fitto’. ‘Ecco’, gli risposi, ‘Fitto ha fatto eleggere in Parlamento tutti autoctoni come me, ma ti risulta che io sia senatore o deputato?’”. Berlusconi spense il sospetto in un largo sorriso. Nel crepuscolo di Forza Italia c’è anche questa insolita battaglia per il secondo posto, nel derby dell’odio in Puglia.
– 6 Fine
Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 24/5/2015