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 2015  maggio 24 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 40

(Osservata Speciale. La neutralità italiana nella Prima guerra mondiale e l’opinione pubblica internazionale (1914-1915))

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L’AZIONE PERSONALE DI HENRIETTE –
Argentina. Il censimento nazionale del 1914, in Argentina, aveva evidenziato che gli stranieri erano un terzo della popolazione totale e circa la metà della popolazione di Buenos Aires: gli italiani rappresentavano il 12% di tutta la popolazione sul territorio.
Lavoratori. L’Argentina durante la guerra dovette fare a meno della mano d’opera degli italiani, quasi tutti partiti per la guerra.
Uragani. «Oggi non esiste che la Germania dell’Imperatore. Della quale, sinceramente, non possiamo cantare le lodi. Noi non vogliamo sapere se il Barbarossa poté avere, e i suoi soldati con lui, anima di artista o di poeta, noi sappiamo che essi passavano per il mondo come uragani distruggitori [...] noi non abbiamo odio o avversione per la Germania in sé: odiamo e avversiamo la Germania solamente perché rispetto all’Europa è, nell’ora che volge, la barbarie in lotta contro la civiltà. Passata la sbornia di sangue potrà rinsavire. Allora torneremo ad amarla» (Vir su «La Patria degli Italiani», quotidiano edito in Argentina, 1914).
Commercio. Il commercio dell’Austria con l’Italia, nel 1914, era di 384,5 milioni di corone (169 di importazioni e 215,5 di esportazioni) e non costituiva che una minima parte dell’intero scambio commerciale con l’estero.
Austriaci. Secondo gli austriaci la neutralità italiana non costituiva un grave handicap per la monarchia.
Traditore. «Un traditore ci ha lasciati, un Giuda se n’è uscito dalla sala, le viscere ancora colme delle delizie della nostra tavola» (il «Reichspost», giornale austriaco, il 23 maggio 1915, giorno in cui l’Italia dichiarò guerra all’impero).
Trattato. «Sostanzialmente è un dato di fatto curioso o meritevole di riflessione che noi non sappiamo quasi nulla del documento sull’alleanza tra il Reich tedesco, l’Austria-Ungheria e l’Italia, il trattato principale che da una generazione determina una parte considerevole se non la più sostanziale delle nostre relazioni con l’estero» (lo storico tedesco Hans Helmolt, che nel 1914 tentò di ricostruire i contenuti del trattato).
Stampa. In Germania c’era una sola agenzia di stampa, l’agenzia telegrafica Wolff, che aveva accesso privilegiato alle notizie ufficiali ma in cambio sottoponeva al vaglio del ministero degli Affari Esteri i propri dispacci.
Londra. La notizia della neutralità italiana allo scoppio della guerra fu accolta dai parlamentari inglesi con una dimostrazione estremamente insolita di eccezionale amicizia. Si unirono alle acclamazioni altri personaggi di rilievo del mondo politico e sociale, e migliaia di passanti.
Piacevole. Secondo i giornali inglesi l’Italia era «nella piacevole situazione di essere temuta e corteggiata da tutti, con niente da perdere e tutto da guadagnare dalla propria neutralità».
Belgio. Simpatia degli italiani per i belgi, invasi dai tedeschi: organizzarono raccolte fondi, manifestazioni, e una serata di gala alla Scala.
Azione. «Egli parla e afferma anzitutto che l’Italia non è, nell’ora presente, legata ad alcun trattato; in secondo luogo, che nella crisi attuale essa ha degl’interessi e delle aspirazioni che deve poter difendere. E lo comprende, lo approva; la Camera, quasi unanime, batte le mani e sottolinea l’importanza di queste significanti dichiarazioni. Siamo dunque alla guerra? Niente affatto; non abbiate fretta. Non si dichiara la guerra mediante un discorso alla Camera. Ma non è più questa la neutralità passiva e indifferente, e quella provvisoria, che prelude all’azione. Azione diplomatica ovvero militare? Azione immediata o differita? Tutto questo è da risolversi ulteriormente, a seconda degli eventi. Ma azione.» (l’intervento di Salandra a dicembre del 1914 descritto dal belga Jules Destrée).
Henriette. Il 29 luglio 1914, il giorno seguente la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico alla Serbia, i giornali francesi titolarono tutti sull’assoluzione di Henriette Caillaux, moglie del ministro francese delle Finanze. La donna aveva ucciso il direttore de «Le Figaro» perché stanca della sua campagna denigratoria contro il marito.
Francia. Nell’estate del 1914 i francesi credevano che il conflitto con i tedeschi si sarebbe risolto facilmente, e giudicavano il nemico poco pericoloso e male armato.
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 24/5/2015