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 2015  maggio 24 Domenica calendario

NAZIONALE - 24

maggio 2015
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R2 CULT-Spettacoli
IN SCENA
CLASSICI
ESCHILO APPRODA NELLA NOSTRA AFRICA
Siracusa, Teatro Greco, fino al 26 giugno
Moni Ovadia ha trapiantato il siciliano e il greco moderno in Eschilo, ha estratto una cantata da una tragedia, ha accostato remoti stupri e odissee per mare a temi odierni di violenze e migrazioni, e ha accentuato l’emergenza africana che lancia un sos all’Europa. Ovadia entra con il linguaggio di oggi nel dramma di idee del V secolo a.C. Le supplici , aprendo il corso affidato a tre inediti registi dal neo-sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi e dal consigliere Walter Pagliaro, al 51° Ciclo Classico al Teatro Greco di Siracusa. L’opera tanto riplasmata è un manifesto di rigore musicale, cultura antropologica, e impegno civile. Un tributo a suono, liturgia, etica. Adotta lo sprechgesang, la melopea, rifiutando una calligrafia delle Supplici dove 50 donne etiopi, le Danaidi, respingono l’unione con cugini egizi e s’imbarcano col padre per Argo a chiedere rifugio a Pelasgo, re preso in contropiede (per il rischio d’una guerra, dopo l’alt alle milizie dei corteggiatori) che però consultando il popolo accetta d’ospitare il gineceo, un folto coro. Nel 1982 Otomar Krejca presentò 32 delle 50 fuggitive. Condivisibile ora l’abbattimento a 16 ragazze dell’Accademia di Siracusa, più 5 corifee, e una strenua prima corifea, Donatella Finocchiaro, resa irriconoscibile dal trucco. I panneggi femminili africani e tribali (autrice Elisa Savi) soffrono di eccesso, come le tute maschili bianche da soccorritori di oggi. Ovadia /Pelasgo mostra l’ingombro di una sorta di piviale illustrato e scolpito. Suscita grande emozione il suo possesso delle cadenze siciliane, ma al di là del fascino vocale c’è un sovraccarico nelle parti in greco contemporaneo. Il lessico isolano è una partitura anche di Pippo Kaballà e, personalmente, di Mario Incudine, cantastorie-cuntista di diretto impatto ma di esito marginale. La scena a base unica, rielaborata da Gianni Carluccio, sa di Waste Land di sabbia. Gran lavoro, cui gioverebbe un registro più basso e secco, senza maniere “solidali”.
( rodolfo di giammarco)
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