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 2015  maggio 24 Domenica calendario

NAZIONALE - 24

maggio 2015
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R2 CULT-Cultura
Il romanzo.
Volker Weidermann racconta il turbolento rapporto di amicizia tra i due scrittori mentre l’Europa sta per consegnarsi all’inferno della guerra
Zweig e Roth lo strano sodalizio nell’esilio di Ostenda
FRANCO MARCOALDI
CORRE sul filo tra l’invenzione romanzesca e la ricostruzione storica, il bel libro di Volker Weidermann L’estate dell’amicizia, che racconta la fase finale e più drammatica del rapporto tra Joseph Roth e Stefan Zweig. Il tempo e il luogo sono decisivi: siamo nel 1936, a Ostenda, città balneare belga che accoglie tanti esuli, ebrei e non, in fuga dalla Germania nazista. Ci sono Ernst Toller, Egon Kisch, Arthur Koestler, Hermann Kesten. Ma soprattutto ci sono loro due: Stefan Zweig, stella di prima grandezza della scena letteraria mondiale, e Joseph Roth, suo fervente ammiratore sin da quando era diciottenne. Con l’avvento di Hitler, «l’inferno è al governo» e tutto è cambiato. La situazione economica di Roth si è fatta catastrofica. Ma anche Zweig comincia a sentire i primi contraccolpi negativi, dopo che i suoi libri sono stati messi al bando in Germania. Niente di paragonabile, comunque, con quanto patisce l’autore di La marcia di Radetzky, che, con l’acqua alla gola, chiede spudoratamente aiuto all’amico più famoso: «Sto crepando, sto crepando », gli scrive senza usare mezzi termini.
Zweig, che finalmente a Ostenda ha trovato un po’ di tranquillità sentimentale, dopo essersi allontanato dalla moglie e aver intrapreso una relazione amorosa con Lotte Altman, sua segreteria, è intimorito dalle richieste pressanti dell’amico. Ma la stima e l’affetto profondo finiscono per avere la meglio. Così lo invita a raggiungerlo, e quando l’altro arriva lo accoglie con calore. Roth però, ormai alcolista all’ultimo stadio, sta sprofondando nella più totale autodistruzione. Certo, il suo fascino è ancora forte: difficile non rimane ammaliati dalla sua sulfurea intelligenza e dal suo carattere battagliero, impertinente. La bella scrittrice Irmgard Keun se ne innamora all’istante, e proprio lei, tra l’altro, contribuirà a scavare un progressivo fossato tra i due amici. Irmgard non tollera che il suo nuovo amante si senta in uno stato di minorità permanente rispetto a Zweig. Che c’entra con noi, si chiede la donna, quel signore «dall’aspetto decorativo »? Che c’entra con la nostra storia d’amore, segnata dalla perdizione e da un incombente senso di catastrofe, chi incarna così bene l’immagine stereotipata dello scrittore famoso? Un tipo umano «mondano, elegante, curato, dallo sguardo dolcemente malinconico»?
È così che, lentamente, dal passato riemergono due biografie per molti versi incompatibili. Zweig è un uomo nato con la camicia: figlio di un ricco industriale ebreo, verrà incoronato da subito nella capitale, Vienna, come beniamino indiscusso del pubblico. Quanto a Roth, anche egli ebreo e orfano di padre, proviene invece da Brody, una piccola cittadina della Galizia, all’estrema periferia dell’impero. Dotato di un immenso talento, sembra incarnare alla lettera l’immagine dell’ebreo errante. Le radici contano e Zweig, antico seguace di Erasmo, insegue ancora alla metà degli anni Trenta il sogno di una società improntata al miglior umanesimo, intrisa di tolleranza e raziocinio.
Eppure il paradosso rimane: perché se è vero che il desiderio di tranquillità borghese vagheggiato da Zweig suona sempre più irreale e pericoloso, anche Roth, per quanto infinitamente più lucido e combattivo dell’amico, cerca comunque una improbabile salvezza nella chimera del “mondo di ieri”.
In quell’impero austroungarico di cui continua a sentirsi figlio, per quanto periferico. Due nostalgie diverse e antitetiche si scontrano sotto il sole di Ostenda. Nel corso di quell’estate 1936 Joseph e Stefan, è vero, si scambiano ancora consigli. Passano interi pomeriggi nei bistrot con vista mare a leggersi i rispettivi manoscritti. Ma nel frattempo discutono e litigano. Mentre le loro strade, entrambe dall’esito tragico, li stanno portando sempre più lontani l’uno dall’altro.
Ci voleva la mano sicura di Volker Weidermann per raccontarci con il necessario trasporto emotivo il doloroso strappo tra questi due grandi scrittori del Novecento che hanno interpretato, ciascuno a suo modo, la fine di un mondo.
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Durante l’estate del 1936 Joseph e Stefan passano interi pomeriggi nei bistrot insieme, ma le loro strade li stanno portando sempre più lontani l’uno dall’altro
ILLUSTRAZIONE DI GABRIELLA GIANDELLI
L’ESTATE DELL’AMICIZIA
di Volker Weidermann
NERI POZZA
TRADUZIONE DI
SUSANNE KOLBE
PAGG . 158 EURO 15