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 2015  maggio 24 Domenica calendario

NAZIONALE - 24

maggio 2015
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ECONOMIA
Incognite Consulta ed Eurolandia “ipoteca” da 26 miliardi sui conti
LUISA GRION
ROMA .
Bocciato il blocco sulla rivalutazione delle pensioni, bocciato il piano contro l’evasione da Iva: di giorno il governo tesse le toppe per coprire i buchi del bilancio pubblico, di notte le sentenze della Corte Costituzionale e i giudizi della Commissione Europea le disfano. Alcune delle misure varate dal premier Renzi e dai precedenti esecutivi per far fronte alla crisi non hanno passato l’esame di legittimità. E’ successo e potrebbe succedere di nuovo perché sui tavoli di Bruxelles e su quelli della Consulta ci sono altri provvedimenti a rischio. Altre mine che potrebbero esplodere e che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero far lievitare il potenziale buco fino a 26 miliardi di euro (considerati gli effetti sostenuti quest’anno, ma anche quelli a valere nei prossimi).
Chiusa la vicenda sulla indicizzazioni delle pensioni (mancato adeguamento all’inflazione per il 2012 e 2013 di quelle dai 1.400 euro lordi in su varato dal governo Monti) grazie al decreto che ha fissato l’una tantum d’agosto e aggiornato il criterio di rivalutazione a partire dal prossimo anno - misura costata 2,2 miliardi - nuove falle si potrebbero aprire nei bilanci dello Stato.
Le partite aperte sono quattro: tre in mano alla Consulta, una alla Commissione Ue. Nei prossimi mesi i giudici della Corte Costituzionale saranno chiamati a decidere sulla legittimità del blocco applicato ai contratti del pubblico impiego; dell’aggio fino all’8 per cento chiesto da Equitalia sulle cartelle esattoriali; del contributo di solidarietà applicato dal governo Letta alle pensioni superiori ai 91 mila euro. Delle tre questioni, la più pesante è la prima. Gli stipendi del pubblico impiego sono infatti congelati da ormai cinque anni, un blocco di 12 miliardi sul quale pesa un’accusa di illegittimità: la misura doveva essere temporanea, ma temporanea non è stata. La Corte, in passato, si era già espressa in materia sostenendo il governo e stabilendo che, in tempi di emergenza, dovevano considerarsi ammissibili sacrifici limitati nel tempo. Due anni dopo, fra poco più di un mese (il 23 giugno), la Consulta è però chiamata a decidere sul nuovo pacchetto di ricorsi presentati dai sindacati. E questa volta le cose potrebbero andare diversamente. Ma ancor prima il 26 maggio - verrà al pettine il nodo Equitalia: si tratterà di decidere sulla legittimità di un prelievo fino all’8 per cento che l’agenzia di riscossione applica alle cartelle esattoriali. Se il ricorso sarà accolto si stima che, nelle casse dello Stato, si aprirà un buco di circa 3 miliardi.
Ultima partita nelle mani della Corte, quella del contributo versato dalle pensioni d’oro, sulla quali la Consulta si esprimerà tra settembre e ottobre. Un contributo dalla storia travagliata: introdotto, una prima volta, nel 2011 era già stato abrogato dalla Consulta nel 2013. Il governo Letta lo riscrisse e ripresentò, modulandolo in base a fasce di reddito dai 91 mila euro in su e limitandolo al triennio 2014-2016. La misura in sé non vale molto (93 milioni l’anno, quindi meno i 300 milioni in tutto), ma ha un forte valore simbolico, anche perché serve, in parte, a coprire il sostegno fornito agli esodati.
Quanto a Bruxelles, la Commissione Europea ha appena bocciato il “reverse charge” sull’Iva applicato alla grande distribuzione (un meccanismo di detrazione contabile che invertiva l’onere del versamento Iva sugli acquisti): misura non ancora in vigore, ma prevista nella legge di Stabilità, valutata - per il 2015 - 728 milioni di euro, ma estesa anche al 2016-17. E non è finita qui: ora sotto esame c’è un altro provvedimento, sempre legato alla riscossione dell’Iva: lo “split payment”, inserito nella legge di Stabilità e già operativo. Si tratta di una formula che prevede la scissione dei pagamenti dell’Iva per evitare le “frodi Carosello” (sarà la Pubblica amministrazione a versare l’imposta per gli acquisti fatti, non i fornitori). Misura che varrebbe 988 milioni l’anno per il prossimo triennio. Secondo una stima della Corte dei Conti, i due provvedimenti valgono, da qui al 2017, 8 miliardi. Sommati alla stima dei 12 dei contratti statali, ai 3 dell’aggio Equitalia, ai 2 già messi in conto sulla indicizzazione delle pensioni e al miliardo “sottratto” ai conti dello Stato dalla sentenza della Consulta che ha bocciato la Robin tax (l’imposta sul reddito delle società petrolifere ed energetiche), ecco che si arriva al tetto dei 26 miliardi.
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