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 2015  maggio 23 Sabato calendario

Un paesaggio urbano fatto di edifici bassi dal sapore industriale delimitato dalla High Line, la passeggiata verde sopraelevata ricavata nel percorso della vecchia ferrovia anni 30 cittadina

Un paesaggio urbano fatto di edifici bassi dal sapore industriale delimitato dalla High Line, la passeggiata verde sopraelevata ricavata nel percorso della vecchia ferrovia anni 30 cittadina. New York, Chelsea, in nemmeno mezzo miglio tra la 19esima e la 24esima strada si concentrano le più prestigiose gallerie di arte contemporanea, da David Zwirner alla Gagosian Gallery. Ex garage e depositi dei docks riconvertiti in spazi-esposizione che si sviluppano all’interno, protetti da vetrine quasi inesistenti: le tendenze nascono lontano da occhi indiscreti, unici testimoni i collezionisti e gli appassionati da tutto il mondo. «È un quartiere che frequento da tempo: ho assistito al suo popolarsi di gallerie trasferite qui da Downtown e alla sua trasformazione in un polo pulsante cittadino, con la High Line frequentata come un parco e l’arrivo di un pubblico colto e variegato che gravita nell’orbita dell’arte. Ecco perché questo mi è sembrato il luogo ideale dove trasferire il nostro nuovo negozio», così Piero Bisazza, amministratore delegato del marchio di mosaico di vetro che porta il suo nome (e collezioniste d’arte lui stesso), introduce l’edificio a doppia altezza all’angolo tra la 20esima strada e la 10a avenue inaugurato la scorsa settimana durante NCYxDesign, la kermesse newyorchese della creatività. Una scatola di vetro e metallo di oltre 400 metri quadrati con cinque grandi stanze in sequenza, interconnesse da un passaggio centrale, alle pareti una «libreria» a doppio livello in legno nero, che racchiude pannelli con i motivi a mosaico della collezione: «Interni a vista e molto più ampi rispetto a quelli che avevamo in Greene Street a Soho, dove siamo rimasti per quasi 15 anni», sottolinea. Esigenza di spazi maggiori, ma non solo: «Soho è in una fase di cambiamento: nello storico quartiere del design stanno arrivando le firme della moda, ai piccoli negozi subentrano i grandi marchi. A Chelsea oggi nascono nuove realtà residenziali di alto livello (lo stesso nostro negozio era nato come “casa campione” per un edificio in vendita a pochi isolati da qui) e questo contesto ora ci è più affine». Grandi decori floreali per l’ambiente di ingresso, a cui si susseguono i mosaici di design, dal Toile de Jouy reinterpretato da Patricia Urquiola ai tulipani di Marcel Wanders, fino alle cementine-novità di India Mahdavi, ma ci sono anche scenografici pannelli dove le piccole tessere di mosaico di vetro riproducono teste di guerrieri cinesi: motivi completamente diversi tra loro eppure combinati senza contrasti. «La struttura delle “librerie” ci permetterà di sostituirli più volte all’anno per poter variare completamente il mood dei vari ambienti: per adeguarci alla stagione, alle suggestioni della moda, agli stimoli esterni». Ispirazioni per architetti e decoratori che frequentano il negozio: «A New York il gusto è colto, più simile a quello italiano rispetto a Miami e San Francisco, ma con un’inclinazione più spiccata per la decorazione». Pochi gli arredi, e la volontà è chiara: «Qualche icona del design ma “neutra” (come i tavoli e le sedie di Saarinen e i divani classici di De Padova) e i nostri pouf disegnati da Marcel Wanders. Per non rubare la scena al mosaico». Ma c’è di più, e Piero Bisazza lo svela con modestia quasi sottovoce (ma non senza un pizzico di orgoglio): «L’idea è che in futuro questo diventi un negozio-galleria, un luogo dove poter ospitare mostre temporanee con pezzi provenienti dalla Fondazione Bisazza: quest’anno abbiamo fatto una pausa per concentrarci sull’apertura newyorchese ma stiamo già lavorando per l’esposizione per il 2016. Con una piccola sezione da portare qui». Un corridoio nascosto, una scala avvolta da vetrate ed ecco svelarsi l’ultimo ambiente «segreto»: la terrazza piantumata sovrastante, quasi una dependance della High Line che scorre a pochi metri, con vista su Chelsea, il nuovo Whitney Museum di Renzo Piano e l’Hudson, sullo sfondo l’Empire State Building. «Qualche pezzo d’arte arriverà anche qui — conclude Piero Bisazza — ma la scena rimarrà alla città ». Silvia Nani