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 2015  maggio 22 Venerdì calendario

DIETRO UNA GRANDE INVENZIONE C’È A VOLTE UNA GRAN DONNA (TRUFFATA)


Tutti ci hanno giocato, almeno una volta nella vita. Pochi sanno però che a inventare il Monopoli (oggi Monopoly) fu una donna, Elizabeth Magie. E non, come racconta la versione ufficiale, Charles Darrow, un disoccupato che lo ideò per allietare le serate in famiglia durante la Grande Depressione, e si ritrovò milionario dopo la vendita dei diritti del gioco.
Elizabeth «Lizzie» Magie era una dattilografa di Washington che si dilettava di poesia, recitazione, piccole invenzioni (ad esempio brevettò un marchingegno per far scivolare più facilmente la carta nel rullo della macchina da scrivere). Agli inizi del ‘900, quando le donne non avevano diritto di voto, guadagnavano molto meno degli uomini e l’unica possibilità che avessero di progredire era quella di sposarsi, Elizabeth Magie creò il Landlord’s Game per propagandare la teoria della single tax di Henry George (che prevedeva che solo la proprietà terriera dovesse essere tassata, mentre tutto il resto doveva restare al 100 per cento dell’individuo).
A raccontare la storia di questa protofemminista e gli albori di un gioco da tavolo diventato una sorta di ossessione nazionale, è ora The Monopolists. Obsession, Fury and the Scandal Behind the World’s Favorite Board Game di Mary Pilon, giornalista del New York Times e del Wall Street Journal (Bloomsbury, pp. 313, $ 27). Nel gioco di Lizzie si giocava con denaro finto, c’erano proprietà da acquistare e vendere, tasse da pagare, ferrovie, la casella «Vai in prigione». Insomma, un prototipo del Monopoli, praticato nella comunità utopica di Arden nel Delaware (che applicava la single tax, fra di loro anche lo scrittore Upton Sinclair), tra i quaccheri di Atlantic City e nel Williams College del Massachusetts. Liz ne creò anche una seconda versione, antimonopolistica (se un giocatore creava ricchezza venivano premiati anche tutti gli altri), ma prevalse la prima.
In quegli anni il furto di idee era all’ordine del giorno, e aziende dell’intrattenimento come Parker Brothers e Milton Bradley (oggi possedute da Hasbro) si contendevano i diritti del gioco delle pulci o del ping pong. Spesso chi praticava un gioco popolare apportava modifiche a sua volta. Charles Darrow si dichiarò alla fine inventore ufficiale del gioco di Lizzie creando qualche regoletta nuova e facendo ridisegnare il packaging a un amico, che tuttavia non ricevette un centesimo quando Darrow vendette i diritti alla Parker Brothers nel 1935. Quest’ultima pubblicò anche il Landlord’s Game originario, che però uscì ben presto di produzione, cancellando così ogni traccia di Lizzie e della sua invenzione.
A riscoprirne la storia fu, negli anni ‘70, un professore di Economia di San Francisco, Ralph Anspach, citato in giudizio da Parker Brothers per aver creato un Anti-Monopoly per illustrare le sue teorie: c’era la crisi del petrolio, i prezzi della benzina alle stelle, e nel gioco di Anspach i concorrenti cercavano di rompere i monopoli e di compiere azioni di servizio pubblico. Come «un David contro Golia», il professore vinse quando riuscì a dimostrare che il gioco esisteva ben prima del ‘35 ed era perciò un bene comune.