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 2015  maggio 07 Giovedì calendario

LA VARIABIELE ANDREA


[Andrea Dovizioso; Andrea Iannone]

Andrea, entrambi. Dovizioso da Forlimpopoli ha 29 anni, una moglie (Denise), una figlia (Sara), un titolo iridato (2004, classe 125); Iannone da Vasto di anni ne ha 25, una fidanzata (Claudia), tre terzi posti nel Mondiale (in Moto2, dal 2010 al 2012). Sono diversi nel fisico, nei modi, nei toni. Pacato, equilibrato, razionale “Dovi”; impulsivo, esuberante ma in piena maturazione “The Maniac”, come Valentino Rossi ha soprannominato Iannone.
Lavorano per metodi propri, dentro la stessa squadra. Ducati. Sono consapevoli di rappresentare la variabile più attesa, affascinante e promettente della MotoGP. Sul podio insieme, nella prima gara 2015 in Qatar; approdati in questa avventura rossa, finalmente felice, da strade molto diverse. Dovizioso (che due settimane dopo, a Austin, ha bissato il 2° posto, dietro Marquez) corre per Ducati dal 2013. Fatica, salite, poi una vera rivoluzione: «Penso che l’arrivo dell’ingegner Gigi Dall’Igna al vertice tecnico sia l’ingrediente chiave di un cambiamento profondo. E suo il merito di aver introdotto una gestione delle persone efficace e redditizia. Un leader di grande esperienza, capace di fare da collante eliminando rivalità interne; di farsi rispettare rispettando gli altri, sempre pacato, educato e concreto». La svolta in realtà era cominciata lo scorso anno, con una moto simile a un laboratorio. «Serviva osservare ogni aspetto prima di progettare la Ducati del 2015. Dall’Igna ha saputo aspettare e ha lavorato su una quantità di dati utili. In aggiunta, ascolta: per me è un interlocutore costante, prezioso. Insomma, un tecnico che abbina umiltà ad autorevolezza».
La diagnosi è pienamente condivisa dall’altro Andrea, al primo anno da pilota ufficiale dopo due campionati nella squadra satellite: «Nel team ci sono allegria e armonia. Per me conta moltissimo perché avverto il sostegno e il supporto di chi lavora al mio fianco e sopra di me, e su me ha deciso di investire. La Ducati è reduce da anni difficili. Ho cercato di comportarmi al meglio, ho fatto il possibile per crescere senza patire troppo la pressione. Così, adesso, mi sento orgoglioso e “accolto”. Il primo podio alla prima corsa, ovvio, è stato uno stimolo formidabile».
Iannone ha 7 tatuaggi, porta 3 anelli, non gradisce essere toccato. Viaggia in compagnia di un padre dal nome curioso, Regalino, e del fratello Angelo, ex pilota, fedelissimo e amatissimo assistente: «Ho stima e rispetto per Dovi. Ha sempre lottato ai vertici, in ogni categoria. Veloce, costante, intelligente. Con lui mi trovo bene».
Dovizioso è riservato, maestro nell’analisi di una moto, di uno stile, di ogni problema tecnico. Dal padre Antonio ha ereditato passione e perizia per il motocross; per il resto, casa, famiglia, un privato molto protetto: «Iannone è più giovane, ha uno stile di vita magari lontano dal mio, ma credo sia giusto così. Va forte. Però noi, di fatto, non lavoriamo insieme. Ciascuno traccia una propria rotta. Credo sia un elemento importante, questo: la Ducati segue entrambi e ciascuno di noi contribuisce a determinare una gestione globale del team. Problemi di convivenza: zero».
Per capire la distanza che separa un Andrea dall’altro Andrea basta dare un’occhiata ai rispettivi siti internet. Due autentici specchi dei rispettivi caratteri, a cominciare dalla grafica per finire al rapporto con i fan.
Poi ci sono i comportamenti da pista e le parole su temi obbligati e comuni. Marc Márquez per esempio, campione del mondo nelle ultime due stagioni, una iradiddio motociclistica. Dovi: «Ha qualcosa più degli altri, lo ammetto, e nello stesso tempo lo considero battibile. Ma se valutiamo quello che ha combinato, be’, un fenomeno. Credo, al contrario di molti, che la Honda senza di lui non avrebbe vinto affatto.
E completo, eccelle su molti fronti, non offre punti deboli. Maturo, intelligente, pronto sempre. Rischia, talvolta oltre il limite, comunque mostra un controllo strepitoso. Però, continuo a ripeterlo: nessuno è imbattibile, neanche Marc».
Iannone: «Be’, fortissimo. Uno che ha vinto molto in poco tempo. Per questo mi sento fortunato. Corro contro e con Márquez da anni. Abbiamo lottato tanto, ce le siamo date, l’ho battuto qualche volta. Essere prevenuti non serve: e adesso mi fa meno paura».
Poi, ovviamente, Valentino. Con lui i due ragazzi Ducati mantengono relazioni precise, connesse all’anagrafe e al carattere. Iannone: «Stiamo parlando dell’eroe della mia generazione. Adesso siamo lì, stessa pista, fianco a fianco. Se ci penso mi pare un sogno. Ero un ragazzino preso da quel campione così speciale e me lo trovo vicino, che corre e scherza con me. Come se non bastasse provo a batterlo, addirittura! Bellissimo. È questo, soprattutto, che mi rende orgoglioso e fiero del mio percorso... Valentino, che dire? Spiegare cosa provo è difficile. Ammirazione, rispetto. Per qualche verso continuo a fare il tifo per lui. Vorrebbe vincere il titolo numero 10: proverò a batterlo ma sarei contento se ci riuscisse. Sinceramente, mi farebbe piacere».
Dovizioso: «La nostra rivalità è stata spesso strumentalizzata. Allergie, incomprensioni? Sono voci false al 90%. La verità è che Valentino mi sorprende sempre, mi sorprende ancora. Il suo 2014 è stato eccezionale: ha compiuto un salto inatteso e difficile recuperando competitività in condizioni critiche. Questo sport cambia rapidamente e non è affatto scontato riuscire a modificare se stessi per tenere il passo. Lui ce l’ha fatta, è riuscito ad adattarsi a un nuovo modo di guidare e di correre. Il resto lo si deve al suo entusiasmo, alla sua determinazione. Ha uno spirito davvero indistruttibile».
Determinazione: neanche loro scherzano. Dovi la usa per rifinire un percorso mai facile: «Penso di essere migliorato negli ultimi tre anni e lo devo alle difficoltà che ho incontrato alla Yamaha prima, alla Ducati poi. Mi sono trovato a dover gestire pessimismi e momenti critici cercando di scovare il lato positivo di ogni circostanza, di dare il meglio. Adesso mi accorgo che ogni esperienza problematica mi è servita, ha migliorato sia il carattere che il modo di stare con le persone. Poteva andare diversamente. Non applico mai malizia, sono incapace di fingere: sono un uomo trasparente».
Iannone: «Sono esuberante, come molti ragazzi della mia età. Qualche volta mi comporto come uno spaccone ma è tutta energia, tutta roba utile perché, poi, so essere molto responsabile. Mi vedi lontano dalle piste ed è una cosa, mi vedi al lavoro ed è tutt’altro. Come due parti della stessa persona che convivono serenamente. Il soprannome non a caso viene da lì. Valentino, a furia di vedermi star dietro come un forsennato alle cose, anche le più piccole, ha cominciato a chiamarmi “The Maniac”. Credo sia abbastanza azzeccato perché, in effetti, ci do dentro. Ho cominciato a correre da bambino, ho sempre saputo che il pane lo si guadagna con il lavoro. Ecco, è quello che cerco di fare. Sogno una vita perfetta. Alla mia età, credo sia persino lecito».