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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

Professori e studenti sfilano contro la riforma della scuola di Renzi • L’economia europea torna a crescere • I vertici di Ei Towers indagati per le torri Rai • Gli «schiavi» italiani che in Australia raccolgono cipolle per undici ore a notte • Nei mesi dell’Expo per visitare il Duomo di Milano si pagano due euro Scuola 1 Centomila persone — secondo i sindacati, che parlano di «cortei mai così affollati» — in corteo a Roma, 30 mila a Milano, 20 mila a Bari, 10 mila a Torino, 6 mila a Palermo, 5 mila a Cagliari, centinaia ad Aosta, Catania, Bologna: 500 mila persone in tutta Italia sono scese in piazza per dire no alla riforma della scuola targata Renzi

Professori e studenti sfilano contro la riforma della scuola di Renzi • L’economia europea torna a crescere • I vertici di Ei Towers indagati per le torri Rai • Gli «schiavi» italiani che in Australia raccolgono cipolle per undici ore a notte • Nei mesi dell’Expo per visitare il Duomo di Milano si pagano due euro Scuola 1 Centomila persone — secondo i sindacati, che parlano di «cortei mai così affollati» — in corteo a Roma, 30 mila a Milano, 20 mila a Bari, 10 mila a Torino, 6 mila a Palermo, 5 mila a Cagliari, centinaia ad Aosta, Catania, Bologna: 500 mila persone in tutta Italia sono scese in piazza per dire no alla riforma della scuola targata Renzi. Due i punti contestati: aver legato la riforma al piano di assunzioni, «ricattando» così la platea della scuola ad accettare tutto pur di ottenere la stabilizzazione dei precari; e lo strapotere ai presidi nel decidere le sorti degli insegnanti. Anche se le cifre riferite dalla Questura ridimensionano l’impatto della protesta, resta il fatto che a scendere in piazza siano stati proprio tutti. C’erano i sindacati, che non erano così uniti dal 2007: Flc Cgil, Uil scuola, Cisl scuola, Snals, Gilda, e persino i Cobas, anche se il loro corteo seguiva un percorso alternativo. C’erano, oltre ai professori, al centro del disegno di legge in discussione alla commissione Cultura alla Camera, le associazioni degli studenti, le associazioni dei genitori, migliaia di bidelli e segretari che da questa riforma vengono solo «tagliati» (del 20%), c’erano pure i dirigenti scolastici, quelli che non ci stanno a fare la parte dei «super-manager tagliateste» mentre si barcamenano per le reggenze di diversi istituti. Scuola 2 Ieri, mentre sfilavano i cortei di protesta, Renzi ha ricordato ai manifestanti che «siamo il primo governo che mette tre miliardi sulla scuola», ma contemporaneamente ha mandato un messaggio di apertura: la protesta è da ascoltare, «è giusto affrontarla ed entrare nel merito». E ha dato qualche generica informazione sugli ambiti da ridiscutere: «Sulle assunzioni di determinate categorie piuttosto che di altre e sull’organizzazione del sistema scolastico». Argomenti che ha già avuto modo di affrontare – e su cui ha già dato indicazioni di apertura – un paio di settimane fa, in una riunione fiume con deputati e senatori del Pd della Commissione cultura. Quattro ore a cercare soluzioni su assunzioni di precari e poteri del preside, due tra i punti più contestati della riforma. E qualcosa da allora, rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri, è già cambiato: su proposta del Pd, in Commissione è passato un emendamento che fa sì che il Piano dell’offerta formativa non sarà più solo in capo al preside; lui darà l’indirizzo, ma il Piano verrà elaborato dal Collegio docenti e approvato dal consiglio d’istituto. E c’è un altro punto, molto criticato, su cui il segretario-premier ha aperto coi suoi parlamentari: la modifica della responsabilità di scelta dei professori da premiare (per i premi sono stati stanziati 200 milioni). Non più una scelta del preside solo: nell’individuare i più meritevoli, un emendamento del Pd che passerà con la benedizione del governo stabilisce che sarà affiancato da un Comitato di valutazione nominato dal Consiglio d’istituto. C’è una cosa, però, su cui Renzi coi suoi è stato chiaro: va bene mitigare i poteri del dirigente scolastico su premi e offerta formativa, «ma sulla scelta dei docenti, una volta stabiliti criteri chiari e trasparenti, dovrà essere lui il responsabile delle decisioni prese». [Sull’argomento leggi anche il fatto del giorno] Eurozona Il commissario per gli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, ha presentato le Previsioni della Commissione europea sostenendo che «l’economia europea sta vivendo la migliore primavera degli ultimi anni». La crescita nell’eurozona è stimata all’1,5% del Pil quest’anno e all’1,9% nel 2016. Moscovici ha definito «una buona notizia» il ritorno alla crescita anche dell’Italia «dopo anni di recessione», pur ricordando il problema del maxidebito. E che la ripresa italiana resta debole allo 0,6% nel 2015, nonostante gli interventi di stimolo della Bce, il quasi azzeramento dei tassi d’interesse sul debito, il deprezzamento dell’euro e il dimezzamento del costo del petrolio. Per la Commissione la discesa della moneta unica ha sostenuto le esportazioni del made in Italy e favorito un recupero di «competitività». Nel 2016 a Bruxelles stimano per l’Italia una ripresa all’1,4% (rispetto all’1,3% ipotizzato a febbraio) «grazie all’aumento della domanda esterna e agli investimenti». Nell’intero biennio non arriverebbero adeguati effetti positivi sulla creazione di nuovi posti di lavoro. La disoccupazione nel 2015 scende lievemente al 12,4%, restando a questo preoccupante livello l’anno prossimo. L’inflazione è data in risalita all’1,8% del 2016. Il deficit scende dal 2,6% del 2015 al 2% nel 2016. Ei Towers La Procura di Milano ha indagato 7 componenti del cda di Ei Towers, la società delle antenne tv di Mediaset, per l’ipotesi di aggiotaggio informativo, cioè manipolazione del mercato operata da chi diffonde notizie false concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione dei titoli. Al centro c’è il comunicato con il quale il 24 febbraio Ei Towers, nell’annunciare una Offerta di acquisto e scambio da 1,2 miliardi su Rai Way (la controllata delle torri di Viale Mazzini), tacque il testo che di fatto la rendeva impraticabile: e cioè il decreto della Presidenza del Consiglio che, emanato il 2 settembre 2014 per la quotazione in Borsa del 49%, esprimeva «l’opportunità allo stato» di mantenere pubblico almeno il 51% della società. Australia 1 Oltre 15.000 giovani italiani si trovano attualmente in Australia con un visto temporaneo di «Vacanza Lavoro». Hanno meno di 31 anni e, spesso, una laurea in tasca. Alla partenza, molti di loro neppure immaginano di rischiare condizioni di aperto sfruttamento, con orari di lavoro estenuanti, paghe misere, ricatti, vere e proprie truffe. Perlopiù finiscono nelle «farm», le aziende agricole dell’entroterra, a raccogliere per tre lunghi mesi patate, manghi, pomodori, uva. L’ultima denuncia arriva da un programma televisivo australiano, «Four Corners», durante il quale diversi ragazzi inglesi e asiatici hanno raccontato storie degradanti di molestie, abusi verbali e persino violenze sessuali. Gli italiani non sono esclusi da questa moderna «tratta». Mariangela Stagnitti, presidente del Comitato italiani all’estero di Brisbane: «In un solo anno ho raccolto 250 segnalazioni fatte da giovani italiani sulle condizioni che avevano trovato nelle “farm” australiane. Alcune erano terribili». Due ragazze le hanno raccontato la loro odissea in un’azienda agricola che produceva cipolle rosse. Lavoravano dalle sette di sera alle sei di mattina, anche quando pioveva o faceva freddo. «Non potevano neanche andare in bagno, dovevano arrangiarsi sul posto», dice Stagnitti. Un ragazzo, invece, era stato mandato sul tetto a pulire una grondaia piena di foglie. «È scivolato ed è caduto giù, ferendosi gravemente. L’ospedale mi ha chiamata perché il datore di lavoro sosteneva che aveva fatto tutto di sua iniziativa». Sulla scia della denuncia di «Four Corners», il governo dello stato di Victoria ha annunciato che darà il via a un’inchiesta sulle condizioni di lavoro nelle «farm», con l’obiettivo di stroncare gli abusi e trovare nuove forme di regolamentazione che mettano fine allo sfruttamento (Giaconi, Cds). Australia 2 Secondo i dati del dipartimento per l’Immigrazione, nel giugno dell’anno scorso in Australia c’erano più di 145.000 ragazzi con il visto «Vacanza Lavoro», oltre 11.000 dei quali italiani (ibidem). Duomo Nei mesi dell’Expo la Veneranda Fabbrica che da secoli veglia sul Duomo di Milano fa pagare ai visitatori un biglietto da 2 euro. In questi giorni, il Duomo, montagna di 108 metri in marmo di candoglia, invece degli abituali 7-8mila visitatori, ne vede almeno il doppio. Così, i dirigenti della “Veneranda” hanno deciso di mettere la città davanti al fatto compiuto. Da un giorno all’altro, sono spuntate le transenne sul sagrato e una folla di commessi alti e nerboruti che hanno cominciato a fare i buttafuori. «Chi non paga, non può entrare, a meno che ci sia una funzione sacra o che si debba confessare». Chi vuole entrare in chiesa da fedele, deve fare il giro ed entrare dalla porta laterale, in via dell’Arcivescovado, percorrendo 160 metri lungo la facciata sud della chiesa e scavalcando le code dei turisti davanti alle biglietterie (Dazzi, Rep).