Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

A BARCLAYS 4 MILIARDI DI LEHMAN

LONDRA
La Corte suprema conferma il verdetto della Corte d’appello di New York e chiude la disputa Lehman-Barclays. A mettere le mani su 4 miliardi di dollari di asset riconducibili alla banca americana fallita è l’istituto britannico guidato da Antony Jenkins. È il più recente sussulto del conflitto sugli asset di Lehman Holding la società di brokerage che finì nel gruppo britannico durante le convulse giornate che videro il crack della banca Usa. L’15 settembre Lehman s’appellò al chapter 11, dando via al fallimento nonostante avesse asset per 639 miliardi di dollari. Tre giorni più tardi Barclays ottenne dal tribunale la società di brokerage, ma rimase aperto il capitolo sulla titolarità di 4 miliardi di “cash” asset. James Giddens, il responsabile del Trust che sta cercando di recuperare il denaro dal fallimento, li ha rivendicati per pagare i creditori e fra essi molti hedge funds, incrociando le lame con Barclays. Una serie di sentenze si sono succedute da allora con quella dell’11 febbraio 2011 che già aveva sancito il diritto di Barclays su parte degli asset contestati. Nell’agosto scorso il nuovo verdetto e ieri la sentenza che dovrebbe scrivere la parola fine assegnando i 4 miliardi in via definitiva alla banca inglese.
Una buona notizia che raggiunge Barclays in un giorno che potrebbe chiudersi con spiacevoli sviluppi sul fronte del Libor. A riaprire il caso che pareva essere stato chiuso con la multa da 290 milioni di dollari pagata dalla banca inglese ai regolatori è stata una società britannica, Rhino, che sostiene di essere in amministrazione controllata per colpa anche del caso Libor e del comportamento della banca. Secondo Rhino l’istituto di Antony Jenkins non può essere solo incolpato di aver falsificato il tasso di sconto, ma di averlo fatto in collusione con altre banche violando, così, il codice sulla libera concorrenza. Una svolta che se confermata dai giudici potrebbe spingere Barclays e non solo Barclays verso nuove multe e nuovi indennizzi.
L.Mais., Il Sole 24 Ore 6/5/2015