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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

I COMPENSI D’ORO DEI CAPI DEI FONDI HEDGE

NEW YORK
Siamo nell’era della disuguaglianza, le tesi dell’economista francese Thomas Piketty vanno per la maggiore, anche se sono state oggetto di critiche, fra l’altro proprio su queste pagine. Eppure nel 2015 è ancora possibile che ci sia qualcuno con uno stipendio annuale di un miliardo di dollari.
Alpha, una pubblicazione specializzata di Institutional Investors, ha pubblicato ieri la sua inchiesta annuale sui compensi dei capi dei fondi hedge. Risultato: 25 grandi gestori di Hedge Fund si sono spartiti un compenso complessivo da 11,62 miliardi di dollari pari a una busta paga media di circa 465 milioni di dollari a testa. Ma il numero uno della graduatoria per compensi 2014, Kenneth Griffin ha portato a casa quasi tre volte tanto, 1,3 miliardi di dollari. Griffin è il leggendario fondatore del fondo Citadel di Chicago (lo costituì dalla sua stanza all’Università, a Harvard), gestisce circa 24 miliardi di dollari e il suo fondo più conosciuto, il fondo Kensington ha avuto per il 2014 un ritorno sull’investimento del 18%. Ma nella graduatoria dei 25 ci sono altri compensi miliardari. James Simons, fondatore del fondo Renaissance Techonologies, altro personaggio leggendario, matematico per formazione, aiutò a decodificare messaggi crittografati a Princenton, ma fu poi licenziato da un paio di lavori che aveva per «inadeguatezza» prima di mettersi per conto suo. Simons ha guadagnato 1,2 miliardi di dollari e il suo fondo che ha circa 22 miliardi di dollari in gestione ha dato ritorni del 14,5% sul fondo che ha fatto meglio di tutti specializzato in azioni, ma un altro fondo ha dato “appena” il 7,4%. Al terzo posto Raymond Dalio, il capo di Bridgewater Associates, il più grande del modno con 170 miliardi di dollari in gestione al quarto William Ackman di Pershin Square Capital che ha guadagnato «solo» 950 milioni di dollari. E qui arriviamo a un punto centrale per l’andamento di quest’anno: non tutti i ritorni sono stati soddisfacenti, anzi alcuni hanno avuto ritorni di pochi punti percentuali, fra il 3 e il 5-7% quando il ritorno dell’indice Standard and Poor 500 per il 2014 è stato del 13,68% se si include il reinvestimento dei dividendi.
Mario Platero, Il Sole 24 Ore 6/5/2015