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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

PROFITTI MONDIALI AUTO: 40% IN CINA

La Cina è l’Eldorado dei costruttori di automobili. Il paese asiatico concentra il 40% dei profitti mondiali nonostante pesi soltanto per il 22% delle vendite globali in volume, secondo i risultati dell’indagine realizzata da McKinsey. Questa concentrazione diventa sempre più forte dal momento che la Cina nel 2013 ha generato il 35% dei profitti globali.
Questa performance è da addebitare, secondo Laurent Giet, direttore associato da McKinsey, «alla crescita del mercato automobilistico cinese, ma ugualmente, al forte valore dei marchi occidentali agli occhi dei consumatori cinesi e dalle condizioni della produzione locale». L’appetito dei consumatori cinesi per i marchi forti è quello che permette al segmento premium di mettere a segno un livello di redditività eccezionale. I costruttori mettono a segno un margine operativo medio del 12%, quando su scala mondiale si accontentano del 7%. Sul segmento medio di gamma il marchio generalista meno performante in Cina rende molto di più del più performante in Europa, secondo il direttore associato di Mckinsey. Il dinamismo cinese contribuisce all’eccellente salute finanziaria dell’industria nel suo insieme. I grandi costruttori hanno ottenuto 127 miliardi di dollari (113,4 miliardi di euro) di risultati operativi nel 2014, il livello più alto mai raggiunto. Tra il 2008 e il 2009 il profitto globale era prossimo allo zero.
I risultati considerevoli non sono ripartiti in misura uguale fra i costruttori. Senza dubbio i vincenti sono quelli che operano sul segmento premium. I 9 milioni di veicoli di alta gamma venduti nel mondo l’anno scorso, pari al 12% delle vendite complessive, hanno generato il 38% dei profitti operativi globali. Questa redditività spinge i generalisti a tentare di incrociare una parte della torta: Ds automobiles si è resa indipendente da Psa Peugeot Citroën, Volvo ha annunciato che farà il suo primo stabilimento negli Stati Uniti e Alfa Romeo prevede di moltiplicare i nuovi modelli. Al di fuori del segmento Premium la situazione è più difficile. La Cina e l’America del Nord concentrano la grande maggioranza dei profitti realizzati a livello globale dai costruttori generalisti, che, invece, perdono in Russia, in America Latina e in India. In Europa sono tornati a crescere ma il margine operativo resta comunque molto debole, soltanto l’1%.
Secondo i costruttori gli investimenti esigono scelte strategiche guidate da un’analisi accurata delle possibilità di valorizzazione, dove e come, in termini di segmento di mercato, ha concluso Laurent Giet. È chiaro che è difficile essere performanti senza essere presenti in Cina o negli Usa. Questa logica spiega perché Renault ha realizzato un suo stabilimento in Cina. Un passaggio obbligato se il costruttore francese vuole migliorare significativamente il suo margine operativo nel mercato dell’automobile. L’anno scorso era stato del 2,2%.
Angelica Ratti, ItaliaOggi 6/5/2015