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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Se Sandro Bondi fosse ancora berlusconiano, e non già spudoratamente renziano, siamo sicuri che vergherebbe all’istante la seguente Ode a Dudù, senza verbi, secondo il suo consueto stile poetico: «Soffice Batuffolo / Indomita Furia / Sterile Quadrupede / Candido Enigma». Fabrizio d’Esposito. il Fatto.

Oggi, della politica, sono uno spettatore attento e tutt’altro che disinteressato, visto che mi è rimasta una grande passione intellettuale. Agli amici dico che mi sento come il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal. Solo che io vado a caccia di cretini. E, con gli anni, diventa sempre più difficile. Una volta c’era lo scemo del villaggio, riconoscibilissimo. Oggi il cretino ha una laurea, parla due lingue, ha tre telefonini. Si nasconde dietro l’apparenza, ma rimane un cretino. Giorgio Guazzaloca, ex sindaco di Bologna (Angelo Allegri). Il Giornale.

Stefano Fassina con il suo simpatico ma non sostenibile equilibrismo. Fassina ha carattere ma un politico è anche uno che, dopo aver governato il paese con Berlusconi, sceglie di costruire la sua opposizione a Renzi rimproverandogli di aver fatto un inciucio con Berlusconi, salvo poi ritrovarsi, in nome dell’anti renzismo, sulle stesse posizioni degli amici di Renato Brunetta. Un politico così, diciamo, non ha un grande futuro. Claudio Cerasa. Il Foglio.

Un bravo giornalista è tenuto a raccontare le cose almeno rispettando quella che a lui sembra la verità, sperando di cogliere nel segno o almeno di andarci vicino. Assomiglia, non a un artista, ma a un bravo artigiano e deve quindi sapere, proprio come lo sanno gli artigiani, che le sue opere non sono destinate ai musei. Mario Pirani, giornalista, morto a 89 anni. la Repubblica.

Il 25 aprile è la festa di una Liberazione di cui soprattutto i più giovani spesso nulla sanno (e forse nulla vogliono sapere). A furia di celebrare e commemorare nelle feste comandate quegli ideali e quei valori costantemente ignorati o oltraggiati nel resto della settimana, se ne sta disperdendo il significato. Antonio Padellaro. Il Fatto.

Senza lavoro, in Svizzera, non ti danno casa. E senza dimora non ottieni lavoro. Quindi devi trovare tutt’e due le cose insieme. Se non hai un contratto non puoi comprarti nemmeno l’abbonamento a bus e metrò o una carta telefonica. Marco Cicala. il venerdì.

La libertà di espressione era la vera essenza, l’anima della politica di sinistra degli anni Sessanta, che reagiva al conformismo e alla censura degli anni Cinquanta, alla quale si opponevano, già prima, gruppi radicali underground, i poeti Beat e gli artisti di San Francisco e del Greenwich Village. La libertà di espressione è sempre stato il mio principio e la mia motivazione centrale, parte dell’eredità dei filosofi dell’illuminismo che hanno attaccato con forza le autorità religiose e i privilegi di classe. Proprio per questo è stato incredibilmente scioccante, per me, il momento in cui i liberal americani hanno abbandonato il free speech negli anni Settanta e hanno inaugurato l’era del politicamente corretto, per la quale soffriamo ancora oggi. Invece di difendere il vibrante individualismo degli anni Sessanta, la sinistra è diventata una polizia del pensiero stalinista che ha promosso l’autoritarismo istituzionale e ha imposto una sorveglianza punitiva delle parole e dei comportamenti. Camille Paglia, leader femminista storica di New York (Mattia Ferraresi). Il Foglio.

Le cose, così come nascono, muoiono. E così anche i giornali. Non sono un nostalgico, ma il Pci ha avuto una grande funzione nella storia del paese, dalla Costituente in poi: ne parlo veramente come del mio papà e dell’Unità come della mia mamma. I papà e le mamme però muoiono e si è tutti tristi. Michele Serra (Silvia Truzzi). Il Fatto.

Si vis bellum, para pacem. È che Giulio Cesare è morto, Von Clausewitz è morto e anche i nipoti di Sun Tzu stanno molto male. Massimo Bucchi. il venerdì.

Il clero al suo interno si odia: non parliamo di quanto accade e soprattutto accadeva, nei conventi. Basta leggere I Vicerè di De Roberto, un romanzo bello quanto Il Gattopardo» di Tomasi di Lampedusa e forse persino di più. Giovanni aveva sintetizzato i rapporti fra sacerdoti in un detto: «S’incontrano e non si salutano; mangiano e non si invitano; muoiono e non si piangono». Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.

All’interno del Movimento si svolgevano polemiche e lotte tese come cavi d’acciaio. Ogni gruppo aveva già prodotto, per gemmazione, sottogruppi autonomi, progressisti o conservatori rispetto alla propria linea. Carlo Sgorlon, Il regno dell’uomo. Mondadori, 1994.

Era un ragazzo piccolo di statura, ma robusto, riccio e nero di capelli. Il naso gli partiva dal cranio come una pinna di squalo e isolava due grandi occhi protrusi, di colore differente, quali avevo visto soltanto nei gatti: uno era marrone, l’altro olivastro. Valerio Neri, Anna e il meccanico. Marsilio, 2005.

Un ebreo mediatore di matrimoni decanta la sua merce. «Ragazzo mio, ho proprio quello che fa per te: una ragazza di buona famiglia, colta... e con una dote, una dote di ventimila denari!». Il ragazzo sembra invogliato: «Non male, non male... hai per caso una foto della ragazza?». «Ma ragazzo mio, a una dote di ventimila denari non si allega nessuna fotografia!». Barzellette ebraiche.

L’armata tedesca si ritira, è infinita, continuano a passare soldati per un giorno, una notte, un altro giorno, io li guardo dal portone, nessuno ha la divisa stirata, sono tute spiegazzate, si vede che dormono vestiti, hanno frasche sulla testa e strisciate di carbone sulla faccia, sono mascherati come pagliacci. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti. 2011.

Don Corpi era un uomo di notevole prestanza; e di eccezionale robustezza a giudicare dalle movenze e dal passo, dalla stretta di mano che regalò al dottor Fumi, dal pieno della tunica, in alto, e poi giù giù per la vita: e dallo sventolare che fece a basso, indove annava a finì ch’era un sottanone de pezza forte che pareva la bandiera der Giudizzio. Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.

Il mio film preferito è Casablanca. Senza alcun dubbio. Michael Dobbs, autore di House of cards e già consulente di Margaret Thatcher (Vittorio Zincone). Sette.

Il piacere l’ha creato Dio. Peccato che sia peccato. Scritta su un muro di Corso di Porta Ticinese, Milano.

Le donne meschine dovrebbero pensare solo a se stesse. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 6/5/2015