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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

I CATASTROFISTI DISPEPTICI DEI GRANDI GIORNALI CI SONO RIMASTI MALE PERCHÉ, IN BARBA ALLE LORO PREVISIONI, EXPO 2015 È UN SUCCESSO

Per anni e anni e anni si è sostenuto, da parte dei blog antipolitici e della stampa specializzata in parole d’allarme, che l’Expo sarebbe stato un fiasco, che Milano e l’Italia ne sarebbero stati umiliati e che i padiglioni non sarebbero mai stati pronti in tempo utile. Poi c’è stata l’inaugurazione del primo maggio, filata perfettamente liscia sotto ogni profilo (padiglioni agibili, gran folla di visitatori) tranne uno: i black block (ai quali è stato consentito, col consenso delle autorità preoccupate d’impedire che prendessero d’assalto la Scala e scandalizzassero i Vip che assistevano alla Turandot, di devastare il centro della città, pestare i poliziotti, incendiare le automobili dei cittadini qualunque e le vetrine degli esercenti qualsiasi).
A dispetto dei black block, a dispetto cioè del solo padiglione che avrebbe dovuto essere smantellato e che invece è apparso più solido che mai, l’Expo non è soltanto un successo; è un grande successo. Ma quanti hanno alimentato fino a pochi giorni fa un assurdo allarmismo sull’inevitabile débâcle della manifestazione pretendono d’avere lo stesso l’ultima parola. Scrive per esempio Gian Antonio Stella sul Corriere: «Qualche pannello è ancora fuori posto, qualche portone resta chiuso, qualche martello continua a battere di notte per gli ultimi ritocchi? Dettagli. È andata. Ma sarebbe un delitto se dai patemi d’animo di questi anni e dagli affannati formicolii notturni di queste settimane non traessimo una lezione: basta con le date catenaccio». Vabbé, è andata, qualche dettaglio pur significativo a parte. Ma è andata soltanto perché ci si è dati una mossa all’ultimo momento, dopo aver colpevolmente poltrito per anni.
A dimostrazione che i gufi (come li chiama il boy scout, che se ne intende per via di tutti quei bivacchi notturni nei boschi del granducato toscano) hanno ragione anche quando hanno torto, ecco enunciata la morale della favola, come nelle storie della Pimpa, la cagnetta a pois: mai rimandare a domani quel che puoi fare oggi. Così anche i titoli del Corriere: «Non ci si può ridurre a lavorare sempre in una situazione d’emergenza». Perciò da domani niente più ritardi, niente più appalti taroccati, niente più infiltrazioni mafiose, niente più ammuina. D’ora in poi si lavora «giorno dopo giorno, come nei paesi seri». È più o meno quel che si dice ai propri figli adolescenti quando si mettono a fare i compiti alle undici di sera: «È questa l’ora di studiare? Da domani niente più Xbox».
Ishmael, ItaliaOggi 6/5/2015