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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

UNA GIANNA D’AUTORE

[Intervista a Gianna
Nannini] –
Un tricolore sventola su Gianna Nannini. Sul suo disco Hitalia, che ha raggiunto proprio ieri il prestigioso traguardo del triplo Disco d’oro grazie a vendite record, e sul nuovo tour che la rocker di Siena ha intrapreso lunedì sera a Firenze (stasera è a Roma, il 15 al Forum di Milano). Dicevamo del tricolore perché il sentimento musical-patriottico che ha avvolto negli ultimi mesi la Nannini ha radici profonde. Non è un caso se la scaletta del concerto - godibile e festoso, con una Gianna in piena forma e il giovane Enrico Nigiotti come supporter - vede tra le prime otto canzoni altrettante cover tratte dall’ultimo album: da Lontano dagli occhi di Sergio Endrigo alla battistiana Un’avventura, da La canzone di Marinella di De Andrè alla gucciniana Dio è morto. La Nannini, evaporato subito l’iniziale effetto-karaoke, in scena dà energia rock a questi brani che lei stessa ha rivisitato insieme al fido produttore Wil Malone. Le hit storiche arrivano più avanti: Meravigliosa creatura, Fotoromanza, America con Aria come gran chiusura. La incontriamo nei camerini mentre abbraccia la figlia Penelope, scatenata come la celebre genitrice.
Lei sta vivendo un curioso percorso parallelo: mamma e rocker. Come lo concilia?
«Bene. Penelope mi fa compagnia e l’intenzione è quella di portarmela dietro in tour il più possibile. Ha già quattro anni e mezzo».
In questi concerti domina l’atmosfera patriottica. Musicalmente si sente nazionalista?
«L’idea di incidere un album di cover e di portare queste canzoni in giro per l’Italia e per il mondo potrebbe apparire un’idea non originale. A questi brani storici mi sento sentimentalmente legata: mancava loro soltanto la voce rock. Che io imparai da ragazza ascoltando Janis Joplin».
Una canzone degli anni 60-70 che le fa ancora strofinare i nervi?
«Un’avventura di Lucio Battisti. La suonavo nei concertini e nei piano-bar quando non ero ancora famosa».
Ha rivisitato un brano di Guccini che fece scalpore: Dio è morto. Perché?
«È un pezzo che, malgrado il titolo, non è certo provocatorio. Anzi. È pieno di speranza e spiritualità. All’epoca fu censurato e poi riabilitato».
Perché Guccini?
«Perché è sempre stato il più rock di tutti, come linguaggio. A fine anni 70 facevo da supporter ai suoi concerti. Di quel periodo ho anche un ricordo curioso legato al mio caratterino fumantino: venni arrestata per offese a pubblico ufficiale e restai in galera tre giorni. Scarcerata giusto in tempo per raggiungere Francesco in tour».
Lei ha avuto sempre parecchio coraggio, anche dopo quella serata all’ultimo Festival di Sanremo nella quale è incappata in un’esibizione da dimenticare…
«Ho ammesso di aver fatto un troiaio. Ho sbagliato, ho preso male le note… Accade… Si sbaglia. Basta avere il coraggio di ammetterlo. In realtà avrei dovuto cantare O sole mio con Massimo Ranieri. Lui si è ammalato e ho cambiato all’ultimo programma. La realtà è che in tv il rock non lo si può fare live».
Dopo le accuse di evasione fiscale disse: mi stanno martirizzando…
«Nel corso della mia carriera mi sono sentita martirizzata alcune volte, ma la risposta del pubblico è stata spesso decisiva: si è schierato con me. Quella vicenda è acqua passata».
Secondo lei perché il pubblico la ama tanto?
«Forse per il mio carattere ruspante. E perché il coraggio non mi manca. Se devo mettere gli archi in una canzone non li campiono: vado a Londra e prenoto gli Abbey Road Studios. Non mi piacciono le cose musicalmente finte».
Nuovi progetti?
«Nel 2016 uscirà un disco di inediti, sto lavorando con Malone e con Pacifico. Una decina di canzoni sono già abbozzate».