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 2015  maggio 05 Martedì calendario

CAMBIARE È UNA SFIDA PER TUTTI

Debutto fortunato, quello di Matteo Renzi in Borsa. In genere, all’estero, i leader di governo evitano questo genere di sfide.
Continua da pagina 1 il rischio di associare il proprio volto a un ribasso della Borsa è infatti altissimo. Nel caso di Renzi, andare a Piazza Affari di lunedì mattina dopo sei lunedì consecutivi di chiusure in rialzo per l’indice delle blue chip – e per di più con il caso Grecia aperto anche di domenica – è un po’ come sfidare la sorte: se la seduta finisce male, il primo accostamento sarebbe con la visita del Premier. E invece è andata bene: con la Borsa, che ha chiuso con un rialzo tra i più elevati in Europa, sono salite anche le “quotazioni” di Renzi nella comunità finanziaria milanese, il cui ultimo confronto con un Premier risale alla meno fortunata visita di Mario Monti durante il suo Governo. Ma i paragoni sono ingiusti: nel 2015 – anno primo dei tassi a zero, del Quantitative easing e dei nuovi record dei mercati – l’urgenza delle riforme è la stessa del 2012, ma con i BTp al riparo da attacchi speculativi promettere «opportunità» è più importante che chiedere «sacrifici». Ed è proprio ciò che ha fatto ieri Matteo Renzi: promettere sostegno, aiuti e riforme economiche a un mercato finanziario ancora ingessato dai danni della crisi e la cui efficienza è di fondamentale importanza per garantire al Paese una ripresa concreta e sostenibile. La Bad bank per le sofferenze bancarie, la manovra per ridurre a un solo anno la deducibilità delle perdite sui crediti delle banche, l’impegno ad accorciare i tempi del recupero dei crediti e il fondo di turnaround per il rilancio delle imprese in difficoltà sono provvedimenti che rappresentano – se attuati come promesso – una svolta fondamentale non solo per il sistema economico e finanziario nazionale, ma un segnale di serietà e di cambiamento che da anni si attende invano sui mercati internazionali. Deludere queste aspettative sarebbe non solo più rischioso che in passato, ma rappresenterebbe un colpo fatale per le speranze di cambiamento e di ripresa di un sistema imprenditoriale sempre più tentato ad emigrare nei Paesi che offrono migliori condizioni, fiscali o amministrative. Per quanto riguarda le richieste avanzate da Renzi agli imprenditori, il messaggio di «aprire il capitale alla Borsa e a nuovi investitori» non è forse nuovo, ma resta comunque di grande attualità: il declino del capitalismo relazionale è un processo avviato dagli stessi imprenditori, ben consapevoli che le regole della globalizzazione lasciano pochi spazi ai mercati «familiari» o protetti. E con la stretta regolatoria sulle banche, il mondo del credito sarà sempre meno presente nel capitale delle grandi industrie manifatturiere. Ma vero è che la stessa richiesta di «apertura» potrebbero girarla al Governo gli imprenditori e il mercato finanziario: privatizzare le aziende pubbliche, o aprirle maggiormente al mercato, è un processo ineludibile ma ancora troppo lento a livello centrale, quasi impossibile quando si scende al livello locale. Avviare rapidamente le privatizzazioni promesse – dalle Poste alle Ferrovie – rafforzerebbe enormemente non solo la credibilità dell’esecutivo quando si impegna a separare politica e mercato, ma renderebbe più attraente e liquido un mercato nazionale dei capitali che ha fatto enormi passi avanti ma su cui c’è ancora troppa diffidenza tra gli investitori internazionali.
Alessandro Plateroti, Il Sole 24 Ore 5/5/2015