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 2015  maggio 03 Domenica calendario

INNAMORATA SON


[Flavia Pennetta]

La prima donna italiana a raggiungere la top ten in classifica, nel 2009. La sola nostra giocatrice ad avere vinto il Masters di fine anno, in doppio, nel 2010 a Doha in coppia con l’argentina Gisela Dulko. La tennista tricolore in attività con il maggior numero di tornei vinti in singolare, 10. Sarebbe fin troppo facile descrivere la Pennetta solo attraverso le perle di una carriera straordinaria e invidiabile. Flavia, infatti, nonostante un percorso agonistico lastricato di gloria, è sempre rimasta una ragazza del Sud. Limpida, sincera, solare, con il sorriso che conquista. Una donna di fascino e di passioni, generosa e schietta. E l’infortunio al polso che due anni fa l’ha quasi costretta al ritiro, anziché abbatterla, alla fine le ha fortificato il carattere, portandola al tempo stesso a prendere la vita con ancor più filosofia. Una donna e i suoi amori.
Flavia e l’amore per la famiglia.
«Papà, mamma e mia sorella sono fondamentali, sono il rifugio dei momenti difficili e l’approdo sereno dei periodi buoni. A loro mi rivolgo da sempre per avere consigli. Restano un punto di riferimento fondamentale. E poi mamma e papà sono stati tennisti, quindi certe dinamiche le capiscono al volo».
Però quando è nata lei, nonno ha perso definitivamente le speranze di avere un nipotino da portare a caccia...
«Se è per questo, papà non voleva più rivolgere la parola al ginecologo quando gli è stato detto che sarebbe nata un’altra femmina! Poi gli è passata, se è vero che lo ha appoggiato per farlo diventare presidente del Circolo Tennis Brindisi. E comunque al nonno per fortuna sono bastati i miei risultati perché mi perdonasse...».
Flavia e l’amore con Fognini.
«Fabio ed io stiamo bene insieme, siamo felici e credo sia l’unica cosa che conti. Certo, tener fuori la vita privata dalla propria professione è fondamentale, anche se molto difficile, in quest’epoca dominata dai social network. Io, poi, non mi separerei mai dal mio telefonino, però sulle cose private sono molto riservata. Fabio mi fa ridere, ha sempre la battuta pronta. Per me, in un uomo, è una qualità indispensabile».
Ora avete anche preso casa insieme, a Barcellona. Se son rose...
«Un passo importante, senza dubbio. L’idea di un progetto insieme, l’avvio della costruzione di qualcosa che ti lega per sempre. Ma non vogliamo correre troppo».
Flavia e l’amore per Brindisi.
«Un legame che non si è mai spezzato, ma è dopo i trent’anni che mi sono resa conto che non posso fare a meno di tornarci appena posso, anche se vivo all’estero. E pensare che da ragazzina, quando inseguivo il sogno di diventare professionista, non davo importanza alla casa dove ero nata. Brindisi ha le dimensioni ideali, mi muovo in cinque minuti e trovo tutto. A me spaventano le distanze. E Brindisi mi dà energia».
Flavia e l’amore per la Puglia.
«Mi identifico totalmente con la mia regione: sono solare e aperta come la mia terra. In comune abbiamo il desiderio di conquistarci uno spazio nel mondo e di farci notare per le nostre qualità, la voglia di diventare qualcuno lavorando sul nostro talento».
Lei ha sempre detto che non potrebbe vivere senza i colori e i sapori del mare. C’è un posto del cuore?
«Per una gita scelgo sempre volentieri la zona dei laghi Alimini, a nord di Otranto, dove mamma e papà hanno una multiproprietà. E adoro Rosa Marina, vicino a Ostuni, dove ho trascorso l’infanzia a casa della nonna».
Flavia e l’amore per la cucina.
«Amo molto cucinare da quando sono piccola, mi mettevo ai fornelli e cercavo di imitare nonna e mamma, eccellenti cuoche. E anche quando sono in giro per i tornei, se posso, non vado in hotel ma cerco di stare in un appartamento: le mie spaghettate dopo i match di solito sono molto ricercate!».
Piatto preferito da gustare?
«Le orecchiette pugliesi con il pomodoro e il cacioricotta, un formaggio che si trova dalle nostre parti: un piatto di una bontà pazzesca! E poi divoro teglie intere della parmigiana di melanzane di mia mamma, senza stancarmi mai».
Torneo preferito?
«Gli Us Open. Non so per quale motivo, ma per tante combinazioni che si mescolano tutte insieme a New York ho sempre giocato benissimo. E poi la semifinale raggiunta nel 2013 mi ha fatto uscire definitivamente dal tunnel, lì ho capito che potevo davvero tornare a essere protagonista ad altissimo livello, che avevo fatto bene a non arrendermi al dolore».
Dalla prossima settimana, però, è impegnata nel torneo di casa, a Roma. Dove le aspettative dei tifosi sono altissime.
«È sempre un’emozione giocare a Roma, il tifo lo senti quasi dentro. Credo che tutta questa energia finisca per darti una spinta in più, anche se è una pressione che devi saper gestire, naturalmente. E poi, come al solito, ci sarà da litigare con la famiglia. Roma è vicina, arrivano tutti a vedermi, ma io come sempre avrò poco tempo da dedicare loro. Perché, quando gioco, preferisco restare concentrata sulle partite».
Nemmeno un po’ di shopping?
«Quella è la consolazione se vengo eliminata, quindi spero di avere pochissimo tempo da dedicargli».
Però resta una delle sue grandi passioni...
«Certo, ovunque vada. Compro anche troppo, secondo mia madre, che mi dice: “Hai talmente tanti vestiti che non te li potrai mai mettere tutti”. Li ho sparsi fra Brindisi, Barcellona e qualche hotel, dove ho perso tante cose. Per questo non ho un abito che mi piace più di un altro, quando ne vedo uno che potrebbe starmi bene secondo lo spirito del momento, lo compro. E poi sono un’accanita collezionista di scarpe, anche se devo stare attenta a indossare troppo i tacchi, per le caviglie di una tennista non sono amici troppo consigliabili...».
Si considera una donna elegante?
«È il complimento più bello che mi abbiano fatto, anche se era su un campo di gioco. Credo sia una virtù innata, puoi migliorarla, ma viene dai geni».
In passato l’abbiamo anche vista sfilare sulle passerelle di moda...
«Non dimenticherò mai quella tensione. Se fossi scivolata non mi sarei più rialzata, per la vergogna».
Al Circolo Tennis Brindisi, dove ha appena trascinato l’Italia al successo in Fed Cup, ogni parete è occupata da sue foto, dai primi successi ai trionfi della maturità. Ma lei conserva i cimeli delle vittorie?
«La collezionista è mia madre, che non butta niente. Le prime racchette, i primi completini, le prime coppette. In fondo, i ricordi sono il modo più semplice e bello per rimanere uniti. E, per me, l’immagine più nitida del punto da cui sono partita e del percorso che ho fatto per arrivare a essere la giocatrice che sono».
Lei aveva un idolo quando ha cominciato a giocare?
«Monica Seles: ho cercato di copiare i suoi colpi sin dalle prime partite. Nella camera a casa dei miei, a Brindisi, ho le pareti ancora piene dei suoi poster».
Com’è il rapporto con il suo fisico?
«Dicono che il fondoschiena sia la mia parte migliore, la peggiore è la pancia, con gli addominali obliqui: non mi piacciono proprio».
Cosa c’è nel tempo libero di Flavia?
«Stare con gli amici, una cena al ristorante, guardare un bel film, di quelli romantici. Anche se il tempo a disposizione è sempre troppo ridotto rispetto a tutti i progetti».
Come si vede tra dieci anni?
«Probabilmente ancora nel tennis, magari a insegnare ai bambini. E con due figli: un maschio e una femmina».