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 2015  maggio 03 Domenica calendario

“CHIEDEREMO I DANNI SCONFITTI TUTTI QUELLI CHE VOLEVANO VEDERE SCORRERE IL SANGUE”

[Intervista a Giuliano Pisapia] –
MILANO.
Auto incendiate, vetrine infrante, arredi urbani sfasciati, muri sporchi, scontri con bombe carta e lacrimogeni. Sindaco Giuliano Pisapia, rovinata la festa dell’Expo?
«Veniamo da settimane bellissime e con centinaia di migliaia di donne, uomini, bambini felici, allegri: l’inaugurazione della Darsena, della Casa della Memoria, della M5 che attraversa la città e arriva a San Siro, l’Expo. Una città in festa. Tutte promesse mantenute, tutti tempi rispettati. Poi venerdì pomeriggio alcune centinaia di delinquenti, di idioti, hanno provato a devastare Milano e hanno provato a mettere la città in ginocchio. Non ci sono riusciti, sono stati arginati».
Non ci sono riusciti? Venerdì sera il centro di Milano era devastato.
«Certo la violenza e i danni ci sono stati ma in un chilometro della città, che ha strade e vie per oltre 5mila chilometri. Ho subito detto che era fondamentale isolare, individuare e punire i responsabili. E ho anche aggiunto che ci saremmo mobilitati subito per pulire e risistemare le zone coinvolte. E così sta avvenendo. C’è stata una reazione straordinaria del Comune e dei cittadini. L’opera di pulizia è iniziata subito e oggi ci troveremo in tantissimi proprio nelle zone colpite per dimostrare con i fatti che la città è capace di rispondere unita ai violenti e per dare un segnale forte di democrazia e civiltà.
Come giudica la gestione dell’ordine pubblico? «Evitato il peggio», come dice Alfano, o si poteva fare di più e meglio?
«Le forze dell’ordine sono state all’altezza della situazione, non ci sono stati feriti o peggio e non è poco. E sono riuscite a evitare che i danneggiamenti fossero molto più gravi di quelli avvenuti, come volevano fare i black-bloc che, voglio sottolinearlo, erano soprattutto stranieri o venivano da altre regioni».
Cosa dice ai milanesi che si ritrovano l’auto distrutta, il portone di casa imbrattato, ai commercianti che hanno subito ancora una volta decine di migliaia di euro di danni?
Chi pagherà tutto questo?
«Il Comune darà un contributo economico. La sera di venerdì con gli assessori ci siamo coordinati per organizzare gli interventi immediati e i risultati si sono visti. Anche il presidente Maroni ha messo a disposizione 1,5 milioni per chi ha subito danni. Spero poi che chi risulterà colpevole di queste violenze venga condannato a risarcire i danni».
Non è stato un po’ surreale il contrasto tra le cerimonie sul sito dell’Expo e alla Scala e quello che, quasi contemporaneamente, avveniva nelle strade della città?
È un contrasto che invece va sottolineato. Da una parte c’è chi ottiene lo straordinario risultato di presentare un’Expo bellissima, chi si impegna concretamente sui temi di Expo, dall’altra chi vuole rovinare tutto. I primi sono tantissimi, i secondi pochi e vanno isolati quando scelgono la violenza».
I primi giorno dell’Expo – al netto degli incidenti – sembrano un successo.
«La mia rabbia è proprio questa. Expo è partita, tutti i visitatori si dicono entusiasti. Una scommessa straordinaria che è stata vinta malgrado lo scetticismo di molti. Ci sono arrivati i complimenti da tutto il mondo, Milano e l’Italia sono al centro dell’attenzione di tutti».
All’Expo non tutto è pronto, soprattutto nel Padiglione Italia.
«All’Expo è stato fatto un miracolo, tutti i padiglioni sono visitabili, nulla manca a chi viene a vederla. Però da una parte c’è chi si impegnato per questa grande, forse ultima opportunità che ha il nostro Paese, dall’altro c’è chi denigra, magari senza sapere esattamente come stanno le cose. Ricordo solo che abbiamo superato 11 milioni di biglietti venduti».
Venerdì, nel suo discorso, ha detto: “Ce l’abbiamo fatta”.
Però ce l’abbiamo fatta con le procedure straordinarie, i ritardi, gli appalti sorvegliati, l’aiuto decisivo dell’Authority di Cantone, dopo che gli episodi di corruzione sono venuti a galla. Milano dunque sotto questo profilo non ha vinto la sfida. Come risponde a queste critiche?
«Ho sempre detto che avevamo creato gli argini e gli anticorpi per impedire le infiltrazioni delle mafie. E che questi tentativi ci sarebbero stati. Sarei preoccupato se non ci fossero state inchieste, misure interdittive, verifiche e, soprattutto controlli. Oggi possiamo dire che i tentativi di infiltrazioni sono stati sconfitti. I controlli ci sono stati e sono stati efficaci. Anche per quanto riguarda la corruzione, le mele marce, poche per fortuna, sono state individuate al momento giusto. Mi permetta di aggiungere che anche il Comune è stato un argine contro le illegalità e non è un caso che nelle intercettazioni degli indagati e degli arrestati si possa leggere che “da quando c’è Pisapia in Comune non si tocca palla». E poi non parlerei di “Milano” ma di alcune, poche, persone che si sono macchiate di reati. La città è dalla parte di chi si impegna senza tornaconti personali».
Il cardinal Scola ha detto a “Repubblica” che la buona borghesia milanese è scomparsa un po’ per mancanza di mezzi ma soprattutto perché presa «nella tenaglia dell’individualismo».
Condivide questo giudizio?
«Tutto cambia, ma non dimentichiamo che Milano è ancora la capitale del volontariato, dell’associazionismo, della solidarietà. In questi giorni si aprono il Museo Prada e l’Armani Silos, spazi per la città – le assicuro – bellissimi e innovativi. Per non parlare della collaborazione delle università, degli investimenti che le fondazioni fanno sul sociale, sulla cultura, sulla bellezza».
Sempre il cardinal Scola invita Milano a ritrovare la sua anima. Ce l’ha ancora, un’anima, questa città? E ce l’ha un’identità dopo che gli investitori stranieri si sono comprati i grattacieli, le grandi imprese e perfino le squadre di calcio?
«Milano ha molte anime: la solidarietà, la cultura, la bellezza, l’innovazione, l’ingegno della moda, del design, la tradizione della Galleria rimessa a nuovo e tornata splendida e i nuovi grattacieli che sono “milanesi” anche se di proprietà straniera. Nessuno può portarci via le nostre ricchezze. Milan e Inter sono le squadre di Milano, per questo in tanti le vogliono. Ma rimarranno sempre simboli di Milano nel mondo».
In conclusione, sindaco, è più arrabbiato per gli incidenti o felice nel vedere Milano al centro del mondo?
«Sono arrabbiatissimo per quello che è accaduto venerdì pomeriggio ma sono più felice perché oggi, girando la città, ho visto la gente contenta di tutte queste bellezze che Milano offre loro. E sono molto orgoglioso per la risposta immediata che i milanesi stanno dando a chi avrebbe voluto una nuova Genova, a chi – e non solo tra i black bloc – avrebbe voluto veder scorrere il sangue».
Non solo tra i black bloc? A chi si riferisce?
«A coloro che, nell’area della destra, sono delusi dal fatto che siamo riusciti a gestire una situazione difficilissima, a coloro che oggi, con un cinismo politico che mi fa tristezza, accusano le forze dell’ordine e l’amministrazione. Loro avrebbero preferito il disastro. Li abbiamo zittiti».
Roberto Rho, la Repubblica 3/5/2015