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 2015  maggio 03 Domenica calendario

BEE : « POSSO ESSERE LA FORTUNA DEL MILAN LO PORTERÒ NEL MONDO»

MILANO Per nulla deluso di non avere già firmato, sicuro di sé e del suo progetto, un po’ seccato per qualche notizia non esatta, modi molto educati ma fermi. Mr Bee Taechaubol, con l’assistente Janice sempre al fianco, ha voglia di presentarsi ai tifosi italiani.
Ci racconta qualcosa di sé?
«La mia famiglia viene dalla Cina, i miei nonni sono emigrati in Thailandia. Hanno sviluppato un business nel campo immobiliare, in particolare in Australia e in Vietnam, dove siamo il più grande investitore straniero. Questo è il business di famiglia. Il mio personale è sempre stato fare investimenti in varie attività: media, tecnologie, gestione di capitali altrui, costruzioni...».
E come si arriva al Milan?
«Sono stato invitato a investire nel football tante volte, in Premier League e in Championship, ma non mi interessava. Se faccio una cosa, voglio il massimo. Qualche tempo fa ho cominciato a investire creando delle accademie, all’interno di un programma di sviluppo del football in Cina, in accordo con il governo, che dovrebbe arrivare a coinvolgere 200 milioni di bambini. Stiamo già sviluppando queste accademie in Medio Oriente, Africa e Sud America. Non solo: organizzo una competizione di vecchie glorie, composta da sei squadre. Mi chiedeva perché l’Ac Milan: perché è la squadra n° 1 e ho capito subito che questa era l’idea che aspettavo. Fino ai 16 anni sono cresciuto a Sydney e in Australia il calcio italiano è il più popolare. A quei tempi il Milan era campione di tutto, il mio idolo era Marco Van Basten».
È difficile guadagnare con il calcio. Lei quali possibilità di sviluppo vede?
«Io credo che unire al Milan — che resta un brand importantissimo — il mio background da uomo d’affari basato in Asia e il mio network di conoscenze, sia una grande opportunità per far diventare il club ancora più forte. Sarebbe un onore far parte della storia del Milan».
Galliani e Barbara Berlusconi resteranno?
«Non vorrei parlare di questo, ma sono sempre state persone chiave».
Ma il Milan vive un momento di grande difficoltà: il club perde 91,3 milioni e la squadra non vince.
«Fa parte della normalità, in tutti i business ci sono alti e bassi. Probabilmente ora anche la serie A non è al livello degli altri campionati. Ma alla fine il Milan resta il più grande nome del calcio italiano: è solo in un momento di down, però la famiglia Berlusconi ha tutta la conoscenza e l’esperienza per portarlo in alto perché l’ha già fatto».
Qual è il suo umore ora: non è deluso di questo rinvio?
«No, per niente. C’è stato un fraintendimento, questo è un affare complesso, non ci aspettavamo assolutamente di chiudere. Abbiamo tanti punti da discutere, dettagli da sistemare e ci serve ancora un po’ di tempo. Tutto però procede bene, secondo le nostre previsioni, anzi visto quanto è complicato l’affare stiamo procedendo anche in maniera veloce. C’è stata un po’ di confusione su questo».
Ha già capito cosa significa il calcio in Italia?
«Credo di non averlo capito ancora bene e forse non lo capirò mai del tutto (ride, ndr ). Quel che so è che il Milan è un club italiano e continuerà sempre ad appartenere all’Italia: io sono un investitore, voglio solo aiutarlo a espandersi in Asia e nel mondo».
Ha chiesto uno sconto dopo aver visto Milan-Genoa?
«Non ho visto la partita, perché stavo discutendo con il presidente ad Arcore. Certo il Milan non è dove dovrebbe essere: a lottare per lo scudetto e nelle fasi finali di Champions. Una volta raggiunto l’accordo, ci tireremo su le maniche e ci metteremo al lavoro: con il management giusto e investimenti intelligenti torneremo a vincere».
Berlusconi ha detto che siete diventati amici.
«È un onore, è una persona da cui posso imparare molto».
Ora torna in Thailandia?
«Sì, non voglio lasciare la mia famiglia sola, ho due figli piccoli, di 4 anni e 2 anni, e nei prossimi giorni uno dei due festeggia il compleanno».
È consapevole che potrebbe scrivere una pagina di storia del calcio italiano?
«Non del tutto! Ho concluso affari più grossi, ma per tutto quello che il calcio rappresenta credo che questo sia il mio più importante».