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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

Arturo Toscanini ne aveva abbastanza della stagione al Metropolitan di New York, e aveva deciso di comprare un biglietto, cabina di prima classe, sulla nave migliore in servizio sulla rotta dell’Oceano Atlantico, verso Liverpool, in quella primavera 1915, il Lusitania

Arturo Toscanini ne aveva abbastanza della stagione al Metropolitan di New York, e aveva deciso di comprare un biglietto, cabina di prima classe, sulla nave migliore in servizio sulla rotta dell’Oceano Atlantico, verso Liverpool, in quella primavera 1915, il Lusitania. Con lui doveva essere a bordo un’altra primadonna, la seducente ballerina Isadora Duncan. Il vulcanico direttore d’orchestra italiano e l’enigmatica étoile americana avrebbero magari conversato sul ponte del piroscafo più veloce ed elegante del tempo. Ma il medico di Toscanini è preoccupato per un incipiente «esaurimento nervoso da stress», mentre la Duncan viene perseguitata dai creditori, il tour americano è un fallimento economico. Così Toscanini anticipa la partenza e salpa con la nave italiana Duca degli Abruzzi, battente bandiera di un Paese ancora neutrale per pochi giorni, mentre Isadora Duncan rinvia di una settimana il viaggio, accontentandosi del più economico piroscafo Dante Alighieri. Il Fato non vuole i due celebri passeggeri a bordo il primo maggio del 1915, e neppure il 7, alle 14,09 quando la nave che non avevano preso, la più bella dei mari, il Lusitania, viene colpita da un siluro, esploso da un sottomarino tedesco, nemico degli inglesi nella I guerra mondiale. Tra civili ed equipaggio annegano in 1153, di cui 128 americani. Il giorno dopo il New York Times titola a tutta pagina «Washington teme una grave crisi» e gli storici indicano nell’attacco al gioiello della marina commerciale uno dei passi cruciali verso l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto mondiale. Il Lusitania era il prodigio della tecnica nel primo Novecento. Varato dalla Cunard Line il 7 giugno 1906 e iscritto al Registro Navale di Liverpool, aveva 31.550 tonnellate di stazza lorda, 9 ponti passeggeri, da quelli nobili per gli aristocratici a quelli bui dei poveri emigranti, 552 cabine di Prima classe, 460 Seconda, 1186 Terza, una velocità di 25 nodi, ma in prova, con le quattro turbine che spingono le quattro eliche con 76000 cavalli, tocca i 26,7 nodi. L’esperto capitano William T. Turner ironizza alla partenza - così almeno scrissero i giornali dopo il disastro - «Torpedini? Siluri? Sciocchezze!», certo che nessun sommergibile tedesco avesse la velocità per inseguire ed inquadrare nei mirini il Lusitania. Sui moli di Manhattan gli strilloni vendono i giornali di New York con la pubblicità dell’ambasciata tedesca, che mette in guardia dall’imbarcarsi su piroscafi con bandiera di sua maestà inglese, che la marina militare del Kaiser considera legittima preda bellica. Si disse poi che molti dei passeggeri americani più noti, annegati al largo dell’Irlanda, avessero ricevuto telegrammi anonimi dai servizi segreti prussiani: «Non partite!». Ma gli aristocratici ignorano i pericoli e partono: l’impresario teatrale Frohman, Alfred Gwynne Vanderbilt, della famiglia di imprenditori, lo scrittore Forman e il filosofo Hubbard, l’editore Stone e Madame Anne Shymer, della U.S. Chemical Company, tutti vittime del naufragio. Turner naviga persuaso che la maestà del Lusitania lo metta al riparo da ogni pericolo. L’Ammiragliato di Londra suggerisce alte velocità, rotte a zig zag, navigazione al largo delle coste, dove i sommergibili si rifugiano, dopo la traversata atlantica e in vista dell’Europa. Segnala due siluramenti il 6 maggio. Il comandante invece rallenta davanti a qualche banco di nebbia e tiene rotta lineare. Si salverà, senza infamia, perché un’ondata benefica lo spazza dal ponte all’ultimo istante. Nuota in mare aperto per tre ore, poi una scialuppa lo raggiunge. Le voci che parlano di auto-sabotaggio inglese per attrarre gli Usa in guerra le disprezzerà fino alla morte. Era un inglese del XIX secolo, il galateo anche in guerra: nel 1915, prima dei massacri in trincea, gli ufficiali britannici - scrive lo storico Keegan - «andavano alla guerra come a caccia o a un match sportivo». Il Kapitän-leutnant del sommergibile U-20, Walter Schwiege, non ha questi snobismi, è già guerriero del Novecento. Inquadra l’Old Cape of Kinsale, promontorio irlandese, vede il piroscafo a lenta andatura, apre il fuoco. Il Lusitania, squarciato da una doppia esplosione, forse anche in sala macchine, cola a picco in 89 metri d’acqua in soli 19 minuti. Algido, Schwiege annota sul diario di bordo «Vediamo grande confusione sul ponte. Devono avere tutti perso la testa». Due anni dopo perirà anche lui, affondato con gli uomini del suo U-88 da una mina inglese. L’esploratore Ballard ha visitato con un sommergibile e vari robot il relitto del Lusitania, già vandalizzato dai pirati in questi cento anni. Collassato su una fiancata, stretto da una cortina di reti strappate negli anni ai pescherecci, è un cumulo di macerie punteggiate dalle mine inesplose di una recente esercitazione della Marina di Dublino. Ballard ha intravisto «una scarpa da donna e una vasca da bagno» e la prua «che si solleva fiera verso l’alto». «Il Lusitania - dice - è il più malinconico relitto che abbia visitato». www.riotta.it