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 2015  maggio 03 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUGLI SCONTRI MILANESI PER L’EXPO


DAGOSPIA - "Per fortuna grazie alle forze dell’ordine è stato tutto misurato e circoscritto, anche se le immagini erano orrende". Fabio Fazio, nel prologo di Che Tempo che fa, ieri sera ha detto la sua sulla manifestazione del primo maggio a Milano e sull’operato dei black bloc.
Il conduttore però, dopo averli chiamati "codardi incappucciati", in qualche modo minimizza i danni creati: "Qualcuno ha parlato di devastazioni. Adesso, voglio dire...Tutto è stato molto misurato e circoscritto".
Chissà se i proprietari delle macchine incendiate o dei negozi le cui vetrine sono state distrutte la pensano allo stesso modo. Il governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha parlato di un milione e mezzo di danni stimati. Ma meno male che ci sono i milanesi che ripuliscono tutto, merito soprattutto, a dire di Fazio, del sindaco Giuliano Pisapia che ha organizzato per oggi pomeriggio un raduno in città.
Su Twitter Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara su Radio24, ha risposto a Fazio: "Perché non invita uno di quelli che ha visto la propria macchina bruciare. Anche una sola macchina bruciata è devastazone. Basta c…".

DAGOSPIA
«Facciamo sesso selvaggio in cella?». Protesta, proposta indecente o ultima frontiera dell’ideologia antagonista? Forse, a giudicare anche dalla voce impastata, è solo un cocktail di rabbia, frustrazione e alcol a far parlare così la ragazza mora arrestata dopo gli scontri al corteo «no expo» e immortalata mentre straparla in un video piuttosto imbarazzante pubblicato da corriere.it.
Siamo a Milano, in via Giotto, all’altezza di piazza Michelangelo Buonarroti. Sotto il cielo grigio, tra i cellulari della polizia, due agenti camminano ai lati della ragazza, che è ammanettata, tenendole ognuno un braccio. Non sembra una tipica black bloc, anche se veste di scuro. Capelli neri lisci e lunghi, chiodo di pelle, jeans, sneaker grigie ai piedi, smalto rosa alle unghie, l’anonima fermata si lascia trascinare come se tutto - gli scontri, l’arresto, le manette ai polsi - fosse un gioco: «Guarda come si pattina, da-dan, da-dan...», canticchia scivolando a piedi uniti sull’asfalto. Uno dei poliziotti la asseconda: «Brava, bravissima».
Poi fornisce la sua versione della dinamica dell’arresto: «La mia sfiga è stata quella di tornare indietro, uno sbirro mi ha riconosciuto, “arrestatela, arrestatela, lei è cattiva”, cioè se io fossi andata dall’altra parte...». A questo punto forse prende coscienza della situazione e sembra innervosirsi, sfogandosi verbalmente sui poliziotti: «Arrestano me, me arrestano... non c’avete un cazzo da fareee», ringhia.
A cambiare il copione con una virata verso l’ hard , però, è l’arrivo di un altro fermato, anche lui scortato dalla polizia ma con meno voglia di scherzare della ragazza. Che invece resta sopra le righe e vuole subito far «amicizia» col compagno di sventura. «Anche tu? Bella, fratello!», esclama. «Possiamo fare sesso selvaggio in cella?», chiede agli agenti che mantengono una calma olimpica.
Sembra la versione 2.0 del «bacio al poliziotto» dell’attivista No Tav a Susa, solo che stavolta le intenzioni sono meno platoniche, e sono rivolte non alle «guardie» ma al compagno di lotta. Che però nemmeno la guarda. Così la tipa ricomincia la litania, mentre sparisce nell’auto della polizia: «Eh, la mia sfiga è stata quella che lo sbirro che mi ha picchiato mi ha riconosciuto... “fermatela, fermatela, arrestatela!“». E, per una volta, i commenti al video sono di unanime solidarietà per gli agenti. Oscar alla pazienza.

REPUBBLICA.IT
Una marea di tute colorate per lavare via lo scempio di quelle nere. Un richiamo per tutta la città, ’Nessuno tocchi Milano’ porta 20mila persone in strada a pulire. E parte il "Giuliano ripensaci", con il sindaco Piasapia in prima fila provocato da Claudi Bisio che a Pisapia dice dal palco: "Non vorrei rompere le scatole, ma Giuliano, ripensaci". Non è il solo a chiedere al sindaco di ricandidarsi nel 2016. Parte l’applauso. "Rispettiamo tutti le tue scelte private e politiche - insiste l’attore - ma questo applauso ricordatelo nei prossimi mesi". Dall’inizio della manifestazione, l’affetto dei cittadini è tutto per per lui. Tanti, tantissimi i partecipanti, quanti erano i No Expo. Pulizie materiali sui muri, sulle vetrine e per le strade. E pulizie simboliche: la città dell’Expo è altro da quanto visto il Primo maggio. Tute colorate, soprattutto bianche e azzurre. Così i milanesi sfilano per le vie del centro accogliendo l’invito del sindaco al "Nessuno tocchi Milano". "Stamattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - racconta Pisapia aprendo il corteo - mi ha telefonato per dire a me, a voi cittadini, che è entusiasta della risposta che Milano ha dato". "Questa è la festa della Milano che si unisce e che reagisce e dice no ad ogni sopruso e violenza - aggiunge - vi ringrazio, è una piazza bellissima, siamo tantissimi a dire no a chi ha cercato di sfregiare la nostra città con la violenza. Hanno cercato di rovinarci la festa ma non ci sono riusciti. Milano nessuno la deve toccare perché Milano si ribella". Circa due ore dopo, in piazza 24 maggio, il sindaco dice: "Siamo in 20mila".

Il corteo parte da piazzale Cadorna e imbocca via Carducci, poi fino alla Darsena, ripercorrendo a ritroso il percorso dei black bloc che nel giorno dell’inaugurazione dell’Expo hanno devastato la zona. I cittadini che non scendono lanciano agli altri i detersivi dalla finestra. Durante il tragitto, tra gli applausi di molte persone sul marciapiede o affacciate alle finestre, vengono ripulite le scritte dai muri e viene rimesso in ordine quanto lasciato ancora da sistemare. Milanesi presenti e pronti a lavorare, insieme alle squadre dell’Amsa e dell’associazione antigraffiti Retake Milano che mettono a disposizione le attrezzature.

E’ stato proprio Pisapia a coniare lo slogan con cui il Comune ha chiamato tutti a "dare un contributo per pulirla da scritte indegne per una società civile". Ci sono comitati, volontari dell’Anpi, associazioni come i City Angels. C’è appunto Claudio Bisio - autore della provocazione che lancerà di sicuro un nuovo hashtag - ci sono i conduttori di Radio2 Filippo Solibello e Massimo Cirri. Presenti anche i parlamentari Pd Ivan Scalfarotto, Barbara Pollastrini, Emanuele Fiano oltre a Nando Dalla Chiesa.

"Noi tre - le parole di Bisio dal palco mentre abbraccia il sindaco e Cirri - siamo stati quattro anni fa a Milano con un doppio arcobaleno bellissimo, ho una foto ricordo stupenda. Non voglio adesso rompere le scatole a Giuliano per dire ripensaci, ma Giuliano ripensaci". All’appello si unisce anche Cirri. "Io sono di quelli che avevano qualche perplessità su Expo che sono legittime, ma queste perplessità sono state cancellate dai violenti. Giuliano ripensaci".

Una manifestante No Expo si è presentata con un cartello: «Vi mobilitate per le cose materiali e non fate lo stesso per le persone e le loro esistenze. Restiamo umani!». E subito è esplosa la lita


(Agr) Oltre 3 mila persone in piazza a Milano contro le devastazioni del primo maggio a margine del corteo No Expo. La città risponde con la manifestazione «Nessuno tocchi Milano». «Questa è la Milano che dice no ai soprusi e alla violenza», dice il sindaco Giuliano Pisapia dal palco di Piazzale Cadorna.
Una precaria con qualche precedente per droga e per furto, un ragazzo che lavora come commesso in un negozio, una donna di 33 anni «molto attiva nel sociale» a detta del suo legale e due giovani, uno piemontese e l’altro di Lodi, incensurati.
E nessuno di loro mai coinvolto nelle indagini milanesi degli ultimi anni sulla galassia dell’antagonismo. È il profilo delle cinque persone arrestate ieri perchè, assieme ad un gruppo di almeno cinquecento black bloc armati di pietre, bastoni, mazze ferrate e molotov, avrebbero messo a ferro e fuoco il centro di Milano nel giorno dell’apertura dell’Expo. Mentre gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, attendono le relazioni della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri che analizzeranno filmati e video per dare un volto agli ’incappucciatì, l’ipotesi di reato che si profila è quella di «devastazione», che prevede pene fino a 15 anni di carcere. Reato a cui potrebbe essere affiancata anche l’imputazione di incendio, così come era avvenuto per gli autonomi coinvolti nei disordini del marzo 2006 in corso Buenos Aires, sempre a Milano.
Nel frattempo gli investigatori continuano a setacciare la città: alcuni stranieri (francesi e tedeschi sono l’anima dura e militare del blocco nero) sono stati identificati in via Washington e molti altri potrebbero aver già lasciato le strade milanesi, dopo averle trasformate in un inferno. Al momento, dopo le espulsioni di stranieri dei giorni scorsi a seguito dei blitz preventivi (un arrestato tedesco è stato scarcerato), gli indagati sono quasi tutti italiani.
Tre giovani, due italiani e un francese, sorpresi ieri dagli agenti della polizia locale mentre caricavano a bardo di un’auto zainetti con dentro tute nere, passamontagna e caschi, sono stati denunciati per porto di armi improprie. E 14 italiani, tra cui due donne, sono stati indagati a piede libero per porto di armi improprie e devastazione con gli atti trasmessi dai carabinieri al pm Luigi Luzi. La devastazione, invece, non è stata contestata ai cinque arrestati che sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di armi improprie. Per loro il pm Piero Basilone ha chiesto la custodia cautelare in carcere e l’udienza con gli interrogatori dovrebbe tenersi lunedì. I cinque, stando a quanto emerge dagli atti, si sarebbero mossi in blocco, assieme agli altri incappucciati, per contrapporsi alle forze dell’ordine lanciando sassi e devastando vetrine e in alcuni casi avrebbero anche colpito gli agenti con i bastoni. Tra loro una presunta casseur (così vengono definiti gli antagonisti che vanno in piazza solo per sfasciare) di 42 anni, H.P., con qualche guaio giudiziario alle spalle per reati contro il patrimonio e droga, ma non conosciuta per precedenti violenze in manifestazioni di piazza.
«È una precaria, abituata a manifestare, ma non ha mai avuto la fama di black bloc», ha spiegato il legale, l’avvocato Paolo Antimiani. Stando a quanto risulta, la donna sarebbe riuscita in un primo momento a sfuggire all’arresto, grazie alla copertura a colpi bastoni contro gli agenti da parte di altri ’nerì. L’altra donna finita a San Vittore, Anita di 33 anni, ha un precedente per resistenza a pubblico ufficiale, ma per il suo legale, l’avvocato Francesca Salvatici, «ha partecipato a tante manifestazioni e mai nelle frange violente, molti anzi la conoscono per il suo lavoro in cooperative sociali». Jacopo P., 23 anni, invece, come ha raccontato l’avvocato Loris Panfili, «ha una famiglia normalissima alle spalle, padre pensionato e madre casalinga, e lavora in un negozio di scarpe in corso Buenos Aires».
Senza precedenti penali, infine, un lodigiano di 27 anni e un uomo di 32 anni che vive ad Alessandria. Per loro cinque, come per altri soggetti, un’eventuale ipotesi di devastazione dipenderà dallo sviluppo delle indagini. Nel frattempo, l’aggiunto Romanelli ha voluto ringraziare le forze dell’ordine per il «lavoro straordinario» che ha permesso di «circoscrivere l’area dei disordini».