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 2015  maggio 03 Domenica calendario

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maggio 2015
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Economia RMDom
Pensioni, nuovi conti con lo stop della Consulta buco fino a 9 miliardi
Il ministero dell’Economia: “Impatti sui bilanci passati e futuri” si teme l’effetto sul patto di Stabilità e la reazione di Bruxelles
VALENTINA CONTE
ROMA .
Il buco si allarga. La sentenza numero 70 della Corte Costituzionale, quella arrivata giovedì e che dichiara illegittimo il blocco dell’adeguamento all’inflazione di oltre cinque milioni di pensioni sopra i 1.500 euro lordi nel biennio 2012-2013, rischia di scavare una voragine nei conti pubblici. L’Avvocatura dello Stato, nell’audizione pubblica presso la Corte, ha parlato di 5 miliardi, forse prendendo a riferimento la relazione tecnica del 2011 al Salva- Italia. In realtà, le cifre potrebbero lievitare fino a 8-9 miliardi per il pregresso (2012-2014), da sanare e dunque da restituire ora ai pensionati. A cui sommare almeno 3 miliardi l’anno per 2016 e 2017. Una vera e propria bomba da disinnescare, anche con il placet di Bruxelles (martedì arrivano nuove stime della Commissione), se l’Italia vuole evitare procedure di infrazione ex post per deficit eccessivo.
In queste ore il governo studia la sentenza, calibrandone gli effetti. «Sembra inevitabile che ci siano impatti sulle finanze pubbliche per il passato e per il futuro», trapela dal ministero dell’Economia. «Occorre capire con cura qual è la dimensione di questo impatto. E valutare anche eventuali contromisure per il futuro, se necessario e se possibile. Ma è presto per dirlo». I pensionati della Cgil calcolano il buco in 9,7 miliardi, sommando gli 8 miliardi del biennio Fornero e l’effetto del nuovo blocco del governo Letta (totale per le pensioni superiori a sei volte il minimo e parziale per quelle sopra le tre volte). Perdita media pro-capite di 1.779 euro negli ultimi quattro anni. «Chiediamo che i pensionati siano rimborsati in tempi celeri, così come avvenuto dopo l’altra sentenza relativa al prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro », insiste Carla Cantone, segretario generale Spi-Cgil.
«Si paga con quattro anni di ritardo l’arroganza di chi nel governo Monti, in quei drammatici giorni del 2011, con l’Italia a un passo dal baratro, non ha voluto ascoltare i richiami del Parlamento su esodati e blocco dell’indicizzazione », accusa Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera. «Ora sarà necessario una riclassificazione del deficit negli anni di competenza, 2012 e 2013, ma anche 2014, per l’effetto trascinamento. E questo potrebbe portare a un rapporto tra deficit e Pil sopra il tetto del 3%. Dai primi conti, l’effetto per il periodo 2012-2014 è tra gli 8 e i 9 miliardi e di 3 miliardi l’anno per 2016-2017. Ecco perché ora governo e Parlamento devono lavorare compatti, senza polemiche e strumentalizzazioni, per convincere Bruxelles a non penalizzarci ancora e per sterilizzare gli effetti futuri con una nuova norma». Ad esempio tornando alla soluzione Prodi-Damiano del 2007, laddove «le esigenze di bilancio, affiancate al dovere di solidarietà, hanno fornito una giustificazione ragionevole alla soppressione della rivalutazione automatica annuale per i trattamenti di importo otto volte superiore al trattamento minimo Inps», scrivono i giudici della Corte Costituzionale nella sentenza 70 del 30 aprile scorso. Quel blocco, a differenza dell’altro Monti-Fornero, fu valutato come legittimo, perché non violava i principi di uguaglianza, solidarietà, proporzionalità e adeguatezza (cioè gli articoli 2,3, 36 e 38 della Costituzione). E dunque proteggeva gli assegni medio-bassi, colpendo quelli alti. Una soluzione già scritta.
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