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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

LO «SCHETTINO» DELLA SUD COREA CONDANNATO ALL’ERGASTOLO PER «OMICIDIO»

Nessuna attenuante, niente sconti di pena, anzi l’ergastolo per lo «Schettino» della Corea del Sud, ossia il comandante Lee Joon-seok, alla guida del traghetto sudcoreano Sewol colato a picco il 16 aprile 2014 con oltre 300 vittime. Ieri il verdetto che lo ha riconosciuto colpevole anche di omicidio nel giudizio di appello dinanzi alla corte di Gwangju. La tragedia, la peggiore nella storia del trasporto marittimo in Corea del Sud, costò la vita a decine di studenti in gita e creò un’indignazione diffusa senza precedenti, specie nei confronti di Lee, 69 anni, il principale responsabile dell’incidente, che ha evitato per la seconda volta la pena capitale come richiesto dalla pubblica accusa.
La sua fuga in abbigliamento intimo sulle prime imbarcazioni di soccorso, quando la nave stava affondando, gli era costata a novembre la condanna a 36 anni di reclusione per negligenza e abbandono del traghetto, ma l’assoluzione per omicidio. Il verdetto giudicato «troppo mite» dai parenti delle vittime (e dall’opinione pubblica), scesi a protestare a Seul nel fine settimana contro il governo per la vicenda dei risarcimenti. Altri 14 membri dell’equipaggio sono stati condannati in secondo grado a pene che variano dai 18 mesi ai 12 anni, contro le pene più dure comminate in primo grado, da 5 a 30 anni. «Gli atti del capitano Lee equivalgono a quelli fatti da una persona con la massima responsabilità che fugge da un tetto in elicottero quando un edificio è in fiamme», ha affermato il presidente della corte, Hwan, motivando la sentenza. Un abbandono della nave ancora più ingiustificabile quando a bordo c’erano 304 passeggeri sui 476 totali, «tra cui giovani studenti, in attesa ordinata delle sue istruzioni per poter abbandonare la nave. Data la pesante responsabilità in capo al comandante, i suoi atti sono simili a quelli di un omicidio», ha concluso Suh.