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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

QUEI GIOVANI INGLESI PRESSANTOTTESCHI

William M. Thackeray, Le memorie di Barry Lindon, Fazi 2015, pp. 480, 17,50 euro, ebook 9,99 euro.
Immorale e fascinoso, dopo il film di Stanley Kubrik, un cult del 1975, Barry Lindon è diventato l’icona d’un Settecento laccato, libertino e paesaggistico, forse non così vero, anzi fasullo, ma a sua volta fascinoso e immorale. Anche Thackeray - se non si fosse ispirato alla vita dell’avventuriero irlandese Andrew Robinson Stoney per scrivere Le memorie di Barry Lindon nel 1844 ma ne avesse ricavato un film centotrent’anni più tardi - avrebbe fatto del suo eroe sregolato e amorale un poster da Swinging London più che un personaggio da romanzo picaresco. Ma il Barry Lindon originale, con le sue avventure galanti e militari, con le sue cadute e resurrezioni e con i suoi intrighi, ha una carica romanzesca che manca agl’idoli pop della controcultura, di cui il Barry Lindon di Kubrik è un po’ il campione e la bandiera (come prima di lui, a suo modo, anche il violento, brutale, nichilista Alex d’Arancia meccanica). Sono letture difficili: la prosa del classico romanzo inglese dell’Ottocento non è fatta di dialoghi veloci e descrizioni sintetiche. Ma chi l’affronta capisce che il mondo è cominciato prima del monolite lunare in 2001.

T.C. Worsley, Compagni di viaggio, Clichy 2015, pp. 360, 12,00 euro.
Forse non è il miglior memoir sulla Guerra di Spagna scritto da un radicale inglese. Omaggio alla Catalogna di Orwell (Mondadori 2002) è un classico - un classico anche del pensiero politico - e non ha semplicemente rivali (sono robetta, al confronto, anche 1984 e La fattoria degli animali). Forse è un libro migliore anche Boadilla (Einaudi 1974) d’Esmond Romilly, nipote di Winston Churchill. Ma Compagni di viaggio, il romanzo autobiografico che racconta (cambiandone i nomi dei protagonisti) l’avventura rivoluzionaria del poeta Stephen Spender, del suo amante Tony Hindman e degli altri giovani inglesi, radicali e gaudenti, molto «pressantotteschi», della cerchia di W.H. Auden e di Christopher Isherwood, due colonne della letteratura inglese moderna, è una storia più moderna di Boadilla e d’Omaggio alla Catalogna. È una storia di comunisti aristocratici, di passioni per la politica e, per la letteratura estreme, per la sex revolution. Sono le passioni che negli anni della guerra fredda racconteranno (ma meno bene di quanto le racconti Worsley) le cronache e le spy stories inglesi.

Stefan Zweig, Franz Anton Mesmer, Castelvecchi 2015, pp. 92, 14,50 euro.
Parte d’un trittico, raccolto sotto un impegnativo titolo generale, L’anima che guarisce, questa biografia di Franz Anton Mesmer, medico e stregone, inventore del «magnetismo animale», marciava a braccetto con la biografia di Mary Baker-Eddie, fondatrice del cristianesimo «scientista», e con quella di Sigmund Freud, Mago Magò dell’«inconscio», della «libido» e di altre chimere pseudoscientifiche. Col senno d’adesso, passate le ere storiche, sarebbe facile liquidare questi tre guaritori, di cui Zweig celebra con ammirazione il coraggio intellettuale, come dei cialtroni. In realtà erano dei visionari: artisti in prestito alla religione e alla medicina. Mesmer, che incantò i salotti illuministi del Settecento coi suoi spettacoli di prestidigitazione magnetistici, acchiappava farfalle. Così come anche la Baker-Eddie, convinta che le malattie possano essere sconfitte con la forza di volontà e le preghiere, era a tutti gli effetti un’invasata. Di Freud, poi, si è parlato anche troppo. Ma ai tempi loro erano degli outsider, e non dei cialtroni come quanti ancora si richiamano alle loro teorie.
Diego Gabutti, ItaliaOggi 29/4/2015