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 2014  marzo 28 Venerdì calendario

E ALLA FINE IL BHUTAN VINSE (COL FAVORE DEGLI DEI)


La storia del mese per tutti i romantici, i seduttori e i fuggitivi è quella del piccolo Bhutan, numero 209 del ranking Fifa – è l’ultimo posto –, che nel primo turno delle qualificazioni al Mondiale di calcio del 2018 ha eliminato lo Sri Lanka (numero 174: la stessa distanza che c’è fra Senegal e Germania) qualificandosi per la fase a gruppi del continente asiatico. I ragazzi himalayani avevano già vinto 1-0 l’andata a Colombo, come ha raccontato Luca Bianchin su Extra-Time: di fronte all’opportunità dell’impresa storica il loro cuore non ha tremato, e la fortuna si è schierata di conseguenza. Nel ritorno di Thimphu, in equilibrio (1-1) fino all’ultimo, lo Sri Lanka ha centrato un palo proprio al 90’: travolti dalla disperazione, gli isolani – stiamo parlando della vecchia Ceylon – non hanno nemmeno inseguito la stella del Bhutan, Chencho, che è andata a segnare il definitivo 2-1 nel tripudio dei 30 mila spettatori (20 mila dentro lo stadio, gli altri fuori perché non ci stavano), delle mandrie di yak al pascolo e verosimilmente anche dello Yeti.
James Montague, inviato prima a Colombo e poi a Thimphu, ha descritto sul New York Times l’eliminatoria, la prima del nuovo Mondiale con quelle che hanno promosso Taipei, India, Timor Est e Cambogia: si è scoperto così che poche ore prima di scendere in campo per il match di ritorno la squadra del Bhutan era ancora chiusa in un monastero buddhista a tirare i dadi, un modo di leggere il futuro piuttosto frequente da quelle parti, tanto che lo stesso Dalai Lama vi si dedica con partecipazione. Quando il capitano Tshering ha centrato un triplo tre è stato chiaro a tutti che gli dei erano propizi, e che lo Sri Lanka non avrebbe avuto scampo: un palo al 90’, del resto, non si centra mai per caso.
Nel prossimo livello delle qualificazioni asiatiche il Bhutan verrà inserito in uno dei gruppi a sei squadre e pescherà fra i giganti del continente come il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia (che calcisticamente fa parte dell’Asia, non potendone più del basso livello dell’Oceania). Trattandosi di un Paese a dir poco rilassante, in cui il turismo è ancora a numero chiuso o quasi, sarà interessante scoprire la reazione delle autorità himalayane di fronte a eventuali richieste d’ingresso di tifosi stranieri. Si gioca a oltre3.000 metri – come solo in Bolivia, dove fra l’altro Argentina e Brasile hanno sempre meno voglia di andare –, la ricettività alberghiera è quella che è, la nazionale dello Sri Lanka ha dovuto volare con quattro scali (e due notti passate sui divani di improbabili aeroporti) per raggiungere Thimphu. Insomma, il Bhutan è così difficile che nel giro dei grandi viaggiatori per sport non si parla d’altro. Del resto nessuno ha dimenticato The other final, il meraviglioso documentario del 2002 (lo trovate a pezzi su YouTube) sul match tra Bhutan e Montserrat, le ultime due del ranking Fifa di allora. Buon divertimento, e per i più pazzi di voi buon viaggio.