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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

QUARANTA

«Mi sento bene, mi piace questo lavoro. Sono convinto che una buona vita e l’allenamento possano mantenerti al top fino a 40 anni. Questa non è l’atletica. La differenza sono la motivazione e la concentrazione» (Valentino Rossi).

CINQUE «Con cinque nuovi acquisti saremo pronti per giocarci il titolo con le migliori squadre. Saremo lì all’inizio della nuova stagione alla pari di quelle che ora stanno lottando per scudetto e posti in Champions» (il centrocampista dell’Inter e della nazionale croata Marcelo Brozovic).

GLOBALIZZATO «Eder era nella lista degli elementi da seguire in Europa. Ho visto alcune immagini televisive di una sua partita con la Samp. Ha buoni colpi. Da brasiliano. Ha scelto Conte? Ormai il calcio è globalizzato. Uno accetta l’offerta che trova più interessante. Gli azzurri hanno fatto un buon colpo. Eder ha il gol facile» (il ct brasiliano Carlos Dunga).

PUZZA «Nelle congiunture negative tutti ti abbandonano: giocatori, giornalisti e pubblico. È quella che si definisce la condizione umana, il vincitore profuma e tutti gli si vogliono avvicinare, il perdente puzza e la gente se ne allontana. Ho conosciuto molti leader che alla prima difficoltà cambiano strada, li rispetto ma non li stimo. Io sono differente» (Marcelo Bielsa).

FIGO «È vero, mi sento sottovalutato. Ma è dipeso da una mia chiusura con gli altri. Non ho mai voluto essere personaggio, non fa per me. E in questo mondo se non appari non sei figo» (Andrea Dovizioso).

MONTESSORI «Marchionne è uno di noi. Molto più vicino di quanto la gente pensi. Sta nell’ombra, ma interviene quando ci sono ostacoli da superare. È appassionato, tanto che si è seduto in prima fila anche agli strategy group e in F.1 Commission. Non è uno che usa il metodo Montessori, ma se sei sveglio e impari in fretta è una fortuna stargli accanto» (Maurizio Arrivabene, capo della Gestione Sportiva della Ferrari).

CASA «La Formula 1 è una vecchia casa che piace sempre meno. Non bastano i ritocchi, serve una profonda ristrutturazione, i team se ne sono resi conto. Non è questione di dittatura, ma non si può tollerare un sistema in cui per cambiare le regole è necessaria la maggioranza assoluta, basta un team per bloccare tutto» (Bernie Ecclestone).