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 2015  marzo 29 Domenica calendario

PEROTTI: MENO SUSSIDI E PICCOLI «FAVORI» DEL FISCO COSÌ TAGLIEREMO LA SPESA

ROMA Definisce «ottimo» il lavoro di chi l’ha preceduto nello scomodo compito di ridurre la spesa pubblica, Carlo Cottarelli, e lascia intendere che nessun capitolo (tranne le pensioni) sarà risparmiato nella nuova ricognizione che lo vede impegnato al fianco di Yoram Gutgeld nella squadra dei «professori» di Palazzo Chigi. Obiettivo: 10 miliardi di tagli. Roberto Perotti, economista, bocconiano con esperienze internazionali, si sta occupando soprattutto di sussidi alle imprese e tax expenditures .
Cosa cambia rispetto all’approccio di Cottarelli?
«Non molto. Forse ci focalizzeremo su alcuni punti diversi».
Per esempio i costi della politica? Qualche tempo fa lei scrisse che ammontavano a 2,5 miliardi e fece 10 proposte per tagliare un miliardo.
«Io ipotizzavo misure, poi ci sono le scelte politiche, ad esempio io parlavo di un dimezzamento del numero dei parlamentari che non è alle viste. Nel 2016 un miliardo è difficile aspettarselo».
Sulle Province non si è risparmiato poi molto.
«La strada è ancora lunga: è una riforma complicata».
Delle sue dieci proposte qualcuna è fattibile?
«Mettiamola così: quella dei tagli alla politica è una questione di altissimo valore simbolico per la gente e bisogna lavorarci ma non è lì che si trovano le risorse».
E dove?
«Ad esempio i sussidi alle imprese, dove potenzialmente c’è parecchio da risparmiare, le tax expenditures e la spesa dei ministeri; la spesa della P.a. a livello territoriale, a partire dagli acquisti, oggi frammentati. E trasporti e infrastrutture».
Incentivi alle imprese: quant’è la spesa aggredibile?
«Dipende: dei 10-14 miliardi del rapporto Giavazzi la stragrande maggioranza erano trasferimenti alle ferrovie e lo stock di certi fondi in parte ridotto dall’ex ministro Passera».
Diciamo un paio di miliardi di spesa aggredibile?
«Sì, se parliamo di sussidi in quanto tali, escludendo crediti d’imposta e agevolazioni fiscali, che è un capitolo separato che vale parecchi miliardi».
E che nessuno tocca mai.
«Ridurre oggi un credito d’imposta significa che gli effetti si avranno nel 2017. Finora i governi non hanno avuto un orizzonte ampio e non avevano interesse a fare tagli di cui non avrebbero usufruito con certezza».
Ma sono tanti soldi.
«Nell’ordine di miliardi. Ecco perché noi ci lavoreremo ma con un orizzonte più lungo, di un paio d’anni almeno».
È vero che i tagli alle spese ministeriali sono tra i più difficili da realizzare?
«Diciamo che quest’anno cerchiamo di partire con anticipo per renderli effettivi».
Di razionalizzazione degli acquisti sentiamo parlare da anni. A che punto siamo?
«Un’opzione che stiamo esplorando è ridurre il numero delle centrali d’acquisto».
Non è già stato fatto?
«Si può sempre migliorare».
«Tax expenditures». Si riordineranno le famose 721 agevolazioni fiscali del rapporto di Vieri Ceriani?
«Sono molto meno».
Le taglierete?
«Sì, quelle che si configurano come piccoli piaceri elargiti nel tempo a questo o quel settore».
Metterete mano anche alle detrazioni/deduzioni Irpef?
«Eventualmente per razionalizzarle. Ma è un capitolo complicato, richiede tempo».
Trasporti e infrastrutture.
«C’è attenzione sul trasporto pubblico locale ma senza toccare il livello dei servizi e dell’occupazione e con un orizzonte temporale ampio. Tranquilli, non tagliamo le linee».
Sanità?
«L’idea è far funzionare bene i costi standard senza tagli dei servizi».
Pensioni, lei ipotizzava la riduzione delle più elevate.
«La decisione politica è non riaprire questo capitolo».
Pensioni invalidità?
«Interverremo non sull’ammontare ma sui costi della gestione».
Spese di formazione?
«È un’area interessante da esplorare».
C’è qualche spesa che verrà ricentralizzata?
«Sui fondi europei il governo sta facendo una riflessione perché ora c’è molta dispersione».
In un momento come questo, di ripartenza, le sembrerebbe giusto spingere un po’ di più sui tagli alla spesa?
«Il minimo è 10 miliardi anche per rimanere nei vincoli Ue e per continuare sulla strada della riduzione delle tasse».
I tagli che derivano dalla delega P.a. saranno nell’ordine di 4 miliardi?
«Be’ a regime, forse».