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 2015  marzo 29 Domenica calendario

Domenica 29 Marzo, 2015 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il re dei gioielli cresciuto in bottega È morto a 85 anni Gianmaria Buccellati, il più grande tra gli eredi di una dinastia famosa in tutto il mondo Amato da principesse, attrici e modelle si definiva un artigiano-artista H a messo collier da favola al collo di principesse e attrici, ha accompagnato con finissime posate d’argento i pranzi (non francescani) di qualche Papa, ha intuito con largo anticipo la scintillante potenza della creatività Made in Italy nel mondo

Domenica 29 Marzo, 2015 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il re dei gioielli cresciuto in bottega È morto a 85 anni Gianmaria Buccellati, il più grande tra gli eredi di una dinastia famosa in tutto il mondo Amato da principesse, attrici e modelle si definiva un artigiano-artista H a messo collier da favola al collo di principesse e attrici, ha accompagnato con finissime posate d’argento i pranzi (non francescani) di qualche Papa, ha intuito con largo anticipo la scintillante potenza della creatività Made in Italy nel mondo. Ma quando lo salutavano come re dei gioielli, prontamente abdicava a favore dell’artigiano-artista che da sempre stava in lui. Resta il fatto che, re o non re, Gianmaria Buccellati, 85 anni, presidente onorario d’un gruppo e un marchio lanciato con successo da suo padre Mario, sia morto pochi giorni dopo l’inaugurazione d’una mostra sulla Buccellati Story proprio in una reggia, quella sabauda di Venaria: destino di cui avrebbe sicuramente sorriso. Ci teneva moltissimo a non mancare ma l’ultimo attacco d’una lunga malattia lo ha messo fuori gioco. Si è però raccomandato alla sua maniera con il fratello Giorgio che lo ha rappresentato: «Te racomandi, el me meste’». Da milanese innamorato delle sue radici fino all’ultimo. Quarto di cinque fratelli, Gianmaria è il primo, quando ha 16 anni, a seguire il padre Mario, orafo di origini toscane e indiscutibile talento vista la levatura dei clienti, a cominciare da Gabriele D’Annunzio (con cui intratteneva un epistolario) ed Eleonora Duse. Il ragazzo esordisce come ultimo dei praticanti e si fa una pesante gavetta nel negozio-laboratorio milanese ma con buoni risultati visto che tre anni dopo il babbo gli affida la direzione. Un po’ perché «buon sangue non mente», un po’ per la passione e la curiosità, diventa esperto di pietre e gira il mondo per creare contatti che procureranno all’azienda pietre uniche e straordinarie. Ma l’eccellenza di Gianmaria sta proprio nel cuore del mestiere e cioè l’inventiva grafica, la creatività nell’accostare ori a gemme e nel forgiare coppe d’argento dalle forme ardite. È l’unicità di quelle gioie un giorno a fargli arrivare un cortese invito da Sirikit, regina di Thailandia, ai tempi per fascino l’equivalente odierno di Rania di Giordania. «Il vero simbolo — ricordava con piacere Buccellati — della grazia orientale. Mi ricevette al palazzo con una gentilezza incredibile e parlava un francese da parigina. Non si limitò a esprimere il suo interesse per i nostri gioielli ma mi fece un sacco di domande sull’Italia, l’arte, l’eleganza, il clima». Chiaro che quando nel 1965, muore il fondatore Mario è Gianmaria a raccogliere il testimone e a potenziare dal punto di vista internazionale l’insegna che sventola già a New York e a Palm Beach e conquista gradualmente l’estremo Oriente. Qual è uno dei primi decisivi regali che l’innamorato armatore greco Aristotele Onassis fa a Jacqueline, vedova Kennedy? Una parure di Buccellati, che lei già conosceva frequentando il negozio sulla Quinta Strada a Manhattan. E a chi telefona Gregory Peck quando deve celebrare con un regalino da svariate migliaia di dollari un anniversario di matrimonio? Al sciur Gianmaria. Tutto sembra andare a gonfie vele ma, la storia di Gucci insegna, quando un fondatore molla e gli eredi sono numerosi, non è facile trovare una via condivisa. Così tra fine ’60 e inizio ’70 le vie dei Buccellati brothers si dividono: Giorgio fa l’archeologo, Federico, Lorenzo e Luca da una parte, Gianmaria con il fior fiore degli artigiani del laboratorio milanese dall’altra. Come da inevitabile trama, scorrerà diversa carta bollata con spiegamento di avvocati ma non sarà una rottura definitiva. Perché Gianmaria, che nel frattempo aveva varato un marchio personale ed era approdato nella parigina place Vendôme, nel 2011 trova l’accordo con l’altra ala della famiglia nella Buccellati Holding Italia in cui lavorano i suoi tre figli, Andrea oggi presidente, Maria Cristina e Gino. C’è una hit parade nella storia-catalogo Buccellati? «Tutti i nostri oggetti — amava ripetere — dalla spillina al diadema reale sono fatti con amore. Il lato commerciale viene dopo». Impossibile però non ricordare gli anelli con le foglie d’edera stilizzate, gli orecchini a forma di farfalla, i gioielli a tulle con diamanti incastonati, la Coppa dell’Amore, rococò con forme femminili, il Cratere delle Muse, insieme di giada, oro e argento e la Coppa del Sacro Graal, ammirata a Venaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 27 Immagini della pagina