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 2015  marzo 08 Domenica calendario

MARILYN E L’ETERNA ULTIMA FOTO

Comincia dopodomani, online, sul sito della Heritage Auctions di Dallas, la più grande vendita di foto di Marilyn Monroe. Fra il 10 e il 15 marzo vanno all’asta otto stampe del fotografo Bert Stern, il famoso «Last Sitting» realizzato per Vogue nel giugno 1962 quando all’attrice restavano meno di due mesi di vita. Base d’asta per Stern — le sue sono le ultime pubblicate quando Marilyn era ancora in vita — è 1.250 dollari a foto. Probabilmente si arriverà a 5 mila. Negli stessi giorni si vende il servizio di George Barris che ritrae l’attrice su una spiaggia della California. Le foto, scattate nel luglio 1962, non sono mai state pubblicate. Infine ci sono più di trenta lotti, sempre Marilyn, dal 1945 al 1962.
Nuda sul letto, o in primo piano con una coppa di champagne, Marilyn ci guarda ancora. A più di mezzo secolo dalla morte (se ne andò nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962 nella sua casa di Los Angeles) il suo richiamo non vuole tramontare, come mostrano i collezionisti che affollano le aste dei suoi memorabilia: nel 2011, l’abito bianco di «Quando la moglie è in vacanza» fu acquistato per oltre 5 milioni di dollari. Le mostre in suo ricordo non si contano più. In Italia, per esempio, Ferragamo a Firenze le aveva dedicato una retrospettiva nel 2012 (ma la mostra «Equilibrium», tuttora in corso, dà il posto d’onore alle scarpe di Marilyn). E Chanel, l’anno scorso, usò voce e volto di Marilyn per la campagna del mitico Chanel N 5.
Ma da cosa dipende questa sorta di eternità? Nel saggio Le star (1972) il filosofo Edgar Morin si faceva questa domanda, proponendo una serie di possibili risposte. Come la morte a 36 anni — suicidio vero o presunto — che commosse il mondo. Con Marilyn si chiudeva lo Star System hollywoodiano; anche l’infanzia disperata —figlia di una madre psicotica, data in affido a diverse famiglie — attirava compassione, come gli amori sbagliati, i troppi sonniferi, il suo ribellarsi al cliché della bionda cretina. Molti anni dopo, nel 1992, l’inglese Anthony Summers ( Goddess ) riapriva l’indagine sulla morte e costruiva una teoria del complotto chiamando in causa i fratelli Kennedy. A quel libro ne seguirono molti altri (anche il Kgb fu indiziato, e la mafia); si pubblicò perfino una improbabile trascrizione delle sue sedute analitiche e qualcuno disse che Marilyn fu vittima dei «crimini della psicoanalisi».
Insomma, icona durevole di bellezza e fascino, Marilyn era comunque condannata a non morire mai. Piaceva agli intellettuali, artisti e scrittori: Warhol, Pasolini, Mailer, Miller, Luzi, Ceronetti. Grazie a loro non è finita nella preistoria come la Garbo o la Dietrich. Del resto, in un’epoca di bassa creatività, dove tutto ciò che è passato è al primo posto dei consumi culturali, è naturale questa Marilyn-mania: nella lista di Forbes dei «morti più ricchi», la Monroe è al sesto posto di una classifica capitanata da Michael Jackson ed Elvis.