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 2015  marzo 06 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - SESSO IN RETE


Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
Conoscevi quel ragazzo? «L’ho conosciuto lì». Dove? «Davanti al bagno della discoteca». E perché ti sei subito chiusa dentro con lui? Semplice: «Perché mi ha detto: andiamo». (Ovvio, no? A 16 anni incontri uno davanti al bagno della discoteca, e ti ci chiudi dentro solo perché lui dice «andiamo»). Eri ubriaca? «Non troppo». E quando hai scoperto che girava un video su quella tua scena hard? «Gli ho scritto un messaggio» (in effetti, gli ha scritto: «Ehi sta girando un video». E lui le ha risposto: «Vabbeh, se non dà fastidio a te»).
BULLA SESTRI LEVANTE BULLA SESTRI LEVANTE
E ora che tutti ne parlano come ti senti? «Sono un po’ incazzata». (Un po’ incazzata. Ecco: un po’). E il tuo fidanzato? «Mi ha detto che gli dava fastidio, di non farlo più». Sei triste? «No». Qualcuno ti ha chiesto scusa? «Uno che ha pubblicato il video. Mi ha detto che non si era reso conto». E il ragazzo che si era chiuso in bagno con te? «Si è arrabbiato perché sono andata dalla polizia». (Non si è pentito, macché. Si è arrabbiato).
E che cosa ha fatto? «Mi ha pure bloccato su Facebook». Pure. Bloccato. Su Facebook. Ecco qual è il vero problema per la 16enne di Torino. Di tutta la terribile vicenda, alla fine, l’unico fatto grave sembra questo: non poter più comunicare sul social network con il ragazzetto. Si badi bene: il ragazzetto con cui non potrà più comunicare è il 19enne che l’ha portata nel bagno della discoteca, mentre alcuni ragazzi filmavano l’intera scena hard per diffonderla sui telefonini. Proprio lui.
SESSO AL BAGNO SESSO AL BAGNO
Quello che quando ha saputo che il video (con le facce riconoscibili) era di dominio pubblico nella scuola della ragazza, che lo stavano vedendo tutti, compagni e professori, ha commentato: «Tanto qualche giorno e si saranno tutti dimenticati…». Si dimentica in fretta, si capisce, perché non conta nulla: il sesso, l’amicizia, la scuola, i compagni, i professori, i genitori, le mamme, i papà, il proprio corpo e quello altrui, nulla sembra avere importanza in questa vicenda. Tranne, ovviamente, l’amicizia su Facebook. L’unica cosa che provoca un vero sussulto ai ragazzi dello zoo di Torino.
Sì, siamo a Torino, ma in realtà potremmo essere dappertutto. La cronaca ci apre uno squarcio drammatico sul mondo dei nostri figli: «Siamo apatiche», confessano le ragazze coinvolte. Sì sono apatiche. E noi non le conosciamo più. Sono quelle che «sentivo Skrillex in cuffia» e «cucinavo i noodles per colazione e pranzo», quelle con il piercing e il poster di Rihanna, quelle con il parka verde e le unghie colorate, quelle che a 16 anni è normale fare l’amore («siamo stati tre mesi insieme…») e il papà lo incontrano per caso passeggiando per la città.
Quelle che parlano poco, ma ecco: se incontrano uno davanti al bagno della discoteca si chiudono subito dentro con lui. Fanno quel che devono fare. E se poi il video del loro sesso malato gira fra tremila persone, beh, al massimo «sono un po’ incazzate». Nulla più. Difficile da capire.
Difficile da spiegare. In effetti ormai c’è un muro fra noi e loro. Invalicabile forse come mai non è stato. Loro non possono comprendere noi, evidentemente. Ma noi non possiamo comprendere loro. Non possiamo comprendere perché si buttano via così. Senza nemmeno accorgersene. E, ancor più, come sia stato possibile nel giro di una generazione bruciare completamente la capacità di produrre rimorsi.
Fateci caso: nessuno in questa vicenda ne ha uno nemmeno per sbaglio. Anzi. Per documentare quello che accadeva nella discoteca torinese era nata un’apposita pagina: «I bagni del Loud». Pare ci siano ragazzi che stanno regolarmente appostati fuori dalla porta per filmare scene di sesso da pubblicare sulla rete, in video che poi diventano virali.
«L’unico problema è non farsi beccare dai buttafuori», raccontano. L’unico problema. Pare perfino brutto dirlo, ma forse dovremmo ringraziare questi filmati: almeno aprono una fessura dentro il muro della non conoscenza. Se non ci fossero non sapremmo nulla. Non conosceremmo nulla.
Prendete le altre immagini che in questi giorni hanno scosso tutti, quelle del pestaggio della dodicenne a Genova. La bulla diciassettenne che l’ha massacrata a calci, pugni e morsi adesso va in giro tutta fiera, l’unico suo problema è che le hanno sequestrato il telefonino. La mandante (eh sì, la bulla agiva su commissione di una mandante 16enne) ha assistito allo spettacolo e pare ne sia rimasta particolarmente soddisfatta. Ma ancor più fa impressione l’indifferenza degli altri che stavano lì intorno: nessuno che sia intervenuto, nessuno che abbia avuto un sussulto, nessuno che abbia detto «basta» o «stiamo esagerando». Macché.

sesso in un bagno pubblico sesso in un bagno pubblico

Scherzavano e guardavano, ridevano e filmavano. Distaccati. Come se la telecamera del cellulare fosse un filtro capace di fermare ogni emozione. «Avevamo paura di prenderle anche noi», si sono giustificati poi. E viene quasi da pensare: magari fosse vero. Magari avessero davvero avuto paura. Nel caso, la paura sarebbe l’unica prova che, sotto la scorza di mostri, s’è conservato un po’ del loro essere ragazzini. Veri ragazzini, umani ragazzini. Ma che dobbiamo fare per non perderli per sempre?

REPUBBLICA.IT
Cercavano in rete uomini desiderosi di incontri sessuali con minorenni, poi, quando questi erano caduti nella trappola, chiedevano soldi o regali in cambio del silenzio. Altrimenti sarebbe scattata una denuncia per pedofilia. Dodici denunce per tentata rapina ed estorsione - 10 giovani sono minorenni, 2 appena maggiorenni - da parte della polizia di Stato che nasce dal sospetto di una coppia di genitori.
La loro figlia, 15 anni, sfoggiava da alcuni giorni un costoso telefonino nuovo di zecca. Davanti agli agenti di Forlì-Cesena la ragazzina ha confessato di avere avuto, in compagnia di un altra ragazza, degli incontri a sfondo sessuale in un albergo di Forlì con un uomo proveniente da fuori regione in cambio di regali.
Le indagini, che si sono sviluppate anche attraverso intercettazioni ambientali, hanno permesso di scoprire che era il gruppo di giovani a contattare, tramite social network, uomini in cerca di emozioni forti, proponeva lo scambio di foto hard, e quando la vittima prescelta abboccava inviando sue foto compromettenti, scattava la trappola: la ragazza (vera o falsa) precisava di essere minorenne, che i genitori avevano scoperto tutto e che minacciavano di andare dalla polizia. La
situazione però, veniva precisato, poteva essere evitata con regali o denaro.
La consegna avveniva a Forlì, ai giardini pubblici. "Tu porta la pistola finta, che gli facciamo paura", avrebbe detto la ragazza leader, 14 anni appena, ad un ragazzo del gruppo. Le tre vittime accertate sono state a loro volta denunciate, una per rapporti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedopornografico, e le altri due per detenzione di materiale pedopornografico

ANSA.IT
ANSA) - Contattavano pedofili o uomini desiderosi di incontri hard con ragazzine minorenni, trasformandosi poi da vittime in carnefici. La squadra mobile di Forlì ha denunciato 12 giovani - 10 minorenni e due appena maggiorenni, cinque sono ragazze, sia italiani che stranieri, alcuni con situazioni famigliari problematiche, altri con una vita tranquilla - per rapina, tentata rapina, estorsione, furto aggravato.



Il tutto, è stato spiegato durante una conferenza stampa nella questura forlivese, è partito la scorsa estate quando una 15nne, messa alle stretta dai genitori per il possesso di un nuovo e costoso telefonino, ha confessato agli agenti di avere avuto, in compagnia di un altra ragazza, degli incontri a sfondo sessuale in un albergo di Forlì con un uomo proveniente da fuori regione in cambio di regali.



sesso teenager sesso teenager

Partite le indagini alla ricerca del pedofilo e di eventuali altri la sorpresa: le intercettazioni ambientali hanno infatti dimostrato che il gruppo di giovani - guidato dall’altra ragazzina, 14enne, che aveva partecipato all’incontro nell’albergo - contattava via social network uomini in cerca di emozioni forti, proponeva lo scambio di foto hard (in certi casi i ragazzi assumevano via internet il ruolo di "ragazza", inviando foto prese dai siti porno) e quando la vittima prescelta, dopo averne carpito la confidenza e i dati per poterla rintracciare, abboccava inviando sue foto compromettenti, scattava la trappola: la ragazza (vera o falsa) precisava di essere minorenne, che i genitori avevano scoperto tutto e che minacciavano di andare dalla polizia.



VIDEO HARD COL CELLULARE VIDEO HARD COL CELLULARE

La situazione però, veniva precisato, poteva essere evitata con regali o denaro. Bastava raggiungere Forlì e nei giardini pubblici incontrarsi per consegnare il dovuto. Documentato dalle intercettazioni che la banda intendeva anche rapinare le sue vittime. "Tu porta la pistola finta, che gli facciamo paura", avrebbe detto la ragazza leader ad un ragazzo del gruppo.



In questo modo sono state documentati almeno due casi di persone così irretite e costrette a "regalare" telefoni, ricariche e contanti. Emerso anche che parte dei componenti il gruppo era solita commettere furti ai danni dei compagni di scuola e che nelle loro conversazioni telefoniche l’unico argomento ricorrente erano i soldi e come procurarseli. Le tre vittime accertate sono state a loro volta denunciate, una per rapporti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedopornografico, e le altri due per detenzione di materiale pedopornografico.

DAGOSPIA
Dal 28 febbraio al 1 marzo a Brooklyn si è tenuto il primo “Porn Film Festival”, sponsorizzato da “PornHub” e curato dall’artista Simon Leahy nello spazio d’avanguardia “Secret Project Robot”. Si è trattato di una rassegna di cinema sperimentale, con lezioni tenute da storici ed esperti, davanti a un pubblico di giovani fanatici d’arte desiderosi di partecipare alla più audace delle feste. Non tutti i film avevano contenuti porno, alcuni erano divertenti, altri scioccanti, ma ho visto una quantità di peni e vagine decisamente superiore al necessario. Dopo tre giorni ero più viziosa e illuminata.
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Entri in questo enorme magazzino decorato, dove l’aria odora di marijuana e birra, e vai nella sala proiezioni. Qui guardi: un angelico ragazzo che si masturba davanti alla telecamera e piange, un giovane bianco coi dreadlock che fa sesso orale con una ragazza coperta in volto dalla maschera di Guy Fawkes, il “sex tape” della stella dei reality Tila Tequila, la lezione di Cindy Gallop (co-fondatrice del sito “Make Love Not Porn”) su come fare soldi nell’industria del porno, il film di una coppia scambista di settantenni, il video di un uomo che si strofina i capezzoli per sette minuti e ha un orgasmo (il pubblico applaude l’insolito trionfo), un video “yaoi” (genere anime erotico dove uomini fanno sesso), creato da autrici donne per spettatrici donne.
porn hub porn hub
Il sito gay “CockyBoys” ha presentato inoltre il mini-documentario “Fuck Yeah” sulla stella del porno maschile Levi Karter, che fa twerking allo specchio, si lascia col fidanzato, lotta con sua madre, si ubriaca e ingoia diversi cazzi.
Il secondo giorno ero già affaticata da tutto quel porno. Hanno proiettato “Interior” di James Franco, il video di un uomo nudo che corre nelle foreste innevate, il filmato aereo fatto da un drone che, nella scansione dei panorami, intercetta coppie che fanno sesso ovunque, un film dove una coppia si infila di tutto nel buco anale.
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Il terzo giorno ho visto: il video di un ragazzo che urina quasi due minuti, una donna con la maschera di Angela Merkel che procura una fellatio a un uomo con la maschera di Vladimir Putin, una donna che espelle un uovo sodo dalla vagina e lo mangia (è parte del documentario sul burlesque a New York intitolato “Exposed”), una serie di film “horror porn”, fra vagine demoniache e pompini multidentati. Lo spazio BDSM farebbe frignare Christian Grey. In “Graphic Sexual Horror” si racconta la storia di “Insex”, il sito sadomaso che conta molti devoti e che mostra terrificanti immagini di torture.
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La domanda che mi tormenta è: perché le persone non sono disposte a pagare il porno quando sono da sole a casa davanti al computer, ma pagano per vederlo in pubblico? Gli spettatori presenti al “NYC Porn Film Festival” erano giovani hipster che sembravano usciti da una serie tv alla “Girls”. Fuori dal “Secret Project Robot” si teneva una protesta. I manifestanti accusavano “PornHub” di misoginia, patriarcato, e pirateria.
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Volevo immergermi in un’esperienza porno e mi sono ritrovato a guardare “Interior. Leather Bar” di James Franco, così brutto che sembra la parodia dei peggiori istinti, incredibilmente non sexy e estremamente intellettualizzato. Dovevano essere 40 minuti di scene censurate dal film "Cruising", invece sono stati due minuti di sesso gaio e un’ora di uomini etero che muoiono dalla voglia di fare sesso omosessuale, con Franco che è davvero arrabbiato per avere la sfortuna di essere nato eterosessuale. New York era sotto la neve eppure sono arrivati in massa per vedere una carrellata di film “porno-indie” in una struttura artistica. A pagamento, per una eccitazione collettiva in tempo reale.

Marco Menduni per “la Stampa”
Non è un colosso, non fa paura a nessuno. Soprattutto ora che ha calato la cresta e si guarda intorno persino un po’ spaventata. Maglia grigia, jeans e scarpe da ginnastica, la picchiatrice di Sestri è una ragazzotta anonima. Persino minuta, come piccola piccola è stata l’impresa di scagliarsi a calci e pugni contro una ragazzina di 12 anni, quattro in meno dei suoi. Accompagnata dai parenti, va nello studio del suo avvocato Andrea Martini e parla con un filo di voce: «Vorrei sapere come sta quella ragazza, quella che ho picchiato. Poi vorrei incontrarla, vorrei chiederle scusa».
Potrebbe sembrare una strategia legale, ma Martini giura che quella richiesta è arrivata spontaneamente, nessuno gliel’ha sollecitata, nessuno gliel’ha suggerita: «Ha fatto una cosa terribile, ma ora sembra averlo realizzato davvero». È anche terrorizzata dalle conseguenze di quel filmato finito in rete, su Facebook, senza censure. La riprende in volto mentre sfoga la sua violenza cieca contro la ragazza più piccola.
Non ha solo paura delle conseguenze giudiziarie: dopo l’interrogatorio di lunedì i magistrati potrebbero chiedere, e non è un’ipotesi remota, una misura cautelare. Che a sedici anni magari non è la galera, ma l’affidamento a una comunità o una sorta di arresti domiciliari. D’altronde, chi le sta vicino le ha già consigliato di non farsi vedere in giro. Di girare la chiave nell’uscio a doppia mandata. Perché il secondo timore rischia di essere ancora più concreto. In migliaia gliel’hanno giurata: da quando la rete ha pubblicato quel video, sono migliaia i commenti inveleniti e minacciosi su internet.

ANSA.IT
Cristina Morbiducci per “ansa.it”
’’Io non ho il potere di risolvere una vertenza di lavoratori come quella della Prysmian di Ascoli Piceno, ma andandoli a trovare, dopo essere stato invitato da alcuni di loro attraverso un social network, ho voluto fare l’unica cosa che è in mio potere, dar loro visibilità, essere lente d’ingrandimento per far conoscere all’esterno che ad Ascoli c’è questo problema’’.
Nella conferenza stampa che precede lo spettacolo al teatro Ventidio Basso di Ascoli ’L’ora del Rosario’, Fiorello ha spiegato il senso della sua visita stamani al presidio dei 120 lavoratori davanti allo stabilimento della Prysmian che nei giorni scorsi ha annunciato la chiusura.?
MADONNA SI TOCCA IN TV CON LUZ DI CHARLIE HEBDO CHE TIRA FUORI IL PISELLO MADONNA SI TOCCA IN TV CON LUZ DI CHARLIE HEBDO CHE TIRA FUORI IL PISELLO
’’Quando sono arrivato col berretto calato in testa mi si è avvicinato uno degli operai e con tono deciso m’ha detto ’tu sei quello della Lega!’. No, no, ho risposto, ma mi sa che lo aspettavano a braccia aperte… A me invece hanno offerto un gran bel caffè’’ ha raccontato Fiorello. E poi ancora: ’’Ho saputo che Madonna davanti ad alcuni giornalisti in Francia ha fatto finta di masturbarsi: perché non viene a farlo in Italia!’’.?Fiorello ha poi spiegato perché ha deciso di portare il suo show nei teatri. ’’Farei questo a vita, niente più tv o radio, vorrei girare sempre nei teatri, dove il contatto col pubblico è certamente più forte, si comunica meglio ed io ho studiato il mio spettacolo proprio in questo senso.
Anzi stiamo aggiungendo altre tappe per il mese di maggio, nel sud Italia’’.??E tornare in radio, alla Rai? ’’Stiamo vedendo, ma la Rai vuole tutto gratis ed allora io gli mando nel frattempo audio fatti con il mio Iphone, col quale faccio di tutto ormai’’.?

SEI SCHIAVA O PADRONA?
1. L’INDIA VIETA LA PROIEZIONE DI «SFUMATURE»

santanche pelle rossa santanche pelle rossa

Da “il Giornale” - Nonostante i produttori avessero tagliato tutte le scene di nudo, rispondendo alle richieste di New Delhi, l’India ha vietato la proiezione di 50 sfumature di grigio, il film erotico del momento tratto dal bestseller di E.L. James. A deciderlo è stato il Comitato indiano per la certificazione delle opere cinematografiche che ha motivato la scelta con la necessità di non turbare gli spettatori del subcontinente con dialoghi giudicati «troppo spinti».



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Così l’India, dove gli appassionati di cinema sono centinaia di milioni e dove le grandi produzioni hanno sempre grande successo, si allinea a Indonesia, Malaysia, Kenya e a quasi tutti i Paesi mediorientali nel mettere al bando il film di Sam Taylor-Johnson. La Universal potrà presentare ricorso e nel frattempo si consola con la prospettiva che nel weekend le Sfumature potrebbero superare i 500 milioni di dollari di incasso a livello globale.





2. NEL SESSO SEI SCHIAVA O PADRONA?

Giulia Cerasoli, Azzurra Della Penna, Francesco Giorgianni, Valerio Palmieri e Carola Uber per "Chi"





luca argentero myriam catania luca argentero myriam catania

«Siamo adulti e consenzienti e quello che facciamo nell’intimità riguarda solo noi. Devi liberare la mente e ascoltare il tuo corpo». Da una scena di 50 Sfumature di grigio – in cui il protagonista, Christian Grey (Jamie Dornan), istruisce Anastasia Steele (Dakota Johnson), la sua amante sottomessa – parte la nostra inchiesta ispirata al film erotico che ha fatto discutere per i risvolti sadomaso. Può piacere o non piacere, ma se ne parla e, anche nel nostro “salotto” di “Chi”, la domanda è: «Sei schiava o padrona?».



DANIELA SANTANCHÈ

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«Io? Sono geisha. Ora, però, ho un consiglio di amministrazione, ci sentiamo fra un’ora!». Un’ora dopo, precisa: «Il fatto è che noi già sul lavoro, come pure in politica, siamo al centro dell’attenzione, siamo considerate “donne con le palle”. Nella sfera privata, beh, dominatrici non possiamo proprio esserlo, sennò saremmo votate all’eterna solitudine: già stiamo sulle scatole così…». E chiude la comunicazione.



FEDERICA NARGI

«Non mi attira nessuno dei due ruoli, né il film. Sarò l’unica che non lo andrà a vedere…».

cecilia capriotti cecilia capriotti



ANNA FALCHI

«Non mi sento né schiava, né dominatrice. Il sesso per me è una cosa talmente semplice, naturale e spontanea… L’unica mia strategia sessuale è concedermi poco e, quando lo faccio, dare il massimo, con passione e generosità. Però sempre rimanendo sul classico. Sono più sul genere Madame Bovary che 50 sfumature di grigio, tanto per capirci. Ma, in generale, nel rapporto di coppia preferisco farmi condurre dall’uomo, invece di condurre. Mi piace l’uomo che abbia più esperienza di me: non devo essere io a insegnargli qualcosa. Fermo restando che, nel sesso, per me, non è tutto concesso: le persone sessualmente complesse mi spaventano. Le perversioni tra le lenzuola ne nascondono altre, ben più profonde…».



ELENOIRE CASALEGNO

anna falchi anna falchi

«Posso essere sia schiava, sia padrona, non c’è una regola precisa. Credo che nella sessualità si debbano cambiare spesso i ruoli, altrimenti ci si annoia. Che cosa determina la mia scelta? Posso essere condizionata dall’ambiente dalla situazione, dal luogo… Dipende. Il film non l’ho visto, ma ho saputo che molte donne che sono andate al cinema sono rimaste un po’ deluse. Forse si aspettavano qualcosa che poi, alla fine, non hanno visto. Forse pensavano di vedere qualcosa di più, e invece…».



CATERINA BALIVO

alba parietti alba parietti

«Io? Ma sono una dominatrice, oh! Io dico sempre che vorrei rinascere geisha, ma credo che ci vorranno almeno cinque reincarnazioni. In ogni caso, sono contenta di non avere una mamma come quella di Dakota Johnson: Melanie Griffith ha detto che non andrà al cinema ad assistere a 50 sfumature di grigio perché non vuole vedere sua figlia in quelle vesti e condizioni. Il film, comunque, a dire la verità, non l’ho ancora visto neanche io, anche se ne so molto: ha fatto 311 milioni di dollari nei primi otto giorni di programmazione, giusto? Il libro, invece, l’ho letto. Ma saltavo le pagine perché le descrizioni mi annoiavano. Del resto, perché me lo devo solo immaginare, quando posso farlo?».



MYRIAM CATANIA

myriam catania luca argentero myriam catania luca argentero

«Direi nessuna delle due, nel modo propriamente detto. Certo, nel rapporto a due talvolta mi piace dominare, ma utilizzando la mia femminilità. Così come talvolta è bello essere non tanto “schiava”, quanto, piuttosto, geisha. E questo è un qualcosa che va al di là del solo aspetto fisico-sessuale: è anche un gioco mentale. Di tanto in tanto è bello, per esempio, uscire a cena con il proprio uomo e magari vestirsi così come ti ha chiesto, o farti bella per lui.



Giochi sessuali “particolari”? Su un giornale non lo direi mai! Ci sono cose che appartengono all’intimità di una persona ed è giusto che lì rimangano. Non trova?».

myriam catania myriam catania



MELITA TONIOLO

«Schiava o padrona? Ma non mi cercate mai per chiedermi come sto? Va bene, diciamo 50 e 50. Una volta forse ero più cacciatrice, e forse ora sono più preda. Penso che si debba trovare il giusto equilibro nel rapporto di coppia. Il film non l’ho visto, non mi ispira. Avevo iniziato il libro, ma dopo dieci pagine l’ho messo via. Tutta la vita Melissa P., il cui libro mi era piaciuto molto (100 colpi di spazzola prima di andare a dormire, ndr). Ma avevo un’altra età ed ero curiosa …»



ALBA PARIETTI

«Schiava, schiava». E mentre risponde sta comprando sei bottiglie di minerale al supermarket: «Quant’è l’acqua?». Dopo le casse, continua: «Nel rapporto di coppia sono una geisha, a patto che non venga calpestata la mia dignità: in questo caso divento un mostro a due teste! Il gioco mi piace tantissimo, ma un conto è la sottomissione, un altro è la mancanza di rispetto. Nel rapporto di coppia ci deve essere complicità, ma deve essere tutelata la dignità. Il film non l’ho visto e non lo vedrò. Certo, se mi avessero offerto un ruolo del genere avrei accettato: sarei una pazza squilibrata a dire di no. Ma resta il fatto che non è il mio genere».

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IVA ZANICCHI

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«In questo momento della mia vita, dal punto di vista sessuale mi ritengo in una fase riflessiva: né subisco, né domino, sono in un limbo felice che, però, non è pace dei sensi, perché in me esiste ancora il desiderio, sento ancora il “richiamo della foresta”. Quando praticavo molto, però, devo dire che facevo finta di essere sottomessa, di subire, mentre ero ben consapevole di dominare. Perché se tu fai credere all’uomo che è lui a condurre le danze, e invece sei tu, è il massimo della vita. Perché se lo fai sentire macho, non smetterà di essere macho. Richieste strane, del resto, non ne ho mai ricevute: si vede che riuscivo a soddisfare appieno i miei pochi uomini, in modo classico, senza tanti artifici. L’unica volta che un uomo ha cercato di farmi vedere un film pornografico, mi sono molto offesa. Sono presuntuosa. E anche molto brava!».



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CECILIA CAPRIOTTI

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«Credo che la visione del sesso “sadomaso” di 50 sfumature di grigio ci porti indietro di anni, al concetto della “donna oggetto” che vuole essere posseduta e legata, mentre siamo in un periodo in cui si rivendica un ruolo maggiore nella società e una certa parità. Secondo me l’amore deve essere sano, senza bisogno di estremismi e perversioni: la donna va conquistata e posseduta in modo soft, vuole ricevere attenzioni, ma non a prezzo di una sottomissione da “schiava”. Il segreto del sesso nella coppia, per tenere alto l’erotismo, è alternare i ruoli».

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STRAUSS-KAHN