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 2015  marzo 06 Venerdì calendario

L’AFFARE D’ORO DEI SOSIA DI MAO (E NON SOLO)


Nella Cina che censura le serie tv americane si spalancano le porte per un tipo particolare di attori: i sosia di Mao Tsetung e dei grandi leader degli ultimi decenni.
Come racconta la France Presse, alcuni di loro sono diventati in questi anni delle vere star a livello nazionale. A partire dal 58enne Xu Ruilin, che sebbene sostenga di non interessarsi quasi alla politica e di non essere un comunista fanatico, per quasi tutti i cinesi è ormai l’immagine stessa di Mao, interprete perfetto del Grande timoniere. Perfino Mao Xinyu, il corpulento nipote del leader scomparso nel 1976, dall’alto del suo ruolo di generale nell’esercito cinese ha dato la propria approvazione alle interpretazioni di Xu, definendo la performance «molto soddisfacente». Con la benedizione del regime, quindi, il sosia di Mao passa le giornata a imitare i modi, la postura, la voce, del suo amato personaggio.
«Attori e registi mi hanno detto per anni che dovevo impersonare il presidente Mao, ma li ho sempre ignorati» racconta Xu, che ha svolto gran parte della sua carriera calcando i teatri del Paese. «Ma di questi tempi ci sono molte opportunità se si recita nella parte di Mao». La somiglianza fra i due è davvero forte: a partire dal volto e dalla pettinatura tipica del Timoniere. Il tutto viene poi completato da un finto neo che deve riprodurre quello che si trovava sul mento del leader cinese.
A spianare la strada ai sosia di Mao è stato l’attuale presidente Xi Jinping, che dal 2012 ha impresso un giro di vite contro i dissidenti e allo stesso tempo contro tutti quei prodotti dell’intrattenimento occidentale che avrebbero potuto «corrompere» il popolo cinese. Di recente sono state censurate anche serie tv del tutto «innocue», come The Big Bang Theory, The Good Wife, Ncis e The practice: ne è stata ordinata la rimozione dai canali in streaming nonostante il loro straordinario successo. Anche se spesso vengono trovati modi per aggirare i divieti, per esempio mandando in onda delle versioni «ripulite» secondo le indicazioni dei funzionari pubblici.
I produttori cinesi però, per andare sul sicuro, sono stati obbligati a ripiegare su film e sceneggiati di carattere storico e soprattutto patriottico. Temi come la lotta di liberazione dagli invasori giapponesi o le vicende di eroici leader comunisti si ritrovano in circa il 44 per cento degli show prodotti nel 2013. Questo ha cambiato radicalmente anche la vita di alcuni attori. Fra i quali il 52enne Guo Weihua, che per tutti è diventato Zhou Enlai, il braccio destro di Mao. «In passato ero solito interpretare altre parti, ma ora ci sono così tanti progetti per Zhou Enlai che recito sempre nei suoi panni» ha detto la star cinese. «Questo personaggio è parte di me, io sono Zhou Enlai». Guo è già apparso in questa parte in ben 70 tra serie televisive e film. Era stato lo stesso Mao nel 1942 ad affermare che l’arte deve «servire le masse» e osteggiare i valori borghesi. Il presidente Xi ha tentato, sebbene in un’epoca ben diversa in cui la Cina poco può fare contro le influenze occidentali, di ribadire quei principi, affermando che gli artisti devono diffondere «valori cinesi» e non essere «schiavi» del mercato. Un tentativo molto difficile in un Paese del tutto diverso da quello forgiato negli anni del Grande timoniere.