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 2015  marzo 06 Venerdì calendario

TRA GLI USA E L’EUROPA C’È UN PROBLEMA: VICTORIA NULAND

Dai tempi del no di Gerhard Schroeder alla guerra voluta da George W. Bush e Tony Blair contro Saddam Hussein, i leader della Germania riunificata ci hanno fatto il callo: le relazioni con Washington sono problematiche. Ma nelle ultime settimane malintesi, dissensi e la netta sensazione tedesca di essere guardati dagli americani con disprezzo e diffidenza hanno raggiunto l’apice. A causa dei trascritti di briefing confidenziali e riservati tenuti dalla numero due del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, a margine della conferenza sulla sicurezza di Monaco.
A porte chiuse, parlando solo a una ventina di alti diplomatici, legislatori e alti ufficiali delle forze armate, Victoria Nuland, secondo le rivelazioni di due media tedeschi assai poco sospettabili, cioè Spiegel Online e il quotidiano popolare conservatore Bild, ne ha dette di fuoco sugli alleati europei. Sì, stiamo parlando di nuovo di Victoria Nuland, colei che costrinse l’amministrazione Obama a scusarsi con i leader del vecchio continente per aver detto «fuck Europe», insomma Europa vaffa..., esprimendo così il suo totale dissenso dalla ricerca di un approccio negoziale con Putin, condotta da Angela Merkel e François Hollande.
L’incontro a porte chiuse è avvenuto al sesto piano dell’hotel Bayerischer Hof, dove si svolgeva la conferenza. Nuland ha definito i viaggi della cancelliere a Mosca come «l’affare di Mosca della Merkel», altri hanno usato il termine «Moscow bullshit», merda moscovita. Più volte il ministro della Difesa Ursula von der Leven, delfino della Merkel, è stata definita «ministro del disfattismo». Per la sua contrarietà, condivisa a Berlino e in molte altre capitali europee, a fornire armi al governo di Kiev. «Noi possiamo combattere contro gli europei, combattere retoricamente contro di loro» ha detto Nuland al briefing. E ha continuato: «Hanno paura dei danni per la loro economia (derivanti dal confronto con Mosca e dalle sanzioni, ndr). Mi addolora vedere che i nostri partner nella Nato tremano, hanno i piedi congelati dalla paura». In concreto, ha poi espresso una chiara raccomandazione ai suoi interlocutori: «Vi prego di usare sempre il termine “armi difensive”, che noi vogliamo fornire contro le armi offensive di Putin». Poi è intervenuto il comandante della Nato, generale Philip Breedlove: «Non siamo in grado di fornire abbastanza armi per una vittoria ucraina contro la Russia, non è il nostro obiettivo, ma dobbiamo tentare di alzare il prezzo per Putin sul campo di battaglia per dar tempo alle sanzioni e altre misure di ottenere il loro effetto».
Si dice che pochi giorni più tardi Angela Merkel ne abbia parlato con Obama. Poi con Hollande, Putin e Poroshenko ha firmato Minsk. Comunque vada a finire, non tira aria di grande fiducia tra Washington e Berlino. È così dai tempi di G.W. Bush, passando per Obama, i cui 007 spiavano anche il cellulare della cancelliere. E sebbene il titolo di Spiegel faccia notare che «nella crisi, la stessa Nuland è diventata il problema», resta un altro piccolo problema: Nuland punta in alto, magari alla guida della diplomazia sotto un’amministrazione repubblicana. I presidenti vanno e vengono, il «fattore Nuland» sembra destinato a restare.