Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 6/3/2015, 6 marzo 2015
DECRETI
Come togliere di mezzo quella montagna di decreti attuativi che non servono più ma che vanno avanti per inerzia e intasano gli uffici di mezzo governo? Semplice, con un altro decreto attuativo. Sembra uno scioglilingua o un piccolo esercizio da ufficio complicazione cose semplici. E invece è l’emendamento che governo e relatore hanno presentato ieri al Senato per la riforma della Pubblica amministrazione. Il problema è serio. Da Monti in poi tutti i governi hanno usato la stessa tecnica (anti) parlamentare: un decreto legge sui principi base e poi una sfilza di provvedimenti attuativi per fissare i dettagli. All’inizio ha funzionato ma adesso siamo all’ingorgo: su 1.100 decreti attuativi previsti dalla fine del 2011 ne sono stati emanati poco meno della metà. Gli altri vanno comunque preparati, poi firmati e pure trasmessi alle Camere per il parere. Anche se sono inutili perché superati dagli eventi, anche se su quella materia il governo ha cambiato idea. Lo dice la legge e non si può svicolare. La mossa del governo serve proprio a far piazza pulita di tutte le norme attuative che non servono più. Con un rischio. Dice l’emendamento che «al fine di semplificare il processo normativo (...) il governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi». Uno solo potrebbe non bastare, perché le materie sono tante ed anche diverse fra loro. Non è che si torna alla casella di partenza, tipo gioco dell’oca?