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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

NIANG: «MI SENTO UNA PUNTA, ADORO LE SFIDE E RINGRAZIO GASP»

«Io sono sempre qui, sto ancora aspettando Perin (Niang sorride, ndr). Eppure, sotto casa mia ancora non si è visto. Evidentemente ha impegni più importanti. Ho comprato il tavolo da ping pong. Mattia dice di essere forte, ma pure io sono convinto di vincere. E se dovesse andarmi male, vorrà dire che quel giorno non sarò stato in forma... Io adoro le sfide, sono cresciuto alla scuola dello sport, giocavo a tennis, correvo i cento metri».
Talenti genoani crescono. M’Baye Niang e il suo avvenire dietro le spalle. Grande e ingombrante. Finché è sbucato il Genoa. Avvio boom, titoloni sulla stampa francese: «Encore decisif», dedicato a lui dopo il derby.
«Dal primo giorno ho trovato un grande spirito di squadra. Per me era quasi un obbligo dare subito il massimo. Sto crescendo, ma c’è ancora tanta strada per arrivare dove voglio io. Punto al massimo, a giocare in un grandissima squadra e a vivere in campo le sfide più importanti».
Lei è cresciuto con la consapevolezza di poter diventare un numero uno. Nelle giovanili del Caen non hanno mai visto uno così forte prima di lei.
«Non mi lascio distrarre da questi discorsi. Lavoro per diventare un campione. Il mio sogno è conquistare il Pallone d’oro. Farò di tutto per riuscirci e se mi fermerò a metà strada, ci avrò comunque provato».
È stato il più giovane debuttante in Ligue 1 e il secondo a segnare in campionato. Sarebbe stato più facile crescere a fari spenti?
«All’inizio non mi conosceva nessuno, dopo sono arrivati i problemi. Dovevo confermarmi su certi livelli. Poi è arrivata la possibilità di venire al Milan e l’ho colta al volo. Volevo crescere».
Bella sfida, la Serie A non è un campionato per giovani.
«Mi piacquero le idee dei rossoneri. E poi ho avuto fortuna, Allegri mi ha fatto giocare in mezzo a grandi campioni».
Da quando è al Genoa, due gol e due assist. quattro partite da titolare, nessuna sconfitta. L’impressione è che lei si sia calato alla perfezione negli schemi rossoblù.
«Qui i risultati arrivavano già prima. Toccava a me dimostrare di poter giocare. Con Gasperini c’è stata sintonia immediata, sapevo che sarebbe andata così. Ti fa crescere sotto tutti i punti di vista. Lavoro tanto, non ci sono altri segreti».
Del Niang milanista si diceva che fosse una grande promessa, ma poco freddo sotto porta. Qui sembra più sereno.
«Cercavo di far gol anche al Milan, in certe occasioni non ho avuto fortuna. Qui è andata meglio e spero di continuare così. Anche a Montpellier ero partito forte, poi ero calato, ma lì fu solo per colpa mia».
Lei ha pagato cari certi errori di gioventù, come l’esclusione dalle nazionali di Francia.
«Vero, ma mi hanno fatto crescere. Oggi sono più responsabile e sicuro che non mi succederà mai più. Forse avevo bisogno di sbagliare per comprenderlo. In campo si vede che sono cresciuto. So che la nazionale francese ha ripreso a seguirmi, anche se la priorità va al mio club».
Ha avuto ottimi maestri.
«Li ho ancora: ci sono Perotti e Iago e c’è Burdisso che ha avuto una carriera importante. Da loro sento grande fiducia e li ringrazio».
Si sente più centravanti o esterno?
«Centravanti. Nel Milan giocavo a destra, qui a sinistra, a me va bene tutto. Ho segnato la mia doppietta da centravanti, ma imparare più ruoli non mi fa certo male».
Però le manca il fisico alla Borriello...
«Marco è un grande centravanti, il mister mi sta insegnando a giocare d’appoggio. Se a vent’anni sapessi già fare tutto...»
Quel famoso palo contro il Barcellona, due anni fa, avrebbe potuto cambiarle la vita. È un incubo che ritorna?
«No. La vita non si ferma a un colpo sfortunato. Magari riprovo, prendo il palo e poi la palla va in rete. A 18 anni fu un gran piacere affrontare il Barcellona. Sarebbe stato meglio segnare, ma Dio ha deciso diversamente. Succede, talvolta».
In Italia ha subìto episodi di razzismo?
«Sì, ma se tiri diritto la gente smette. Il mondo è fatto dagli intelligenti e dagli stupidi. Ma non succede solo qui, pensate al Feyenoord. Bravo Gervinho, che ha continuato a giocare».
In Serie A debuttò a Genova con la Samp.
«Al Ferraris ho sempre giocato grandi partite, anche con il Genoa. Ora è casa mia».
Saponara è esploso a Empoli, Silvestre brilla nella Samp. Il Milan mette pressione?
«Saponara tornerà e sarà un grande. Per vestire il rossonero devi essere convinto dentro. È una sfida, come piace a me».
Di lei hanno detto: «Sarà il nuovo Henry».
«Facciamo così: vi richiamo io a fine carriera per dirvi se avrò fatto bene come lui...».