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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

DA COMMISSARIO A MINISTRO, CANCELLIERI E IL RACCONTO DI «UNA VITA BELLISSIMA»

La donna che sfiorò il Colle. C’è un capitolo che manca nel libro di Annamaria Cancellieri. Aprile 2013: nella trama per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, intessuta di imboscate e scrutini a vuoto, Mario Monti candida per il dopo Napolitano l’allora ministro uscente dell’Interno. Sono ore tribolate, di scenari volatili e candidati impallinati, ma per un po’, grazie anche all’appoggio di Berlusconi, e pure per quell’effetto imprevedibile che possono avere certe giocate, sembra davvero che quel nome non sia una delle tante ipotesi del terzo tipo. Ma che su di lei davvero, come di incanto, si possa convergere. Nella Vita bellissima
della Cancellieri (Mondadori editore, pp. 113,
e 16,90), poteva starci a buon titolo anche il ricordo del Quirinale sfiorato. E invece no.
Il prefetto arrivato a guidare la macchina dello Stato dopo aver governato prefetture e città ha scelto altri spaccati per la sua narrazione. Senza tralasciare le note stonate, come la pagina amara che ha accompagnato la sua uscita dal Palazzo a causa di quella famigerata telefonata su Giulia Ligresti, all’epoca in carcere e alla quale vennero successivamente concessi gli arresti domiciliari. Un capitolo chiuso dalla magistratura che non ha ravvisato alcun reato in quell’interessamento dell’allora Guardasigilli. Ci furono polemiche, e tante, sui giornali. Richieste di dimissioni e pubblicazioni di carte di inchiesta. E la stessa Cancellieri, che pure si occupò della sorte di molti altri detenuti, ammise allora che forse quella telefonata, in quei termini, si poteva anche evitare. Soprattutto se a farla era una persona, come lei, amica della famiglia Ligresti.
Ecco: chi ha seguito da vicino le sue vicende, sa che se c’è un difetto che certo le si può affibbiare è l’eccesso di genuinità e pragmatismo. Un tratto quasi naif che in politica può essere letale. Ma non certo la disonestà intellettuale.
Annamaria Cancellieri è stata ministro dell’Interno e ministro della Giustizia. Ma soprattutto è stata davvero quello che si definisce un servitore dello Stato, anche se fa più chic dire civil servant . Prefetto nell’anima era e prefetto è rimasta, anche ascesa ai Palazzi più alti. Ecco quindi che le pagine più liete della sua biografia, a partire dall’infanzia nella Libia italiana, sono quelle dedicate con tratto leggero alle esperienze da commissario: Bologna, Parma. Il rapporto con i cittadini e la tentazione di fare il sindaco del capoluogo emiliano. Perché la necessità di una biografia dedicata a Una vita bellissima ?. «Per dare un messaggio di ottimismo a tanti giovani scoraggiati».
Marco Ascione