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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

DA EROE A «INDIFENDIBILE»: IN TRE ANNI IL FLOP DI GIGGINO ’A MANETTA

Ottobre 2011. Luigi De Magistris è in stato di grazia. Da pochi mesi è sindaco di Napoli dopo aver sbaragliato, in un colpo solo, il candidato del centrodestra, Gianni Lettieri, e quello del Pd, il prefetto Mario Morcone. Pd con il quale l’ex pm, con una punta di disprezzo, si è perfino rifiutato di apparentarsi in vista del ballottaggio (poi vincente). Nel capoluogo campano, e non solo, i rapporti di forza sono talmente sbilanciati a favore di De Magistris che l’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha quasi paura di urtare la suscettibilità del sindaco. Sabato 29 ottobre, al termine di un incontro tra i due, Bersani infatti dichiara: «De Magistris è il sindaco, noi non chiediamo niente, vogliamo solo dare una mano sui problemi di Napoli e della Campania che sono drammatici».
Ottobre 2014. Tre anni dopo, la stella dell’inquilino di Palazzo San Giacomo si è talmente appannata che il suo ex collega Valerio Savio, vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, bolla De Magistris come «un caso umano. Il suo comportamento è indifendibile. Si sta facendo male da solo. Sta agendo come agiscono tutti i condannati che non riconoscono le sentenze». Il riferimento è alla condanna, in primo grado, incassata il 25 settembre 2014 dal Tribunale di Roma a un anno e tre mesi di reclusione per abuso d’ufficio per l’illegittima acquisizione dei tabulati telefonici di alcuni deputati e senatori nel corso dell’inchiesta Why Not.
Bastano queste due date per descrivere la parabola di De Magistris. Entrato in politica a suon di inchieste giudiziarie con indagati eccellenti - su tutte Poseidone, appunto Why Not e Toghe lucane - e scontri memorabili con l’allora Guardasigilli, Clemente Mastella, e sua moglie Sandra, che sfociarono nel suo trasferimento da Catanzaro da parte del Csm, l’ex pm è stato abile a sfruttare l’onda lunga. E pazienza se l’attivismo con la toga ha prodotto più ombre che luci: in Why Not ha subito l’avocazione dell’inchiesta; Toghe lucane è stata archiviata per via dell’impianto accusatorio «lacunoso»; e Poseidone è stata sottratta a De Magistris dal procuratore capo Mariano Lombardi per irregolarità procedurali.
Poco male: il magistrato napoletano ha appeso la toga al chiodo e si è gettato in politica. A sinistra. Prima europarlamentare con l’Italia dei Valori nel 2009 grazie a 415.646 preferenze (secondo solo a Silvio Berlusconi, ma risulterà uno dei deputati meno presenti); poi il grande salto con la candidatura a sindaco di Napoli alla testa di un cartello IdV-Pdci-Rifondazione. De Magistris batte Morcone (e il Pd) e raggiunge il ballottaggio nel quale stacca il biglietto per Palazzo San Giacomo con il 65% dei voti.
All’ex pm non basta: punta a ritagliarsi un ruolo nazionale. Nel gennaio 2012, insieme a Giuliano Pisapia, suo omologo a Milano, lancia il «movimento Arancione» per costruire un centrosinistra alternativo. Ma alle Politiche del 2013, con un altro magistrato come candidato premier - Antonio Ingroia - i sindaci fanno flop non raggiungendo il quorum né alla Camera né al Senato.
Per De Magistris è l’inizio del calvario. Nel settembre del 2014 arriva la condanna in primo grado per l’abuso d’ufficio sul possesso dei tabulati telefonici. Tabulati, rivela ora Panorama, relativi anche a componenti del Csm, funzionari dell’ambasciata americana e perfino della Santa Sede sotto Papa Ratzinger.
L’ingranaggio della legge Severino si mette in moto. Il 1° ottobre arriva la sospensione da sindaco di Napoli per mano del prefetto, ma l’ex pm resiste: non si dimette. Riunisce la giunta in una masseria. E ricorre al Tar. Che il 30 ottobre 2014 lo reintegra dopo la sospensione del provvedimento prefettizio in virtù della trasmissione degli atti alla Corte costituzionale.
De Magistris torna in sella, ma la luna di miele è finita. Le associazioni ambientaliste, a proposito della ricostruzione della Città della Scienza di Bagnoli, lo accusano di «tradire Napoli». Il progetto, infatti, secondo Italia Nostra «va in dispregio» del Piano regolatore e delle norme che impongono il «vincolo paesaggistico». E la giunta comunale cambia di continuo: dal 2011 ad oggi, il sindaco avvicenda 22 assessori. I superstiti della prima squadra di governo sono solo due. Un atto necessario anche per accontentare il nuovo partner di maggioranza, Sel, che nel 2011 sosteneva Morcone. Adesso fa da stampella a De Magistris.