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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

IMMOBILE SEGNA POCO ED È TRISTE

Berlino
Non è una polemica sportiva, anche se l’ha provocata un giocatore di calcio. «Die deutschen sind kalt», i tedeschi sono freddi: la popolare Bild Zeitung ha riportato tra virgolette il rimprovero di Ciro Immobile, cannoniere dalle polveri bagnate del Borussia Dortmund, espresso in un’intervista al settimanale Sportweek. Nessuno dei suoi compagni di squadra in otto mesi l’ha ancora invitato a cena, vive in solitudine, accompagnato dalle critiche degli spettatori e dei giornalisti sportivi. Tuttavia desidera restare e non essere venduto al miglior offerente, magari per tornare nella patria italiana.
Chissà se a Ciro, 25 anni festeggiati il 20 febbraio, i compagni hanno offerto la torta con le candeline. Nato a Torre Annunziata, non deve essere facile vivere nella Ruhr, un tempo il cuore del carbone e dell’acciaio. Per la verità, da quando gli altiforni sono stati spenti e chiuse le miniere, la regione è tornata un paradiso verde. Ma le sue città, a cominciare da Dortmund, rase al suolo dai bombardamenti e ricostruite in fretta, non sono allegre. E lui ha le sue colpe, perché è andato a vivere a Unna, 20 chilometri circa da Dortmund, ancora più provinciale.
Però veniva da Torino, non certo da Posillipo o da Trastevere. Anch’io ho vissuto sette anni sotto la Mole, quando Ciro non era nato, e nessuno mi invitava a cena, neppure a pranzo. Anzi, quando passai dalla squadra più piccola cittadina a quella campione, dalla Gazzetta alla Stampa, in redazione non mi rivolgevano nemmeno la parola e, se ero presente, parlavano tra loro in stretto piemontese. Pensai semplicemente che mi trovassero antipatico, un loro diritto. Poi mi accorsi che era il trattamento riservato a ogni nuovo venuto. Anzi, no. Si comportavano normalmente con i nuovi acquisti, erano così anche tra loro. Da vent’anni lavoravano fianco a fianco e non si erano mai invitati a cena.
Da Torino, come Ciro, finii in Germania, però ad Amburgo, che ha fama di freddezza persino tra i freddi teutonici. Anche nella città anseatica nessuno mi invitava a cena. Presi io l’iniziativa, in riva al Po e sull’Elba, come dovrebbe fare Ciro, a casa e in area di rigore. Piemontesi e anseatici, e quelli della Ruhr, non sono freddi, sono riservati, non danno la loro amicizia al primo venuto al primo incontro. Dopo, le amicizie sono per sempre. Al Sud, a Roma, ti danno subito del tu e ti dimenticano altrettanto velocemente. Poi, altra osservazione: io non parlavo piemontese, ma almeno capivo il francese. Ho qualche dubbio sul tedesco di Ciro.
Comunque i nativi sono in minoranza tra i nerogialli di Dortmund. Il portiere è tedesco, ma si chiama Zlatan Alemerovic, i suoi genitori verranno dall’Est. Poi troviamo polacchi, greci, sloveni, serbi, australiani, americani, giapponesi, armeni, turchi, colombiani e bosniaci. E nessuno se l’è presa con Ciro, anche perché, probabilmente, non riescono a leggere la Bild, che cerca di seminare zizzania.
Anzi, l’hanno difeso. Il trainer Jürgen Klopp lo coccola anche se segna con il contagocce. Il general manager Hans-Joachim Watzke (anche questo non è un cognome typisch deutsch) ha gettato acqua sul fuoco: «È un problema di mentalità. I giocatori, prima e dopo le partite, vanno a cena tutti insieme, ma non c’è l’abitudine di frequentarsi a casa». Esattamente come a Torino, dopo il lavoro, ognuno per sé. «Ho parlato con Ciro», aggiunge, «è un confronto tra culture diverse, tutto qui. Nessuno si offende».
Su Facebook, Ciro si è scusato e ha tentato di giustificarsi: nella traduzione in tedesco sarebbe andato perduto il tono leggero e scherzoso dell’intervista originale. Sarebbe un’altra gaffe: come dire che l’italiano è fantasioso ed elegante, mentre la lingua di Frau Angela è dura e legnosa come i difensori che Immobile incontra in area di rigore. I lettori della Bild l’hanno presa per il verso giusto: e invitatelo a cena, spilorci, scrivono, almeno segna qualche rete in più. Una questione senza importanza, ma che dimostra che i pregiudizi sono falsi: i tedeschi non sono freddi e non sono permalosi. Però anch’io ho i miei pregiudizi: non ho letto l’originale, e sospetto che l’intervistatore abbia cercato di provocare il povero Ciro, per strappargli qualche giudizio «contro i crucchi», che di questi tempi non godono di grande simpatia. E la Bild è sempre attenta a scegliere le notizie che possano provocare la reazione dei lettori. Questa volta è finita in pareggio, zero a zero.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 27/2/2015