Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

ZUCCHI È SUL FILO DEL RASOIO

Il futuro del gruppo Zucchi si deciderà il prossimo 23 marzo, giorno in cui si riunirà il consiglio di amministrazione. Ordine del giorno un aumento di capitale, il terzo in due anni. L’operazione di riduzione e successivo aumento del capitale per la società quotata in Borsa è d’obbligo dal momento che le perdite del gruppo (controllato da Gianluigi Buffon con una quota del 56,26%) hanno superato un terzo del patrimonio.
L’aumento questa volta è di 26,5 milioni a fronte di debiti correnti di 95,4 milioni verso le banche (139 milioni in totale, tenendo conto degli altri debiti) e un patrimonio netto in rosso per 7,1 milioni. Dopo un primo tentativo fallito a marzo del 2013, la società aveva stipulato tre mesi dopo un altro accordo di ristrutturazione del debito con le banche finanziatrici, tra cui Ubi, Banco Popolare, Bnl e le azioniste Unicredit (4,7%), Bpm (2,5%) e Intesa Sanpaolo (3,4%). L’aumento previsto era di 20 milioni, dei quali 18,5 avrebbero dovuto essere versati dallo stesso Buffon. A oggi mancano ancora cinque dei 18,5 milioni e il termine ultimo per il versamento, deciso dal cda, scadeva ieri. Questa volta per Zucchi, se dovesse essere raggiunto l’accordo con le banche, si arriverebbe a un esito definitivo della proposta di ristrutturazione del debito «in tempi brevi, e comunque al più tardi entro la conclusione del primo semestre 2015», come si legge nei documenti depositati ieri. In caso contrario l’assemblea delibererà la «nomina dell’organo liquidatorio» e la società sarebbe messa in liquidità, anche nel caso in cui non sarà sottoscritto interamente l’aumento di capitale. Ma se anche fosse raggiunto l’accordo, una ristrutturazione del debito, non sarebbe sufficiente per garantire la continuità aziendale, motivo per cui la società ha deciso di aprire con le banche nuove linee di credito. Ieri il titolo ha chiuso in flessione del -4,04 a 0,0546 euro.
Maria Elena Zanini, MilanoFinanza 27/2/2015