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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

CDP INVESTE 15 MLD SULLA SUA BANCA

Erano stati annunciati 10 miliardi. Ne sono arrivati addirittura 15. La Cassa Depositi e Prestiti sembra intenzionata a puntare forte sul sostegno alle imprese italiane che esportano oppure scelgono la strada dell’espansione all’estero. I nuovi strumenti alla società guidata da Giovanni Gorno Tempini li ha dati la legge di Stabilità 2014, attivata da un decreto del ministero dell’Economia del 12 febbraio scorso, che ha consentito a Cdp di operare non più soltanto con la garanzia assicurativa della controllata Sace, ma anche con l’intervento di altre agenzie di credito all’esportazione, come la francese Coface o la tedesca Euler Hermes.
Ma non è finita qui. La Cassa potrà fornire fondi alle banche per le operazioni fino a 25 milioni, come fatto finora nell’ambito del progetto Export Banca partito nel 2010 con la Sace e l’altra controllata Simest; ma la grande novità è che potrà anche intervenire direttamente, finanziando le imprese nelle operazioni che superassero i 25 milioni, in cofinanziamento al 50% con gli istituti di credito. E c’è di più. Qualora l’operazione non raccogliesse il sostegno delle banche, Cdp potrà operare in autonomia, finanziando cioè il 100% dell’operazione. Si tratta insomma di novità che sembrano destinate a dare una svolta al sostegno all’export da parte delle istituzioni italiane, che ora vede la Cdp protagonista. Interventi che si accavallano però con un’altra novità importante, contenuta invece nel decreto Investment compact, ora all’esame della Camera, che consente a Sace, la controllata di Cassa Depositi e Prestiti, di trasformarsi essa stessa in banca per finanziare le imprese italiane che operano sull’estero, replicando modelli già applicati oltreconfine.
Su quest’ultima ipotesi i vertici di Cdp, chiamati qualche giorno fa in audizione in commissione Finanze e Attività produttive, avevano però espresso le loro perplessità. Il rischio, aveva dichiarato il presidente di Cdp, Franco Bassanini, era in particolare che la trasformazione di Sace in banca avrebbe potuto rendere più stringente il controllo di Banca d’Italia anche sulla controllante Cassa Depositi e Prestiti. Di conseguenza Cdp sarebbe costretta a ricapitalizzare (sembra fino a 10-15 miliardi), o in alternativa, a tagliare pesantemente il sostegno alle pmi. Oltre al fatto che, aveva puntualizzato Bassanini, consentire a Sace di fare da finanziatore e garante in una stessa operazione avrebbe potuto sollevare problemi di concorrenza con gli altri operatori bancari. Cdp, in quella stessa sede, si era detta disponibile a finanziare essa stessa le imprese, come previsto del resto dalla legge di Stabilità, e aveva annunciato di essere pronta a innalzare le risorse a disposizione di Export Banca a 10 miliardi, rispetto ai 6,5 miliardi attuali. Ieri il cda della Cassa ha però evidentemente deciso di impegnarsi ancora di più, aumentando l’intervento a 15 miliardi. «L’adeguamento della normativa e degli strumenti che queste nuove misure rendono possibili consentono a Cdp di moltiplicare il suo impegno nel sostegno all’export e all’internazionalizzazione delle imprese italiane, vale a dire nel terreno su cui si giocano le prospettive di ripresa dell’economia italiana», ha commentato ieri l’ad Gorno Tempini. A questo punto resta però da capire se la trasformazione di Sace in banca è destinata ad andare avanti oppure se Cdp resterà l’unico finanziatore diretto.
Anna Messia, MilanoFinanza 27/2/2015