Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

LA SEDUZIONE MUORE NELLA RETE

Confrontando le più recenti statistiche sul tema, si può dire con poco margine d’errore che, nel mondo, un internauta su tre sta guardando pornografia. Questo ininterrotto rito di masturbazione planetaria, i suoi effetti sull’immaginario collettivo, ha esiti per nulla scontati. E se esiste una globalizzazione immediatamente tangibile è proprio quella pornografica. I siti hard travalicano le frontiere linguistiche e non hanno alcuna limitazione culturale. Varcano ogni confine, proponendosi con quell’ossessiva, ostinata e autoreferenziale ripetitività che non a caso fu, sessant’anni fa, la chiave della Pop Art. Comunque. Nessun colosso dell’informazione online può reggere il confronto con questa fluida e sterminata terra del piacere ormai proibito solo per definizione. Fino a un paio di decenni fa, la soddisfazione dei desideri erotici, pur fantasmatici, implicava uno sforzo, una ricerca (vi ricordate i cinema a luci rosse?). Certo non si soddisfaceva con due clic sullo stesso oggetto che si usa per lavorare, studiare e comunicare a casa o in ufficio. Le pulsioni più segrete hanno oggi la possibilità di essere virtualmente soddisfatte in pochi secondi, e così avviene. A un punto tale che il concetto stesso di osceno si sposta altrove. Nell’economia, ad esempio. Mentre la volgarità estrema e il suo corrispettivo fisiologico, mediatico, si stanno “normalizzando”. È certo più facile trovare in rete qualunque variazione del Kamasutra di un’informazione affidabile su un argomento controverso di politica finanziaria, per quanto rilevante per le sorti del mondo. Un immenso paradiso per adulti che soffre però della sua stessa mancanza di limiti, strabordando ovunque. L’infrazione, se diventa regola, automatismo, non è più tale, e si approssima pericolosamente alla noia. I più grossi siti porno del mondo si propongono come motori di ricerca hard, e sono i siti più ricercati nei motori di ricerca tradizionali, Google su tutti. Anche il linguaggio quotidiano risente di questo stato. Termini che stanno prepotentemente entrando nell’uso arrivano direttamente dalla pornografia “globale”. Ad esempio “Milf”, acrostico che non è qui opportuno tradurre ma che indica più o meno la donna non giovanissima ma ancora attraente, è ormai consolidato neologismo popolare. La quantità di pornografia a cui qualunque minorenne può avere accesso oggi in un giorno è certo superiore a quanta ne poteva recuperare un maniaco sessuale di cinquant’anni fa nel corso della sua intera vita. Anche evitando qualunque tipo di moralismo (il che resta una mera intenzione, non potendo l’uomo vivere senza una qualsivoglia normativa morale) un pericolo, immenso, immediato c’è: la morte della seduzione e, alla lunga, di quella distanza che separa il desiderio dal suo oggetto, dandogli vita. I corpi (reali) diventano così un elemento superfluo, e sempre più lontane si fanno le “storie”: le contingenze che fanno incontrare le persone, con un epilogo meno scontato di quello che, perfettamente confezionato, ci attende online. Senza perdere un secondo. Ma a perderci, come sempre oggi, è la realtà.