Natascia Ronchetti, L’Espresso 27/02/2015, 27 febbraio 2015
DIMENTICARE MATTEI
Un pezzo di storia italiana che se ne va. Nella culla dell’Eni, a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, lo storico stabilimento della Saipem dove iniziò la carriera di Enrico Mattei sembra destinato a chiudere. Entro agosto macchinari e impianti dell’officina e del centro di formazione delle maestranze della partecipata di Eni, specializzata nella costruzione di oleodotti e gasdotti, dovrebbero essere trasferiti in Romania, dove è in corso la realizzazione di un nuovo polo di addestramento dei saldatori. Una prospettiva contro la quale si batte, quasi in solitudine, il sindaco del paesino emiliano, Gabriele Girometta. «Per Saipem, Cortemaggiore è come una vasca alla quale è stato tolto il tappo: si svuota lentamente, nel silenzio», dice. A Cortemaggiore, nel 1949, fu scoperto il primo giacimento petrolifero d’Europa. E da qui arrivò la benzina battezzata “Super Cortemaggiore”. Oggi le maestranze italiane sono state quasi integralmente sostituite da manodopera croata e rumena, che viene reclutata con contratti di lavoro interinale attraverso la Gps, controllata di Saipem con sede a Zurigo, che si occupa di sviluppo delle risorse umane sulla base della legge elvetica. Il sindaco ha già scritto due volte all’amministratore delegato di Saipem, Umberto Vergine, che, senza ammettere la delocalizzazione, ha confermato gli investimenti in Romania, uno dei due Paesi sui quali il gruppo sta puntando (l’altro è la Croazia, dove ha fatto un accordo con l’Università di Rijeka). A conferma della dismissione c’è il mancato rinnovo dei contratti d’affitto delle case per i dipendenti stranieri: molte saranno disponibili solo fino a giugno.