L’Espresso 27/02/2015, 27 febbraio 2015
PRIMAVERE ARABE, INVERNO PER L’ECONOMIA
Che la libertà avesse un prezzo era cosa nota ma astratta. Adesso la Sace, l’agenzia assicurativa delle imprese italiane esportatrici, lo ha quantificato. Almeno per l’Italia.
A noi le Primavere arabe sulle coste del Mediterraneo sono costate ben 16 miliardi di euro di mancato export in tre anni. Cifra che sale a 37 miliardi se si contano anche le crisi economiche che hanno colpito la Grecia, l’Ungheria e la Russia. Il Paese che in assoluto ha impoverito di più il portafogli delle nostre aziende è stato quello di Vladimir Putin, con oltre 8 miliardi di mancato export, seppur il grosso delle sue tensioni (la guerra in Ucraina con le relative sanzioni economiche imposte dall’Unione europea e dagli Usa e il crollo del prezzo del petrolio) si sia concentrato nel 2014.
Al secondo posto svetta il Paese della Rivoluzione Fallita, l’Egitto, con 5,6 miliardi di euro; poi la Libia in guerra con una perdita di 3,8 miliardi di euro; infine la Siria in rovina (3,6 miliardi di mancato export) e la più stabile Tunisia (meno 2,9 miliardi).
A venire in soccorso del nostro export però potrebbe essere in futuro una rosa di Paesi dove varrebbe la pena concentrarsi con più mezzi. Polonia e Cina, economie floride con una classe media in crescita, potrebbero da sole rappresentare un 50 per cento del recupero potenziale dell’export italiano (circa 19 miliardi di euro nei prossimi tre anni).
Da non sottovalutare sono anche India e Turchia e, a sorpresa, un paese del Mediterraneo: l’Algeria. Che potrebbe offrire all’Italia 5,5 miliardi di euro di esportazioni aggiuntive.